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Gkn di Firenze, il destino nelle mani dei lavoratori

L’anno del “Insorgiamo” del collettivo di fabbrica della Gkn di Campi di Bisenzio (Firenze) si chiude come era iniziato: con la lotta. Perché la reindustrializzazione non è partita e perché stanno provando a cuocerli a fuoco lento: senza stipendio, senza cassaintegrazione. E allora la fabbrica è sempre in Assemblea permanente e le proposte le fanno loro per il futuro. Ecco la sintesi dell’anno alla Gkn nelle parole di Dario Salvetti, uno dei portavoce del collettivo.

Il binario del domani procede su due iniziative: prendere in mano la conversione dell’industria loro stessi, con progetti ecocompatibili, dedicati con tutta probabilità alla mobilità (come da tradizione visto che questo stabilimento è l’erede della Fiat di Novoli trasferita qui per consentire un travagliatissimo e contestato per decenni progetto di edilizia). E per farlo il collettivo ha fondato uno strumento giuridico riconoscibile che potrebbe intestarsi, ad esempio, i 35 milioni di euro stanziati da Invitalia per gli imprenditori che si sono offerti i rilanciare la produzione e poi sono svaniti.

La cooperativa è una Soms ovvero una società operaia di mutuo soccorso e oltre alla fabbrica prova a rimettere in progettualità tutta la solidarietà, relazione ed energie raccolte in questo anno di lotta dal territorio e un po’ ovunque. Anche perché i lavoratori ora sono senza alcun reddito. Gigi Malabarba, tra i fondatori del sindacalismo di base (già senatore di Rifondazione Comunista) e con FuoriMercato ci spiega il percorso.

Non sarebbero i primi quella della Gkn, in piccolo ripercorrono la storia ad esempio della RiMaflow, in provincia di Milano, di cui per altro Malabarba è stato uno dei protagonisti, ma anche di altre esperienze in Europa come in America Latina. Ed è una possibilità che il legislatore ha previsto anche in Italia con strumenti appositi.

Ovviamente un conto è la fabbrica autogestita e un conto sono le attività sociali, anche produttive, di mutualità che hanno un senso e un ruolo specifico in due modi: sostengono i lavroatori, sono la loro progettualità in più (sociale e culturale anche), prouovono l’autorganizzazione oepraia. Perché al fondo di questa pratica c’è l’idea che “il padrone” non è detto che sappia fare meglio.

Alla prova dei fatti si andrà presto. Purtroppo la prima prova riguarda la politica che dovrebbe dare fiducia a questo percorso. Perché prima che loro possano davvero mettere mano alla nuova produzione ci vuole una start-up di fatto, operaia e autogestita ma che funziona.

Foto | La manifestazione degli operai della Gkn in piazza Santa Croce, Firenze

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    Claudio Jampaglia
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