Dopo aver ottenuto lo sgombero ad agosto, Fratelli d’Italia ha avviato una campagna per togliere la tutela ai graffiti del Leoncavallo. È il deputato Riccardo De Corato a sollevare la questione: “Qualcuno 20 anni fa li riconobbe come opere d’arte” scrive sul proprio profilo Instagram De Corato riferendosi a Vittorio Sgarbi, che da assessore alla cultura del Comune di Milano li definì la “Cappella Sistina del contemporaneo”. Ora “i proprietari hanno diritto di tornare nel pieno possesso della proprietà e il vincolo dovrebbe essere ritirato immediatamente” scrive il deputato. Un messaggio inviato al ministro della cultura Alessandro Giuli. Ad alzare la palla a De Corato è stato il quotidiano Il Giornale che – citando il documento del ministero della cultura che due anni fa aveva sottoposto a vincolo i graffiti del Dauntaun del Leo – ha parlato dell’impossibilità per i proprietari, il gruppo Cabassi, di disfarsi di quei murales e avviare i lavori sull’immobile. Sulla questione pende al Tar della Lombardia un ricorso presentato dal gruppo Cabassi contro la tutela ai graffiti, ricorso su cui però il Tar non si è ancora espresso. Il pronunciamento del Tar sarà fondamentale per il futuro dei murales. Lo stallo interessa anche l’archivio Fausto e Iaio, con il materiale raccolto dal Leoncavallo nei suoi 50 anni di storia. Anche sull’archivio c’è un interesse della Soprintendenza affinché venga tutelato. In attesa della decisione del Tar sul ricorso dei Cabassi, Fratelli d’Italia inizia dunque a muoversi per provare a togliere la tutela ai graffiti. Per il partito di Giorgia Meloni la partita con il Leoncavallo non è ancora finita.


