A Mentone e a Monginevro, al confine italiano, o a Cerbère e a Hendaye, su quello spagnolo, oggi gli automobilisti di passaggio sono stati accolti da manifesti e striscioni. I militanti per il diritto d’asilo hanno organizzato una serie di azioni per sensibilizzare la popolazione al fatto che da 10 anni, complici gli attentati di Parigi, la Francia ha ristabilito i controlli alle frontiere. Una possibilità prevista dal diritto europeo in casi eccezionali, ma di cui Parigi ha abusato riattivandoli ogni 6 mesi, con delle conseguenze pesantissime, soprattutto per i migranti e i richiedenti asilo che vedono i loro diritti sistematicamente violati e sono respinti o detenuti in condizioni indegne.
“10 anni di diritti calpestati”, così si leggeva su uno striscione ai lati del gabbiotto di legno della dogana del Monginevro, dove stamattina un piccolo gruppo di militanti ha distribuito volantini agli sciatori venuti per il primo giorno di apertura delle piste. All’entusiasmo e all’allegria dei militanti, per una volta sorvegliati da gendarmi poco aggressivi e piuttosto ben accolti dai viaggiatori, ha fatto da contraltare il racconto delle storie di chi è costretto a rischiare la vita a causa della militarizzazione del confine.
I dati ufficiali parlano di almeno 60 morti nella zona dal 2015, ma è impossibile sapere davvero quanti siano. Si stima che ancora oggi, ogni notte, almeno 50 persone tentino la traversata. Alla luce delle torce, qualche pattuglia di volontari continua a perlustrare i sentieri coperti di neve per cercare di guidarli verso un rifugio sicuro.


