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Fassina: Giachetti non rappresenta il nuovo per Roma

Stefano Fassina è il candidato per la sinistra nella corsa al Campidoglio. Commenta da avversario la vittoria di Roberto Giachetti nelle primarie del Pd.

“Il programma che esprime Roberto Giachetti è in continuità con tutto quello che abbiamo visto negli ultimi 20 anni a Roma. Non a caso lui è stato capo gabinetto della giunta Rutelli. Noi abbiamo bisogno di una netta discontinuità con quelle esperienze, con quei compromessi al ribasso che molte amministrazioni hanno fatto con diversi palazzinari e che poi hanno determinato i disastri che oggi conosciamo. A Roma c’è bisogno di una ricostruzione morale, economica e amministrativa”.

Vuol dire che Giachetti non è un volto nuovo…

“Non si tratta di volti nuovi, ma si tratta di scelte strategiche per la città e lui è in continuità con un modello che dobbiamo archiviare”.

Cosa ne pensa del calo di affluenza alle primarie?

“Conferma la bontà dell’analisi dalla quale siamo partiti per la mia candidatura: si è determinata una frattura profonda tra il Pde il popolo del centrosinistra. Ancora una volta c’è stato un crollo della partecipazione. Noi dobbiamo convincere i delusi che un cambiamento sia possibile”.

Come sarà la competizione per il Campidoglio?

“Spero sia focalizzata sui programmi. In queste settimane ho cercato di mettere al centro la questione del debito capitolino perché quella è la chiave di volta per mantenere poi le promesse che si fanno.  Dobbiamo ristrutturare quel debito perché assorbe ogni anno la metà dell’addizionale Irpef e che lascia le casse comunali prive delle risorse necessarie per la mobilità sostenibile e per il welfare, visto, per esempio, che si vogliono provatizzare gli asili nido. Spero si possa discutere di programmi e non fare chiacchere al vento”.

Quali sono le prospettive della sua candidatura?

“E’sostenuta da tutta la sinistra romana. Andiamo avanti. In queste settimane abbiamo trovato consenso in tanti pezzi della città che noi chiamiamo “La meglio Roma” perchè continua a combattere per la solidarietà, la legalità, per l’integrazione. E’quella Roma, la protagonista della riscossa della città”.

  • Autore articolo
    Michele Migone
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    La COP30 in Brasile era partita con due obiettivi: triplicare i fondi per i paesi in via di sviluppo colpiti dagli effetti del riscaldamento globale e sottoscrivere un percorso per l’uscita dalla dipendenza e dall'uso dei carburanti fossili. Se vogliamo vedere il bicchiere mezzo pieno, un risultato su due è stato portato a casa. Ma chi avrebbe potuto fare pressioni per ottenere di più non l’ha fatto: gli USA assenti hanno boicottato, ma anche Cina e India, non pervenute, di fatto, mentre una Ue divisa alla fine ha battuto un colpo. Resta lo sforzo dei Paesi per raggiungere i loro obiettivi. L'analisi di Sara Milanese e il commento di Eleonora Cogo, responsabile del team Finanza in ECCO, il Think Tank sul cambiamento climatico. L'Europa cambia il piano Trump in almeno tre punti: nessuna concessione territoriale alla Russia prima del cessate-il-fuoco, un esercito per l'Ucraina più grande e nessun limite alle sue alleanze, l'uso dei fondi russi congelati in Europa per la ricostruzione (e no al 50% agli USA): sarà un piano digeribile anche per Trump? L'analisi di Federico Baccini, nostro collaboratore da Bruxelles. Infine Luigi Ambrosio inviato a Napoli per le elezioni regionali ci racconta il peso straordinario dell'astensionismo.

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