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In una lettera le accuse del pensionato suicida

Un uomo di 70 anni di Civitavecchia si è suicidato dopo aver perso tutti i risparmi a causa del decreto salva-banche.

Luigino D’Angelo, ex-operaio Enel, si è impiccato in casa sua il 28 novembre, ma ieri i familiari hanno trovato nel suo PC una lettera che spiega dettagliatamente le ragioni del gesto, un vero e proprio atto d’accusa ora in mano ad un avvocato.

L’uomo era correntista di una delle quattro banche salvate, quella più discussa: D’Angelo presso la banca aveva 110 mila euro in obbligazioni, contanti, un lingotto d’oro: i frutti della sua liquidazione.“Quello del governo è stato un intervento poco avveduto – accusa Rosario Trefiletti, presidente di Federconsumatori – qui non siamo di fronte a speculatori delle isole Cayman come qualcuno continua a sostenere, qui siamo di fronte a persone che hanno perso i risparmi di una vita: non si doveva intervenire per salvare le banche a prescindere dalla salvaguardia dei risparmiatori”.

Adusbef e Federconsumatori chiedono al procuratore di Civitavecchia di aprire una indagine per istigazione al suicidio, e mettono in discussione la costituzionalità del decreto con cui il governo è intervenuto.

Per ora alla procura di Civitavecchia è aperto un fascicolo d’ufficio sul suicidio dell’uomo, ma non c’è ancora una indagine sui contenuti della lettera, che sarebbe molto circostanziata nell’indicare nomi, cognomi e modalità con le quali D’Angelo sarebbe stato convinto ad investire in quella forma.

Il meccanismo del decreto salva-banche prevede tra le altre cose anche che le azioni e le obbligazioni subordinate siano interamente svalutate, in pratica rese carta straccia, di fatto mettendo sul lastrico titolari di azioni e obbligazioni subordinate.

Proprio ieri sulla procedura di salvataggio delle banche c’è stato uno scambio di accuse tra Bankitalia e la Commissione Europea. Bankitalia ha accusato la Commissione di aver imposto questo modello di intervento, sapendo che avrebbe danneggiato anche i correntisti. MaBruxelles ha respinto le accuse e chiarito che è stata l’Italia a scegliere questa procedura a fronte di tre ipotesi proposte, tra cui il Fondo Interbancario di Tutela dei depositi, che avrebbe salvaguardato i risparmiatori.

I piccoli risparmiatori coinvolti sono circa 130mila, per un totale di 350 milioni di euro bruciati.

Domenica scorsa hanno manifestato in centinaia davanti a Montecitorio, sostenuti dai parlamentari del movimento 5 stelle: storie di persone comuni, di soldi messi da parte da una vita investiti su consiglio di funzionari di cui si fidavano, dopo un rapporto di anni con quegli istituti di credito da cui si sono sentiti traditi.

Le associazioni di consumatori parlano di un vero e proprio raggiro: prodotti ad alto rischio presentati come sicuri, affiancati alle costanti rassicurazioni sulla solidità del sistema bancario. Proprio per questo ora chiamano in causa anche Bankitalia “che doveva vigilare e non lo ha fatto” denuncia ancora Trefiletti.

Nella legge di stabilità il governo sta pensando ad un intervento che il ministro dell’economia Padoan ha definito di carattere “umanitario”, pertutelare i risparmiatori più deboli, e che coprirebbe però tra i 50 e i 100 milioni, solo un terzo dei risparmi perduti

“Un’elemosina” secondo le associazioni dei consumatori, che preparano ricorsi in sede penale e civile per ottenere i risarcimenti.

 

Rosario Trefiletti

  • Autore articolo
    Massimo Alberti
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    Nato dalla penna di Maurizio De Giovanni e presente in buona parte della sua opera letteraria, il Commissario Ricciardi ritorna nella terza stagione della serie a lui dedicata su Rai1 e sceneggiata dallo stesso autore dei romanzi. Diretto nel 2021 da Alessandro D’Alatri, seguito poi da Gianpaolo Tescari, per la seconda e la terza stagione, Ricciardi indaga nella Napoli degli anni ‘30 in pieno regime fascista, rifiutandone le regole imposte. “Ricciardi non è un protagonista tipico, è un anti-protagonista – spiega Guanciale -. È molto empatico e come il protagonista di La Peste di Camus, si preoccupa di fare bene il suo mestiere a prescindere dalle imposizioni che gli vengono fatte”. Sempre in cerca di giustizia, in una forma di resistenza al potere dittatoriale di Mussolini, molto presente nel contesto dei casi da risolvere. I fantasmi che si aggirano nella mente del Commissario, immaginati nei libri di De Giovanni, nella serie prendono forma durante le indagini. L’intervista di Barbara Sorrentini.

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