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Fissione nucleare, poche altre certezze

Durante l’esplosione avvenuta sulla costa nord della Russia l’8 agosto scorso c’è stata una fissione nucleare, ma questa è una delle poche certezze intorno alla vicenda. Per cominciare, non sono ancora chiare le dinamiche dell’esplosione. Secondo fonti giornalistiche statunitensi, l’esplosione non sarebbe stata innescata durante un test missilistico – versione fino ad ora diffusa dalla stampa – bensì nel corso di una missione di recupero di missili a propulsione nucleare dai fondali del Mar Bianco. Lo avrebbe rivelato un rapporto dell’intelligence statunitense.

A più di due settimane dalla misteriosa esplosione, lunedì scorso le autorità del servizio meteorologico federale russo (Roshydromet) hanno confermato che durante l’incidente dell’8 agosto è effettivamente avvenuta una fissione nucleare. La radioattività diffusa nell’ambiente dopo l’incidente, di portata importante ma di breve durata, sarebbe dovuta al rilascio nell’aria di isotopi radioattivi artificiali, caratterizzati da un periodo di radioattività ridotta. I dati diffusi dall’agenzia hanno smentito le dichiarazioni precedenti del ministero degli esteri, che fino ad allora aveva negato qualsiasi contaminazione radioattiva dell’ambiente. Allo stesso modo, le autorità avevano negato una connessione tra l’esplosione e il cesio-137 radioattivo trovato nei muscoli di uno dei medici che aveva assistito i feriti portati d’urgenza in ospedale dopo l’incidente.

Tuttavia, i dati rilasciati dal servizio federale russo sono solo parziali, come hanno indicato organizzazioni indipendenti come Greenpeace e CRIIRAD, una Commissione di Ricerca e Informazione Indipendente sulla Radioattività, con sede in Francia. Secondo queste organizzazioni, le autorità russe non vorrebbero rivelare la realtà di ciò che è avvenuto nella giornata dell’8 agosto. E’ infatti ancora difficile ricostruire l’accaduto: rimane un mistero cosa sia effettivamente esploso e in quali circostanze; anche la quantità dei gas radioattivi che sono stati rilasciati non è stata diffusa. Complice di questa assenza di notizie potrebbe essere il fatto che, proprio nelle ore dopo l’incidente, alcuni sistemi di monitoraggio internazionale si siano disattivati. Questi sensori avrebbero permesso di registrare molte più informazioni rispetto alle sostanze presenti nell’aria e alle loro quantità. Rimane poi il fatto che fino ad ora non sono stati rilasciati dati sulla radioattività dell’acqua e dei fondali marini. A nord della Norvegia, una stazione di filtraggio dell’aria al confine con la Russia ha rilevato la presenza di iodio radioattivo nei giorni successivi all’8 agosto; anche se l’autorità norvegese per la sicurezza nucleare ha detto che non è possibile determinare se questo stia legato all’incidente avvenuto sulle coste del Mar Bianco.

 

L’intervista a Bruno Chayeron, fisico nucleare e direttore del laboratorio di CRIIRAD.

Ascolta l’intervista

 

Quali contraddizioni presentano secondo CRIIRAD le informazioni diffuse dal servizio meteorologico russo?

Quello che noi diciamo è che i risultati comunicati questo lunedì mostrano che, durante questa esplosione misteriosa dell’8 agosto, le sostanze radioattive che sono state identificate – stronzio-91, bario-139, eccetera – sono i figli di gas radioattivi tipo kripton e xeno, che sono e prodotti di fissione nucleare. Ma quello che non sappiamo adesso è che tipo di materiale è stato all’origine di questa esplosione. E’ certo che c’è stato un inquinamento radioattivo dell’aria nella città di Severodvinsk, diciamo a 30 km e anche nella città di Arkhangelsk, diciamo a 60 km dal luogo dell’esplosione, ma è stato breve e dunque le dosi ricevute sono probabilmente limitate. Però non abbiamo tutti i dati scientifici per fare una valutazione precisa delle dosi e il rischio più grande è per la gente di Nyonoksa e la gente vicino al mare in questa zona. Questa esplosione è successa sul mare: dunque è molto importante avere dati sulla situazione radiologica del mare. I dati che sono stati comunicati da Roshydromet sono dati sull’aria, non sono abbastanza completi per avere una capacità di dare un commento scientifico preciso su quello che è successo e sui rischi per la popolazione.

Quali potrebbero essere i rischi di una contaminazione del mare?

Possiamo pensare a una contaminazione dell’acqua di mare, dei sedimenti dei fondali, delle spiagge, dei pesci, di tutto quello che in contatto con l’acqua. Infatti è particolarmente importante che la gente non sia in contatto con frammenti di questa esplosione, che possono essere molto radioattivi.

Quindi la contaminazione non è solo nell’aria, è anche nell’acqua e anche ancora tangibile nei materiali che sono derivati dall’esplosione.

E’ quello che possiamo ipotizzare. Le autorità russe non ci danno gli elementi; lei sa che alcuni sistemi di monitoraggio della radiazione nell’aria sono stati fuori servizio immediatamente dopo l’esplosione; e non si sa se siano stati messi in modo volontario fuori servizio. Questo è molto, molto strano. Quello che vediamo è che che le autorità della Russia non vogliono fornire i dati completi. E’ certo che quello che è successo non è un Chernobyl o un Fukushima, no. Ma è stato qualcosa di abbastanza grave per le persone che erano vicino al luogo di questa esplosione.

E’ possibile che alcuni tipi di rischi si estendano anche alla popolazione che è più lontana, quindi arrivino ad altre zone della Russia o addirittura all’Europa?

Per quanto riguarda l’Italia e la Francia, la gente può essere rassicurata che non ci sarà un inquinamento radioattivo importante dovuto a quello che è successo: la contaminazione a 30 o 60 km non abbastanza elevata per avere un impatto in Francia o in italia. Inoltre, noi nella Valle del Rodano abbiamo sistemi di monitoraggio permanente dell’aria e non abbiamo monitorato una contaminazione dovuta a questa esplosione del voto di agosto, ma questa esplosione ha avuto conseguenze molto importanti in modo locale. Poi quello che è importante è vedere che i militari in Russia stanno sviluppando nuovi sistemi di propulsione di armi che utilizzano sostanze radioattive. Dunque questo è un rischio per noi tutti; è la ragione per la quale è molto importante è che le autorità e dei nostri paesi siano in posizione di domandare alle autorità di Russia che cosa è successo e che cosa stanno sviluppando.

Putin ha detto che l’oggetto esploso sarebbe un missile a propulsione nucleare, però nel vostro rapporto non siete convinti neanche di questo.

Il presidente Putin ha detto che era un sistema di propulsione nucleare per un nuovo tipo di missile che stanno sviluppando. E’ una possibilità, ci sono altre possibilità. La difficoltà per noi tutti è di avere tutti i dati per sapere che cosa è successo. Quello che è certo è che un’esplosione ha creato una fissione nucleare, questo adesso è certo.

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    Anniversario numero 56 per la Strage di Piazza Fontana, quest’anno oltre alle istituzioni nella celebrazione del pomeriggio parleranno una studentessa di un liceo milanese e uno dei vigili del fuoco che entrarono per primi dopo lo scoppio della bomba, ci spiega Federico Sinicato, presidente dell’Associazione dei Familiari delle vittime di Piazza Fontana. “L’importanza del 12 dicembre va al di là della celebrazione e del ricordo che si fa in piazza, è una data storica per l’intero Paese perché è l’inizio della strategia della tensione che produce effetti devastanti e blocca di fatto il grande movimento di riforma del Paese nato dalle lotte dei lavoratori e degli studenti, basta pensare che l’approvazione del Senato dello Statuto dei lavoratori è del 11 dicembre, il giorno prima, il momento fu scelto come risposta all’avanzata dei diritti e se pensiamo che oggi questi valori vengono rimessi in discussione. E’ una data sacra per il Paese”, In Piazza dopo le celebrazioni istituzionali ci sarà il corteo dei movimenti con partenza alle 18.30 da Piazza XXIV Maggio. E ci sarà anche l’inaugurazione del memoriale “Non dimenticarmi“, un’installazione permanente nata dal basso che ricorda le vittime delle stragi, donata al Comune di Milano e installata in Piazza Fontana. L'intervista di Cinzia Poli e Claudio Jampaglia.

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