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Perché le Unioni civili possono saltare

Acque davvero mosse per la legge sulle Unioni Civili, il ddl Cirinnà. E una fonte del Partito Democratico vicina a Palazzo Chigi dice: c’è il rischio che la legge possa non essere mai approvata.

Radio Popolare si sono confrontati i due schiamenti interni al Pd, quello dei laici che vogliono l’approvazione della legge così com’è e quella dei cattolici che vorrebbero cambiarla, introducendo la punibilità per chi ricorra alla maternità surrogata anche se praticata all’estero e rendendo più stringenti i requisiti necessari per poter accedere alla stepchild adoption, l’adozione del figlio del partner.

Il senatore del Pd Giampiero della Zuanna, primo firmatario dell’emendamento che prevede il carcere per chi pratichi il cosiddetto utero in affitto all’estero (nel nostro Paese è già punito con la reclusione), ribadisce che l’iniziativa per cambiare la Cirinnà andrà avanti.

Ascolta l’intervista con Giampiero Della Zuanna

DELLA ZUANNA

Gli ha risposto Sergio Lo Giudice, anch’egli senatore, dove la partita si gioca sul filo di pochi voti.

Ascolta l’intervista con Sergio Lo Giudice

LO GIUDICE

Lo Giudice, anch’egli del Pd, ha introdotto un ulteriore elemento politico. Se la legge dovesse essere modificata al Senato, alla Camera si dovrebbe porre rimedio ritornando al testo originario. Questo però significherebbe ricominciare l’iter a Palazzo Madama e a quel punto il pericolo che la legge venga affossata sarebbe elevato. Una preoccupazione che non viene nascosta in ambienti laici ai vertici del Pd, dove è forte la paura che, se passassero modifiche al testo, sia quelle presentate dall’ala cattolica sia quelle proposte da Lumia o da Verini come ipotesi di mediazione, alla fine potrebbe saltare tutto.

“Come già è accaduto con la legge sull’omofobia” di dicono.

 

  • Autore articolo
    Luigi Ambrosio
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    Società Civile per il No. È nato il comitato, promosso da vari esponenti della società civile, da sindacati, associazioni e realtà democratiche, che sostiene le ragioni del No al referendum costituzionale sulla riforma della Giustizia del Guardasigilli Carlo Nordio. Presieduto da Giovanni Bachelet, il comitato ha nel direttivo nomi importanti come il segretario della Cgil Maurizio Landini, la presidente di Libertà e Giustizia Daniela Padoan e l’ex ministra Rosy Bindi. I principali punti del comitato vertono sul fatto che una magistratura autonoma, indipendente, che non guarda in faccia a nessuno sia una cosa che conviene ai cittadini. Il prossimo 10 gennaio a Roma si terrà la prima assemblea generale, per la partenza della campagna referendaria, che vedrà la nascita di comitati territoriali in tutta Italia per lanciare una campagna informativa sulle ragioni del No. “Riteniamo che sia una battaglia per evitare che venga minato un principio fondamentale della nostra democrazia”, ha detto Rosy Bindi, che fa parte del direttivo del comitato, nella nostra trasmissione Radio Sveglia. L'intervista di Alessandro Braga.

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