Approfondimenti

La grande fiction

Dopo le parole di ieri tra Salvini e Di Maio, se la politica fosse ancora quella di una volta, ci sarebbe stata una soluzione e una soltanto: crisi di governo e nuove elezioni.

Se la politica fosse ancora quella di una volta.

Questo governo è il governo dei social media manager. Lo abbiamo già detto in passato, quando scene simili si erano già manifestate.

In Italia per 20 anni abbiamo avuto Berlusconi che usava la comunicazione in maniera spregiudicata e aggressiva. Ma c’è una differenza sostanziale.

Berlusconi usava la comunicazione come componente strategica della sua azione politica. C’era il piano di realtà politica, i rapporti reali, materiali, e c’era il piano della comunicazione.

Con questi qui, con Salvini e il Movimento 5 Stelle, sotto la comunicazione, nulla. Qualunque parola, qualunque fiammata polemica, qualunque litigio, sono pensati con una sola finalità: alimentare il consenso tra i propri elettori. Il fulcro sono le logiche dei social media, dove una notizia dura poche ore e non è importante se ci si smentisce in maniera clamorosa. Conta solo riempire tutti gli spazi.

Attacchi Salvini per i soldi russi e poi ti dici sicuro che non ci sia stato nulla di irregolare? A posto così, avrai fatto contenti coloro che pensano che i rapporti Lega Russia sian un problema e allo tempo stesso coloro che se ne fregano.

Litighi con il tuo alleato fino a dire che sono ormai rotti i rapporti personali e poi vai avanti senza problemi? Nessuna contraddizione. I fan della prima soluzione e i fan della seconda sono egualmente soddisfatti.

La logica della comunicazione contemporanea è questa. Non più un messaggio unidirezionale, rivolto alle masse ma messaggi costruiti su misura per ciascuno. A ciascuno ciò che vuole sentirsi dire.

L’importante è riempire tutto lo spettro. E loro lo fanno.

E’ una gigantesca fiction in cui i due partiti di governo occupano tutti gli spazi possibili.

  • Autore articolo
    Luigi Ambrosio
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    Tre anni di Chat Gpt. Il 30 novembre 2022 la società californiana Open AI metteva a disposizione degli utenti, gratuitamente, il primo software di intelligenza artificiale (IA). A distanza di tre anni c’è una bolla speculativa, generata dagli investimenti multi-miliardari nell’IA, che rischia di scoppiare su Wall Street. Non è escluso, però, che si sgonfi lentamente, senza provocare grossi danni. Un’ipotesi che i capi di Big Tech (le grandi società tecnologiche da Apple a Microsoft, da Google a Amazon, a Meta e a diverse altre) sembrano escludere, preferendo messaggi allarmistici. Sundar Pichai, amministratore delegato di Google-Alphabet qualche giorno fa ha detto: se scoppiasse una bolla nel settore dell'IA «nessuna azienda ne sarebbe immune, inclusi noi». Pubblica ha ospitato il giornalista e saggista Michele Mezza e la filosofa della scienza Teresa Numerico.

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