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“Chiuderò la mia fabbrica a Dacca”

E’ appena tornato a Bitonto, in Puglia, e vuole dimenticare. Gennaro Cotugno era uno degli italiani di Dacca e per alcune ore è stato dato per disperso, perché quella maledetta sera di venerdì anche lui doveva essere nel ristorante Holey Artisan Bakery insieme agli altri. “E’ stato un caso – ha raccontato – perché non mi sono sentito bene e ho deciso di rimanere in casa con altri tre amici, altrimenti le vittime italiane sarebbero state dodici”.

In quella capitale ferita, Gennaro ci viveva da tre anni, perché proprio lì, come tanti altri connazionali, aveva aperto la sua azienda tessile, ma ora non vuole più tornarci. “Non è che sono scappato, però appena si è normalizzata la situazione ho chiamato la mia famiglia che era sconvolta e poi ho preso l’aereo”. Dice di essere dispiaciuto per i suoi dipendenti bengalesi e per tutti i cittadini di Dacca che non hanno mai avuto atteggiamenti ostili verso gli italiani, anzi… Eppure la situazione è diventata complicata e l’orrore vissuto in 24 ore lo ha fatto diventare razzista. “Non lo sono mai stato, ma ora non riuscirò a guardare queste persone con gli stessi occhi e questi terroristi ora hanno un nemico in più”.

Nei giorni scorsi a Dacca non si respirava un’aria di pericolo, ha raccontato, né la Farnesina aveva dato indicazioni particolari e per questo l’attentato di venerdì è stato come un fulmine a ciel sereno. “Anche se da quando è stato ucciso il cooperante Cesare Tavella abbiamo capito che le cose si stavano mettendo male”, ha ammesso Gennaro. Eppure la comunità italiana ha continuato a vivere la capitale normalmente, incontrandosi quando possibile per chiacchierare in italiano. “Li conoscevo tutti, mi dispiace tantissimo… Simona – ricorda – aspettava un bimbo e Marco, una bravissima persona. Io ora voglio dimenticare”, ha concluso Gennaro, che ha detto di voler avviare le pratiche per chiudere definitivamente la fabbrica. Stanno pensando di fare lo stesso anche altri italiani che, per il momento, sono rimasti in Bangladesh.

Intanto ieri sera alle 19 sono arrivate le salme delle vittime. Ad accoglierle il Ministro degli esteri Paolo Gentiloni e il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che si è intrattenuto a parlare con i parenti.

Ascolta l’intervista a Gennaro Cotugno

Gennaro Cotugno

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    Bianca Senatore
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    1) “Gaza brucia di fronte al suo mare, testimone della sua tragedia”. L’esercito israeliano ha lanciato l’offensiva di terra sulla principale città della striscia. L’esodo in mezzo alle bombe. Quasi 90 i morti da questa mattina. (Valeria Schroter) 2) Israele come Sparta. Mentre l’ONU stabilisce che quello in corso a Gaza è genocidio, Netanyahu ammette l’isolamento internazionale e dipinge un futuro di autarchia e guerra permanente. (Anna Foa, Eric Salerno) 3) Gli Stati Uniti continuano a colpire il Venezuela. Trump punta a rovesciare il regime di Maduro con la scusa della lotta al narcotraffico. (Alfredo Somoza) 4) Cinquant’anni fa l’indipendenza della Papua Nuova Guinea. Il paese oggi è vittima della maledizione della ricchezza e rischia di finire ostaggio di un nuovo braccio di ferro tra occidente e Cina. (Chawki Senouci) 5) Spagna, l’estrema destra torna a riunirsi a Madrid. Il primo passo verso una grande alleanza di tutte le destre europee. (Giulio Maria Piantadosi) 6) Rubrica Sportiva. Julia Paternain, la maratoneta uruguayana entra nella storia vincendo la prima medaglia ai mondiali di atletica per il paese sudamericano. (Luca Parena)

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    “E’ stato bello rendersi conto che la figura di Woodie Guthrie è ancora molto viva anche fuori dagli Stati Uniti”, racconta Sarah Lee, nipote dell’icona folk americana. “Le problematiche di cui cantava lui ottant’anni fa sono ancora attuali”, riferendosi al tema dell’immigrazione e alla difficile situazione al confine con il Messico. Con la sua musica Woody Guthrie "affrontava un concetto molto basilare di umanità e speranza, ovvero il trattare le persone come persone, aiutandosi a vicenda nei momenti di difficoltà": lo stesso messaggio che ora le Guthrie Family Singers vogliono portare avanti. Ascolta l’intervista di Elisa Graci alle Guthrie Family Singers.

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