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Disciplina e pregiudizio a scuola

 

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Una high school del Sud. Una ragazza che viene presa per i capelli, trascinata fuori dall’aula. E il dibattito eterno, su razzismo e pregiudizio, che rinasce, che riprende forza nelle stanze della politica, sui media, nei social. E’ quanto succede in queste ore negli Stati Uniti, dopo un nuovo episodio – anche questo registrato dai cellulari dei testimoni – di violenza a carico di un afro-americano da parte della polizia.

Nel video si vede un agente bianco – il suo nome è Ben Fields, è assegnato alla sicurezza della Spring Valley High School di Columbia, South Carolina – in piedi di fronte a una ragazza nera, seduta al suo banco, in aula. Improvvisamente l’uomo si scaglia sulla ragazza, la capovolge con incredibile violenza, lei e il suo banco, la blocca agguantandola al collo, quindi la trascina via, tirandola per i capelli. In nessun momento del video la ragazza mostra di resistere all’agente. La scuola afferma che la studentessa, 16 anni, era al cellulare durante la lezione di algebra. Le è stato chiesto di smettere, lei si sarebbe rifiutata; di qui la richiesta di intervento dell’agente.

Sul caso è stata aperta un’indagine da parte del Dipartimento di Stato, dell’FBI, e anche il Dipartimento di polizia della contea sta investigando, dopo aver messo l’agente in “congedo non retribuito”. Lo sceriffo della contea ha raccontato che la ragazza “disturbava in classe e si è rifiutata di lasciare l’aula, quando l’insegnante gliel’ha chiesto”. Quando gli è stato domandato se nella storia c’entra la race, l’appartenenza etnica, lo sceriffo ha risposto: “No, l’agente Fields ha una ragazza nera”. Nel 2013, comunque, Ben Fields era già stato indagato per aver “preso di mira senza ragione studenti e studentesse neri”.

Immediatamente dopo la diffusione del video, registrato dai telefoni cellulari degli studenti, si è scatenata sui social una campagna che stigmatizza il nuovo episodio di violenza ai danni di un giovane afro-americano. Migliaia di persone hanno usato l’hashtag #AssaultAtSpringValleyHigh; sono intervenuti politici, membri della comunità nera. Hillary Clinton, candidata democratica alla presidenza, ha immediatamente twittato la sua indignazione: Non c’è scusa per la violenza dentro le scuole. L’#AssaultAtSpringValleyHigh è inaccettabile – le scuole dovrebbero essere un posto sicuro”.

L’episodio arriva dopo la recente pubblicazione di un rapporto che indica come gli studenti afro-americani, in questa zona del South Carolina, abbiano più probabilità di essere oggetto di procedimenti disciplinari. In Richland Two, l’area contestata, il 59 per cento degli studenti sono neri; il 26 per cento bianchi. Eppure il 77 per cento di quelli sospesi da scuola, nell’anno scolastico 2011-2012, sono stati neri. Il South Carolina è anche lo Stato americano dove le punizioni a scuola sono più severe. Il 24 per cento della popolazione scolastica è stata sospesa da scuola almeno una volta, contro il 13 per cento a livello nazionale.

Proprio per fronteggiare questo fenomeno è nato, nel 2014, un gruppo, la Richland Two Black Parents Association, che denuncia il clima di pregiudizio che circola anche nel sistema scolastico. In questo distretto della contea di Richland, il 46 per cento della popolazione è nero, il 44 per cento bianco. Eppure nel board, nel consiglio scolastico della zona, ci sono quattro neri e tre bianchi. La quasi totalità dei presidi sono bianchi e spesso le classi sono formate tenendo in considerazione l’appartenenza etnica degli studenti. “E’ un po’ come vivere in un sistema di segregazione razziale”, dice l’associazione di genitori neri.

Oltre che il tema della race, il caso della high school di Columbia fa anche rinascere le polemiche sul sistema scolastico statunitense, sulla questione della disciplina a scuola, sulla necessità che in una scuola girino agenti armati. La ragazza oggetto delle violenze dell’agente non aveva mai, nel passato, creato problemi. “E’ un tipo tranquillo”, dicono i suoi compagni. Alcuni, in aula, hanno cercato di intervenire in sua difesa. Una ragazza, che si è alzata e ha protestato, è stata ammanettata e condotta via. Liberata poco dopo, ha detto a una TV locale: “Il mio unico torto è stato quello di obiettare a quello che ho visto. Non ho mai assistito a nulla di così violento in vita mia. Piangevo, urlavo e allora l’agente mi ha detto, visto che hai così tanto da dire, vieni anche tu con me”.

  • Autore articolo
    Roberto Festa
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