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Decreto Sicurezza, via libera definitivo della Camera con la fiducia

Decreto Sicurezza ANSA

Fare ostruzionismo come unica forma di opposizione parlamentare. Novantacinque interventi per ribadire la pericolosità di questo decreto che colpisce diritti democratici. Questa è stata l’unica possibilità che l’opposizione ha avuto in questi due giorni in Parlamento, il resto si farà nelle piazze con una manifestazione già prevista per sabato 31 e forse lo farà la Corte Costituzionale, come spesso accade con provvedimenti che toccano le libertà del cittadino.

Quindi l’ostruzionismo fino a poco fa, quando ci sono state le dichiarazioni di voto in diretta tv, e il voto pochi istanti fa, prevedibile nel risultato, visto che la maggioranza stessa è stata zittita dai diktat del governo, che per evitare la terza lettura del disegno di legge, e quindi ancora un lungo rinvio, ha trasformato quel provvedimento in un decreto senza che ci fosse né urgenza né necessità.

Del resto, dai partiti di destra nessuno ha inteso migliorare un testo che risponde ad una bandiera leghista, ma fa comodo a tutti perché, come ha detto Elly Schlein poco fa, “rappresenta una ennesima arma di distrazione di massa” per coprire le mancanze, i soldi non stanziati per la sanità, per i comuni, per la sicurezza sul lavoro.

Quattordici nuovi reati che colpiranno fasce già fragili della società, detenuti, migranti nei Cpr, donne con bambini piccoli in carcere, studenti e lavoratori che protestano anche con i loro corpi nelle strade, fino al paradosso che alcuni reati saranno sanzionati di più se avvengono vicino alle stazioni piuttosto che in altri luoghi. Una torsione sicuritaria, populismo penale hanno detto le opposizioni nei loro interventi, l’idea di governare con la paura.

Il decreto passa immediatamente al Senato, dove già il 3 arriverà in Aula e verrà approvato anche lì con la fiducia. Matteo Salvini ottiene la sua bandiera, quella della sicurezza, gli altri partiti, come fosse un gioco di ruolo, ritornano a rivendicare le loro promesse e riforme, quella della giustizia e il Premierato.

  • Autore articolo
    Anna Bredice
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    Il grande flop delle case della salute. Solo il 5% è pienamente funzionante. La denuncia del Pd lombardo

    Dovevano essere i presidi con cui ricostruire la sanità sul territorio in Lombardia, ma finora le case di comunità sono state un flop. 216 sono quelle previste entro la scadenza dei fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza che arriverà a giugno 2026. Al momento 140 hanno aperto, ma solo otto in tutta la regione (sei in provincia di Bergamo e due nel varesotto) hanno tutti i requisiti obbligatori previsti dalla legge. In totale sono meno del 6 percento. La denuncia è del gruppo consiliare del Partito democratico lombardo che ha fatto un accesso agli atti alla direzione generale Welfare per ognuna delle case di comunità attive in Lombardia. L’assessorato ha replicato che i numeri diffusi “sono usati in modo difforme dalla realtà. Le rilevazioni mostrano percentuali elevate di attuazione per la maggior parte dei servizi obbligatori”. Per il capogruppo del Pd al Pirellone, Pierfrancesco Majorino, “Regione Lombardia è in colpevole ritardo”.

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