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Quando la polizia non crede alle denunce delle donne

caserma Corato violenza sulle donne

Due poliziotti di Corato, in provincia di Bari, rischiano il processo per una grave sottovalutazione di un caso di violenza di genere. I fatti risalgono a circa un anno fa, ma le indagini si sono concluse da poco: per tre volte i due avevano rimandato a casa una donna che voleva denunciare l’ex marito. L’uomo, che era destinatario di un divieto di avvicinamento, continuava a perseguitare la donna, pedinandola. I poliziotti rispondevano alla signora a ripresentarsi in questura in momenti successivi, adducendo scuse e informazioni false. Ma nei casi di “reati spia” del femminicidio, come lo stalking, e in caso di violazione delle misure cautelari, come il divieto di avvicinamento, la legge nota come “Codice Rosso” prevede la presa in carico d’urgenza.

(di Chiara Ronzani)
Ad una donna che voleva denunciare il marito per violenza, il poliziotto disse che non notava lividi visibili sul corpo, aggiungendo che “è meglio non litigare, soprattutto quando ci sono dei bambini”, che magari il marito lavorava troppo e tornava a casa stanco, e la congedò suggerendole di preparare qualcosa di buono per cena, così lui non si sarebbe arrabbiato.
Assistetti personalmente alla scena, qualche anno fa in un commissariato di Milano. Da allora sono entrate in vigore nuove leggi, tra cui il codice rosso che prevede formazione specifica agli operatori sulla violenza di genere, ma la cultura del “tra moglie e marito non mettere il dito” continua a spirare. In tutti gli organi statali esiste una vittimizzazione secondaria dovuta alla cultura patriarcale, che giudica in modo diverso uomini e donne. Lo dice il presidente del Tribunale di Milano Fabio Roia, che da anni chiede formazione per i magistrati e le forze dell’ordine. “Le donne spesso semplicemente non vengono credute” – spiega la giudice Paola Di Nicola, consulente della commissione femminicidio.
Intorno al 25 novembre si moltiplicano gli inviti alle donne ad avere fiducia e a denunciare, ma spesso, chi apre la bocca non ha idea di cosa accada davvero durante il percorso giudiziario.
Un operatore preparato e professionale può fare la differenza tra la vita e la morte. E la vita di una donna, conta quanto quella di un uomo.

  • Autore articolo
    Chiara Ronzani
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