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Il confine della discordia

Confine Repubblica di Irlanda e Irlanda del Nord

L’isola d’Irlanda è divisa dal 1921, da quando una parte importante, oggi la Repubblica d’Irlanda, ottenne l’indipendenza dall’impero britannico.
A Londra il famoso leader irlandese, Michael Collins, accettò la spartizione dell’isola, che il governo britannico vendette come temporanea.
Le sei contee nord-orientali, quelle dove la maggioranza della popolazione era protestante e contraria all’indipendenza, rimasero sotto la giurisdizione di Londra e andarono sotto il nome di Irlanda del Nord o Ulster (anche se storicamente il termine Ulster indicava un’area geografica più vasta).

I nazionalisti del nord tentarono a più riprese, ma senza successo, di arrivare a un’Irlanda unita. Il periodo più caldo cominciò nel 1968. La guerra tra IRA (Esercito Repubblicano Irlandese) ed esercito britannico, con l’importante partecipazione dei gruppi paramilitari protestanti, andò avanti fino al 1998, quando venne siglato l’Accordo del Venerdì Santo. Le parti concordarono che il Nord Irlanda sarebbe rimasto, per il momento, all’interno del Regno Unito, ma allo stesso tempo venne prevista una profonda integrazione economico-commerciale tra le due parti dell’isola.

Con gli anni il confine tra nord e sud è diventato praticamente invisibile. In sostanza l’accordo del 1998 ha creato una situazione nella quale, almeno dal punto di vista economico-commerciale, si tratta quasi di un unico paese.
Ma come fare adesso che con la Brexit quella frontiera sta per diventare l’unica frontiera terrestre tra il Regno Unito e l’Unione Europea? La discussione di questi giorni, e in realtà degli ultimi due anni, è proprio su questo.

L’Europa insiste per non tornare a un confine vero e proprio. Dicono lo stesso il governo di Dublino (Repubblica d’Irlanda) e i nazionalisti del nord. Posizione diversa invece quella degli unionisti-protestanti nord-irlandesi (che oltretutto appoggiano il governo di Theresa May nel parlamento britannico) favorevoli a mantenere intatti i legami con Londra. Mantenere lo status-quo, quindi una forte integrazione tra le due parti dell’isola e un confine quasi inesistente, vorrebbe prevedere dire uno status speciale per il Nord Irlanda all’interno del Regno Unito. Ma questo secondo molti conservatori sarebbe il primo passo verso la perdita dell’Irlanda del Nord.

Ma cosa è oggi la frontiera tra Repubblica d’Irlanda e Irlanda del Nord? Ogni giorno almeno 30mila persone attraversano il confine per andare a lavorare senza alcun controllo da una parte e dall’altra. Tra Dublino e Belfast c’è un’autostrada senza interruzioni. Gli scambi commerciali valgono ogni anno miliardi di euro. Il turismo è un’industria unica. Così come il mercato energetico.

Ma la questione interessa ogni sfera della vita degli irlandesi. Per esempio la Contea del Donegal, nel nord-ovest, è sotto la Repubblica, ma la città più vicina è Derry, dall’altra parte del confine. La maggior parte della gente del Donegal gravita intorno a Derry, anche quando ha bisogno di assistenza sanitaria. A Derry tra le altre cose c’è un’importante centro per la cura dei tumori. L’assistenza sanitaria è un altro elemento forte della cooperazione tra Nord e Sud.

Il rischio non è il ritorno alla guerra civile al Nord, ma quello di cancellare vent’anni d’integrazione economica e di abitudini quotidiane, con gravi ricadute per gli abitanti di tutta l’isola d’Irlanda.

Confine Repubblica di Irlanda e Irlanda del Nord

  • Autore articolo
    Emanuele Valenti
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    Stuart Murdoch: "Il mio primo romanzo non è una biografia, ma racconta la mia storia e la storia della mia malattia"

    Il leader dei Belle & Sebastian racconta "L'impero di nessuno", il suo libro d'esordio, ai microfoni di Volume. Un libro che lui stesso definisce di autofiction: "La maggior parte delle cose che accadono a Stephen, il protagonista, sono successe anche a me". 10 anni fa, Murdoch aveva scritto una canzone con il medesimo titolo: "Il romanzo tocca gli stessi temi: Stephen ha un'amica del cuore, Carrie, entrambi hanno la stessa malattia e si sostengono e ispirano a vicenda". La malattia è l'encefalomielite mialgica: "Mentre scrivevo immaginavo il mio pubblico, e il mio pubblico era il gruppo di supporto per l’encefalomielite che frequentavo negli anni Novanta. Immaginavo di scrivere per loro, e questo mi ha aiutato a trovare il tono giusto". Ascolta l'intervista di Niccolò Vecchia a Stuart Murdoch.

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    Il 7 dicembre la Scala apre la stagione con l’opera censurata da Stalin

    Nel cinquantenario della morte di Šostakovič il Teatro alla Scala inaugura la Stagione con il suo capolavoro Una lady Macbeth del distretto di Mcensk, tratto dal racconto di Nikolaj Leskov in cui una giovane sposa con la complicità dell’amante uccide il marito e il tirannico suocero, ma viene scoperta e finisce per suicidarsi in Siberia, tradita da tutti. Dopo il debutto a San Pietroburgo, l’opera, che avrebbe dovuto essere il primo capitolo di una trilogia sulla condizione della donna in Russia, ebbe enorme successo in patria e all’estero. Stalin assistette a una rappresentazione a Mosca nel 1936; due giorni dopo apparve sulla Pravda la celebre stroncatura dal titolo “Caos invece di musica” con cui il regime metteva all’indice l’opera e il compositore. Anni dopo Šostakovič preparò una nuova versione che andò in scena a Mosca nel 1963 con il titolo Katarina Izmajlova, dopo che il sovrintendente Ghiringhelli aveva invano cercato di ottenerne la prima per la Scala. Oggi il Teatro presenta la versione del 1934 con la direzione del M° Chailly e il debutto del regista Vasily Barkhatov. Ascolta Riccardo Chailly nella presentazione dell’opera.

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