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Così i giovani cileni hanno portato la rivoluzione dalla piazza alle urne

Cile

“Cile Despertò” è stato lo slogan dell’estallido social, l’esplosione sociale, iniziato nell’autunno del 2019 in Cile. “Il Cile si è svegliato”. E l’ha fatto partendo un gruppo di studenti che il 18 ottobre 2019, appena usciti da scuola, hanno saltato i tornelli della metropolitana della stazione Centrale di Santiago per protestare contro l’aumento del prezzo del biglietto.
Il problema non era la metropolitana, ma l’intero sistema, fatto di grande disuguaglianze sociali ed economiche. I giovani si sono mobilitati riempendo le piazze per mesi, senza tregua. Le nuove generazioni hanno affrontato la violenta repressione della polizia senza la paura e il peso della storia e dei ricordi che tormentavano, invece, le generazioni dei loro genitori, profondamente segnati dalla dittatura di Pinochet.

La persistenza, l’energia e la voglia di cambiare dei giovani cileni, sono riuscite in un anno a portare la rivoluzione dalle piazze alle urne. Il 25 ottobre 2020 il popolo cileno ha votato per cambiare la costituzione.
Il referendum ha rappresentato un momento storico per il paese e anche in questa occasione i giovani sono stati fondamentali.
La popolazione under 40, in Cile, rappresenta circa il 41% del totale, ed ha sempre avuto un tasso di estensione al voto molto alto. Sempre, tranne che in occasione del referendum costituzionale.
Il 25 ottobre 2020, i votanti tra i ragazzi dai 18 ai 25 anni sono aumentati del 20% rispetto alle presidenziali del 2017. I dati divisi per età del voto di questo week end, per eleggere i 155 membri dell’assemblea costituzionale che scriverà la nuova costituzione del paese, non sono ancora disponibili, ma la vittoria degli indipendenti, sui grandi partiti dell’estabilishment, fa pensare che ancora una volta i giovani cileni abbiano guidato il cambiamento.

I giovani intervistati nei giorni del voto, hanno chiarito che una cambiamento per il paese non
può arrivare dalla stessa vecchia generazione che ha guidato il Cile fino ad ora, e per questo i ragazzi e le ragazze non possono e non devono astenersi dal voto. Né quello appena passato, né i futuri.
Scrivere la costituzione, per i giovani, significa scrivere il futuro del paese che riguarderà
le nuove generazioni prima di chiunque altro. La sera della vittoria del si al referendum costituzionale, la parole sulla bocca di tutti era “renace”, rinasce.
Il Cile, quella notte, aveva scelto di cambiare, di risorgere non dalle ceneri del passato, madalla forza delle nuove generazioni.

FOTO| Santiago, Chile, inizio della conta dei voti per l’elezione della nuova assemblea costituente

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    Martina Stefanoni
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    Referendum 8 e 9 giugno, lavoro e cittadinanza. Una quarantina di personalità della ricerca e dell’università hanno lanciato un appello al voto per i cinque referendum. I quesiti chiedono di: «Vivere da cittadini», riducendo da 10 a 5 anni il periodo di residenza legale in Italia richiesto per ottenere la cittadinanza italiana ai maggiorenni stranieri; «Vivere vite meno precarie», riducendo la possibilità di usare contratti di lavoro a tempo determinato; «Lavorare senza licenziamenti illegittimi», riducendo le possibilità di licenziamenti senza giusta causa; «Lavorare senza discriminazioni», riducendo le possibilità di licenziamenti illegittimi nelle piccole imprese; «Lavorare senza infortuni», riducendo i rischi di incidenti e morti sul lavoro. Ospiti di Pubblica, per parlare di partecipazione, due firmatari/e: Filippo Barbera, sociologo dell’università di Torino e Donatella Della Porta, scienziata politica alla Scuola Normale Superiore di Firenze. Diverse le domande. E’ arrivato il momento di abbassare la soglia del 50% di partecipazione per rendere valido il referendum? Perchè fallisce la partecipazione? Quanto c’entra la complessità del quesito, la credibilità dei proponenti? «Non possiamo arrenderci all’assenteismo, ad una democrazia a bassa intensità», ha detto il presidente Mattarella per il 25 aprile. Il capo dello stato ha lasciato, però, inesplorate le ragioni profonde dell’astensione, ragioni che risiedono anche nell’impoverimento sociale, oltre che economico, del lavoro. Ha scritto la studiosa, dirigente dell’Istat, Linda Laura Sabbadini: «Il lavoro non è solo un mezzo per guadagnarsi da vivere: è la base della coesione sociale di un paese».

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    Referendum 8-9 giugno: scade domenica la possibilità di chiedere il voto fuorisede per studenti, lavoratori o persone in cura fuori dalla propria provincia, come fare lo spiega Luca Gattuso. C'è una vertenza che spiega perfettamente perché votare i referendum perché contiene tutti e 4 i quesiti e la loro attualità, è la vertenza dei 120 lavoratori in affitto in un'azienda in appalto di Poltrone Sofà che scioperano da 3 settimane e ce la racconta Maria Giorgini segretaria Cgil di Forli-Cesena. Marco Grimaldi deputato di Sinistra Italiana da Gerusalemme racconta il viaggio della delegazione di Alleanza Verdi e Sinistra nella tragedia palestinese. Matteo Garavoglia giornalista esperto di NordAfrica ci racconta della espulsione da El Ayoun in Marocco senza alcun motivo ai danni sui e del collega fotografo con cui voleva raggiungere il Sahara Occidentale.

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