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Che cosa è successo oggi? – Martedì 5 gennaio 2021

vaccino COVID prezzi Oxfam

Il racconto della giornata di martedì 5 gennaio 2021 attraverso le notizie principali del giornale radio delle 19.30, dai dati dell’epidemia in Italia alla crisi del governo Conte che non sembra vicina ad una soluzione, mentre i problemi del trasporto pubblico in Italia in vista della riapertura delle scuole sono tutt’altro che risolti. La corsa al vaccino contro il COVID che riflette fedelmente lo stato del Mondo. Infine, i grafici del contagio nelle elaborazioni di Luca Gattuso.

I dati dell’epidemia diffusi oggi

L’andamento della pandemia in Italia. Ancora molto alto il numero di morti giornalieri: 649 i decessi comunicati oggi, tra cui quelli di due medici. Sono circa 15mila i casi accertati nelle ultime 24 ore, su circa 135mila tamponi. Il tasso di positività si attesta all’11,4 per cento, in calo rispetto a ieri. È sempre il Veneto la regione che registra l’incremento maggiore di casi quotidiani, oltre 3mila. Il numero di posti letto occupati nei reparti di terapia intensiva cala, mentre aumenta il numero di quelli occupati nei reparti COVID.
Prosegue intanto la campagna vaccinale. Sono 180mila persone attualmente vaccinate, “un numero soddisfacente” secondo il governo. “Restano però significative differenze regionali che vanno colmate”, ha avvertito il presidente del Consiglio superiore di Sanità Franco Locatelli. Come nel caso della scuola e del trasporto pubblico, anche sulla campagna vaccinale servirebbe un intervento molto più drastico.
Ne è convinto Carlo Lavecchia, docente di epidemiologia e statistica medica alla Statale di Milano:


 

La crisi del governo Conte è avvitata su se stessa

(di Anna Bredice)

La crisi del governo Conte sembra essersi avvitata su se stessa, non c’è nessuna notizia di consigli dei ministri decisivi a capire se Italia Viva se ne va o no, non è nemmeno arrivato il piano definitivo del Recovery Fund a Palazzo Chigi, lo stesso Renzi inizia a ripetersi nelle minacce e negli ultimatum e quel che è peggio è che anche temi concreti che milioni di persone aspettano, quando si torna a scuola e come, sembrano diventare oggetto di scambio di accuse interne al governo, strumentali ad indebolire i ministri di una o dell’altra parte, per togliere forza all’intero governo e a chi lo guida. La sensazione è di uno scollamento sempre più profondo tra chi deve governare una pandemia che riserva ancora colpi pesanti e l’incertezza che grava sulle persone, non solo su cosa accadrà domani, ma cosa accadrà tra tre mesi, quando il blocco dei licenziamenti finirà, oppure capire che ricevere o meno un vaccino contro il COVID dipenderà dalla fortuna di vivere in una regione oppure in un altra, in Calabria con il 5% finora dei vaccini fatti o nel Lazio, con il 60%: problemi che dovrebbero occupare i pensieri di tutto il governo e farlo camminare unito, ma che invece non riescono a distrarre alcune forze, in particolare Italia viva, da manovre di cui dopo settimane ancora non si capiscono nemmeno l’obiettivo. Sostituire Conte perché non piace, sostituire alcuni ministri per cambiare i rapporti di forza, fare un governo con tutti quanti, da destra a sinistra, per avere ognuno una fetta dei miliardi che l’Europa ha promesso, nulla di questo è ancora chiaro, ma è chiaro invece che all’opinione pubblica la crisi non interessa, eppure i partiti non riescono a trovare una via d’uscita, le cose si ingarbugliano, fino ad arrivare al mai tramontato toto ministri, siamo al chi sale e chi scende, tipico della prima Repubblica, con una pandemia che oggi ha visto il doppio dei morti di ieri.

Risolto il problema dei trasporti come sostiene Azzolina? Non proprio

(di Michele Migone)

La ministra Azzolina ha detto che le scuole devono riaprire perché i problemi del trasporto pubblico sono stati risolti durante le ultime settimane. Ma è così? Non sembra proprio.
Durante le ultime due settimane c’è stato un lavoro dei prefetti, degli enti locali e delle società municipali per tentare di risolvere il problema che avrebbe dovuto essere risolto in settembre, quando è ripreso l’anno scolastico.
Ma, i risultati di questo lavoro variano da città a città e da Regione a Regione. E non sempre la soluzione è stata trovata. È evidente che a livello nazionale il problema di come trasportare in sicurezza a scuola i ragazzi delle superiori non è stato ancora risolto.
Una delle possibilità che avrebbe potuto essere adottata è affittare i pullman privati, ma questa via non è stata seguita, se non in qualche sporadico caso e soltanto nelle ultime settimane. E pensare che il loro utilizzo avrebbe già risolto il problema del trasporto della scuola da mesi.
Dario Balotta è un esperto di mobilità, ex responsabile trasporti per la Lega Ambiente Lombardia:

Ma perché il Governo, le Regioni e i Comuni non sono stati ancora in grado di risolvere questo problema?
Alla radice ci sono la mancanza di una visione sul trasporto pubblico e gli interessi delle grandi case automobilistiche.
Questo è il giudizio di Guido Viale, ambientalista, autore di diversi libri sulla mobilità sostenibile:

 

Il Risiko dei vaccini anti-COVID

La corsa al vaccino riflette fedelmente lo stato del mondo: il divario tra Paesi ricchi e Paesi poveri e le aree di influenza. I paesi più ricchi hanno comprato i primi vaccini disponibili, i più costosi e più sofisticati come Pfizer e Moderna. In questo club esclusivo ci sono anche l’Arabia Saudita e Israele.
Anche in materia di vaccini la Cina si sta confermando la fabbrica del mondo. Il suo Sinovac è stato giù acquistato da molti paesi emergenti dal Brasile all’ Egitto, dalla Turchia agli emirati arabi. Ha scelto L’Indonesia come centro per la produzione di vaccini nel sud-est asiatico.
Inoltre Pechino lo ha promesso all’Africa: chi non sarà in grado di pagarlo, pazienza: si potrà sempre fare ricorso alla cosiddetta diplomazia del debito: Beni e infrastrutture cinesi in cambio di materie prime.
L’approccio della Russia invece è più politico, ha stretto accordi con governi amici come Algeria, argentina, Venezuela, Vietnam. Sputnik arriverà anche in Europa e la sua porta di ingresso sarà l’Ungheria di Orban.

L’andamento dell’epidemia di COVID-19 in Italia

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    Redazione
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    Nel cinquantenario della morte di Šostakovič il Teatro alla Scala inaugura la Stagione con il suo capolavoro Una lady Macbeth del distretto di Mcensk, tratto dal racconto di Nikolaj Leskov in cui una giovane sposa con la complicità dell’amante uccide il marito e il tirannico suocero, ma viene scoperta e finisce per suicidarsi in Siberia, tradita da tutti. Dopo il debutto a San Pietroburgo, l’opera, che avrebbe dovuto essere il primo capitolo di una trilogia sulla condizione della donna in Russia, ebbe enorme successo in patria e all’estero. Stalin assistette a una rappresentazione a Mosca nel 1936; due giorni dopo apparve sulla Pravda la celebre stroncatura dal titolo “Caos invece di musica” con cui il regime metteva all’indice l’opera e il compositore. Anni dopo Šostakovič preparò una nuova versione che andò in scena a Mosca nel 1963 con il titolo Katarina Izmajlova, dopo che il sovrintendente Ghiringhelli aveva invano cercato di ottenerne la prima per la Scala. Oggi il Teatro presenta la versione del 1934 con la direzione del M° Chailly e il debutto del regista Vasily Barkhatov. Ascolta Riccardo Chailly nella presentazione dell’opera.

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