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“Boschi precisa. Un difetto? L’agiografia familiare”

Calma, puntuale e precisa, nonostante la grande emozione per una vicenda che la tocca così vicino. Così la ministra Maria Elena Boschi ha risposto in Parlamento alla mozione di sfiducia promossa dalle opposizioni, Movimento 5 stelle in testa. Lo sostiene Edoardo Novelli, docente di Comunicazione Politica all’Università Roma Tre. “L’unico appunto, forse, l’agiografia da famiglia ottocentesca”, commenta il professore. E infatti uno dei passaggi del discorso della ministra si apre così: “Io amo mio padre e non mi vergogno a dirlo”. La ministra racconta poi del padre che per andare a scuola, ogni mattina, si faceva cinque chilometri a piedi ad andare e cinque a tornare più 40 minuti di treno. E Maria Elena Boschi è la prima ad aver conseguito la laurea: “Una storia semplice”, rivendica Boschi.

“L’impressione – ragiona Novelli – è che non ci si trovi di fronte a casi come quello di Annamaria Cancellieri o di Maurizio Lupi, dove c’era un coinvolgimento diretto degli ex ministri”. Non a caso, la mozione di fiducia è piena di condizionali: “’Avrebbe potuto’, si dice’, ‘potrebbe essere coinvolta in insider trading’: insomma, non mi sembra che tutto questo sia imputabile a Boschi. Rimane il sospetto che nel periodo da vicepresidente della Banca il padre di Maria Elena Boschi possa aver avuto qualche vantaggio”. “Chi ci voleva credere prima – è il giudizio – continuerà a crederci adesso”. Ma il valore della mozione è puramente politico, per dare contro al Governo.

La mozione di sfiducia – respinta – non ha avuto effetti, quindi. Anzi, per certi aspetti ha permesso al Governo di ricompattarsi. Per Maria Elena Boschi il discorso al Parlamento stato anche un modo per rivendicare l’operato del Governo Renzi. “Nell’Italia che stiamo costruendo, non c’è spazio per favoritismi”, dice la ministra. “Credo che nemmeno lei creda a quanto ha detto. Lo stesso Governo Renzi ha avuto difficoltà a tenere la barra ferma, stesso peso e stessa misura quando si parlava di candidature e regole”. L’altro punto dolente resta la sensazione che la Banca Etruria fosse parte di un sistema, in cui i nomi delle persone che contano oggi – Renzi, Boschi, Lotti – già ffacevano parte. “Siamo comunque lontanissimi dai casi di malversazioni e corruzione”, conclude Novelli.

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Edoardo Novelli

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    Lorenzo Bagnoli
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