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Bocciato il referendum sull’Autonomia differenziata

Referendum sull’Autonomia differenziata

Bocciato. Il referendum per abrogare la legge sull’Autonomia differenziata non si farà. Sono stati invece ammessi tutti gli altri, i quattro presentati dalla Cgil sul lavoro e quello sulla cittadinanza agli stranieri. La Corte Costituzionale ha bocciato il quesito sull’autonomia differenziata, le motivazioni si sapranno per esteso tra qualche giorno, ma forse ha pesato il giudizio che sempre la stessa Corte aveva dato qualche mese fa della riforma, aveva scardinato molte parti di questa – le opposizioni avevano usato il termine “demolito”, chiedendo una modifica degli aspetti più incostituzionali e quelli sui quali deve essere il Parlamento ad esprimersi e non il governo, come i Lep.

Ma il giudizio della Consulta di oggi è decisivo e toglie quindi la possibilità ai cittadini di esprimersi su una legge voluta fortemente dalla Lega, accettata senza convinzione da Giorgia Meloni e contestata da centinaia di migliaia di persone, che avevano raccolto le firme per il referendum, oltre alle regioni, cinque, ma c’era anche il giudizio negativo di regioni governate dalla destra, come la Calabria.

Dalle prime notizie che arrivano dalla Consulta la bocciatura è motivata dal fatto che la finalità del quesito non era chiara e avrebbe avuto impattato sul comma 116 della Costituzione, quello sull’autonomia delle regioni. Reazioni da parte del comitato promotore ancora non ci sono, il referendum aveva raccolto l’impegno di un vasto schieramento, sindacale, politico, di associazioni, che poco si era visto negli ultimi anni, così come per il referendum sulla cittadinanza, è stato ammesso, quindi in primavera gli elettori si pronunceranno sul dimezzamento dei tempi per gli stranieri in Italia per essere cittadini, così come ci sarà il referendum contro il Job act

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    Anna Bredice
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    Pubblica di giovedì 20/11/2025

    Tre anni di Chat Gpt. Il 30 novembre 2022 la società californiana Open AI metteva a disposizione degli utenti, gratuitamente, il primo software di intelligenza artificiale (IA). A distanza di tre anni c’è una bolla speculativa, generata dagli investimenti multi-miliardari nell’IA, che rischia di scoppiare su Wall Street. Non è escluso, però, che si sgonfi lentamente, senza provocare grossi danni. Un’ipotesi che i capi di Big Tech (le grandi società tecnologiche da Apple a Microsoft, da Google a Amazon, a Meta e a diverse altre) sembrano escludere, preferendo messaggi allarmistici. Sundar Pichai, amministratore delegato di Google-Alphabet qualche giorno fa ha detto: se scoppiasse una bolla nel settore dell'IA «nessuna azienda ne sarebbe immune, inclusi noi». Pubblica ha ospitato il giornalista e saggista Michele Mezza e la filosofa della scienza Teresa Numerico.

    Pubblica - 20-11-2025

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