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Bocciato il referendum sull’Autonomia differenziata

Referendum sull’Autonomia differenziata

Bocciato. Il referendum per abrogare la legge sull’Autonomia differenziata non si farà. Sono stati invece ammessi tutti gli altri, i quattro presentati dalla Cgil sul lavoro e quello sulla cittadinanza agli stranieri. La Corte Costituzionale ha bocciato il quesito sull’autonomia differenziata, le motivazioni si sapranno per esteso tra qualche giorno, ma forse ha pesato il giudizio che sempre la stessa Corte aveva dato qualche mese fa della riforma, aveva scardinato molte parti di questa – le opposizioni avevano usato il termine “demolito”, chiedendo una modifica degli aspetti più incostituzionali e quelli sui quali deve essere il Parlamento ad esprimersi e non il governo, come i Lep.

Ma il giudizio della Consulta di oggi è decisivo e toglie quindi la possibilità ai cittadini di esprimersi su una legge voluta fortemente dalla Lega, accettata senza convinzione da Giorgia Meloni e contestata da centinaia di migliaia di persone, che avevano raccolto le firme per il referendum, oltre alle regioni, cinque, ma c’era anche il giudizio negativo di regioni governate dalla destra, come la Calabria.

Dalle prime notizie che arrivano dalla Consulta la bocciatura è motivata dal fatto che la finalità del quesito non era chiara e avrebbe avuto impattato sul comma 116 della Costituzione, quello sull’autonomia delle regioni. Reazioni da parte del comitato promotore ancora non ci sono, il referendum aveva raccolto l’impegno di un vasto schieramento, sindacale, politico, di associazioni, che poco si era visto negli ultimi anni, così come per il referendum sulla cittadinanza, è stato ammesso, quindi in primavera gli elettori si pronunceranno sul dimezzamento dei tempi per gli stranieri in Italia per essere cittadini, così come ci sarà il referendum contro il Job act

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    Anna Bredice
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    Nel giorno mondiale contro la violenza sulle donne, raccontiamo con Cristina Carelli, presidente di D.i.Re Donne in Rete contro la violenza, i centri antiviolenza, oltre 110 in Italia con differenze però tra Nord e Sud, con quasi 4mila operatrici in stragrande maggioranza volontarie e quasi 30mila donne “ascoltate” all’anno. “Siamo realtà aperte e sempre presenti, le donne arrivano da noi spesso senza appuntamento e si rivolgono a noi quasi sempre liberamente - spiega Carelli - perché il presupposto del nostro intervento è la libertà di scelta della donna, lo sottolineiamo perché è in corso un tentativo di trasformarci in realtà di servizio e per imporre alle donne dei percorsi standardizzati, più istituzionali e di sistema, e non costruiti per ciascuna partendo dal consenso e dalla libera scelta di ogni donna”. Sottofinanziamento, soluzioni solo punitive, negazione della dimensione politica e culturale della prevenzione, la frontiera è sempre la società. Se sono le famiglie a decidere cosa è giusto o meno per l’educazione sessuale, stiamo riproponendo il problema. “Chiediamo al governo di essere coerente: bisogna lavorare sul fronte della cultura e della prevenzione”. La violenza non è solo un atto individuale, ma è resa possibile da scelte politiche e culturali che limitano la libertà delle donne, scrive Di.Re nella campagna “Tutto nella norma” che potete trovare sul sito: direcontrolaviolenza.it

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    A cura di Roberto Festa e Fabrizio Tonello

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    Donald Trump e la svolta conservatrice della democrazia USA. A cura di Roberto Festa e Fabrizio Tonello.

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    Valeria Valente, senatrice PD, componente della Bicamerale femminicidio, annuncia l'approvazione del ddl sulla introduzione del reato di "femminicidio" alla Camera in seconda lettura e l'avvio al Senato della discussione sul disegno di legge cosiddetto "sul consenso". Cristina Carelli, presidente di D.i.Re Donne in Rete contro la violenza, ci racconta l'attività, il bisogno, la necessaria libertà e il necessario rispetto per accompagnare le donne vittime di violenza, che si pratica negli oltre 110 centri con quasi 4mila operatrici di stragrande maggioranza volontarie nel 2204 per quasi 30mila donne. Un lavoro da sostenere e conoscere. Luca Parena ci racconta la fiaccolata al Corvetto per ricordare Ramy El Gamel morto un anno fa dopo un inseguimento dei carabinieri, la rabbia delle seconde generazioni e la targa dedicata da un ragazzo del quartiere. Alessandro Braga da Padova racconta la vittoria del "Doge" Zaia con 200mila voti e il suo destino nella Lega tra territorio e aspirazioni nazionali.

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