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Amazzonia, salvaguardare la foresta grazie ai nativi. L’intervista ad Emanuela Evangelista

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    Ambiente |
Amazonia Onlus

La biologa Emanuela Evangelista, presidente di Amazonia Onlus e vicepresidente dell’Associazione Trentino Insieme, è stata nominata Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana lo scorso dicembre dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella “per il suo costante impegno, in ambito internazionale, nella difesa ambientale, nella tutela delle popolazioni indigene e nel contrasto alla deforestazione” in Amazzonia.

Emanuela Evangelista si trova in Amazzonia dal 2010 e dal 2013 risiede in un villaggio della tribù dei Caboclos, regione dello Xixuaù nel cuore della foresta amazzonica, nello stato brasiliano di Roraima. Lì è impegnata in progetti di cooperazione volti a favorire la conservazione della foresta e il contrasto all’esodo dei nativi, come da lei raccontato a Cecilia Di Lieto a Considera L’Armadillo:

Vivo nel cuore della foresta amazzonica e mi occupo di lavorare insieme a tante altre persone per tenerla in piedi così com’è. Il villaggio in cui mi trovo è lontanissimo dalle aree urbane e si trova proprio in quella parte della foresta amazzonica che ancora rimane in piedi. La distruzione in atto è molto accelerata, ma c’è una parte di foresta che si sta difendendo grazie ai nativi che la abitano.

Il contributo di Emanuela Evangelista e della sua Amazonia Onlus è stato determinante per la costruzione della scuola e dell’ambulatorio nel villaggio. La onlus si occupa di gestire i fondi per costruire capanne e organizzare con la gente del villaggio escursioni a impatto zero per i turisti che giungono nell’area affascinati da questo paradiso di biodiversità.

La nostra zona corre dei pericoli minori rispetto alle zone che hanno sofferto in questi ultimi mesi per gli incendi di cui si è parlato a lungo. Dobbiamo immaginare l’Amazzonia come una terra che viene aggredita da un certo tipo di visione, quella per cui la foresta deve essere sostituita con qualcosa di più produttivo. Noi ci troviamo molto lontani dalle aree in cui si sta operando una deforestazione massiccia, ma questo non vuol dire che non ci siano comunque dei pericoli di degrado.
In quasi casi il degrado arriva dall’assenza di opportunità per le popolazioni locali. Le opportunità di lavoro o di reddito le spingono per necessità a svolgere delle attività di bracconaggio, come la pesca predatoria per il commercio o il prelievo di cheloni in maniera illegale a fini commerciali.

Amazonia Onlus e altre organizzazioni locali ed europee sono riuscite a mettere al riparto quella regione dalla deforestazione facendola riconoscere come un parco nazionale, e quindi un’area protetta. Raggiunto questo traguardo ci si sta concentrando sulle popolazioni locali affinché si sostengano con il prelievo sostenibile delle risorse naturali senza cadere nelle trappole del bracconaggio.

Bisogna iniziare a guardare alla foresta come una grande risorsa, anche economica. I nativi hanno sempre avuto bisogno della foresta per sopravvivere, ma nello scenario attuale è la foresta ad avere bisogno dei suoi abitanti per rimanere in piedi. La loro presenza garantisce una protezione. Loro sono i custodi e bisogna fare in modo che restino in questi territori pur rispondendo ai loro bisogni. E le loro esigenze sono quelle che abbiamo tutti: assistenza sanitaria, l’educazione e la formazione, ma anche un minimo di reddito e di lavoro che consenta loro di rimanere in questi luoghi in maniera dignitosa.

Grazie al contributo di Emanuela Evangelista e della sua Amazonia Onlus, per la prima volta nel villaggio c’è una generazione di bambini non analfabeti.

Foto dalla pagina Facebook di Amazonia Onlus

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