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Albania, dalla Cassazione nuovo stop al governo

Cpr di Gjader in Albania

Anche il Cpr di Gjader in Albania rischia di essere fuori dalle regole europee, incompatibile con le direttive europee. La mossa di Giorgia Meloni che aveva trasformato i centri di detenzione in Cpr per evitare la bocciatura da parte dell’Europa – e prima ancora dei magistrati italiani – rischia fortemente di rivelarsi anche questa un fallimento. La Cassazione in sostanza ha rinviato due ricorsi alla Corte di giustizia dell’Unione europea, riprendendo e confermando quindi i dubbi espressi dalla Corte di Appello di Roma sulla legittimità dei trattenimenti di due migranti, il primo aveva presentato un ricorso per irregolarità amministrativa, l’altro per richiesta di asilo. Ora quindi dovrà pronunciarsi la Corte di giustizia europea e, anche se la richiesta è di fare presto, ci vorrà comunque del tempo. Siamo di nuovo al punto di partenza, è ciò che denunciano le opposizioni, uno spreco enorme di denaro, oltre un miliardo di euro, per avere in questo momento circa 25 migranti nella struttura e rischiare di chiuderla di nuovo, come era accaduto inizialmente quando erano stati inaugurati i due edifici che prevedevano di accogliere i migranti salvati in mare, prelevati dalle barche e deportarli direttamente in Albania, pur di non far loro mettere i piedi in Italia, alimentando la propaganda del pugno di ferro contro la presunta emergenza migranti. Modificandoli in Cpr l’obiettivo è più o meno lo stesso, spostare i migranti dai Centri in Italia a quello albanese e da lì rimpatriarli. Giorgia Meloni nei mesi scorsi ha ripetuto più volte che il modello extraterritoriale della gestione dell’immigrazione era ben visto a Bruxelles, in particolare da Von der Leyen, ma si scontra con la legislazione e i diritti delle persone, soprattutto in caso di richiesta di asilo. Oggi è intervenuta la Cassazione ed è complicato che contro di essa si possa scagliare la destra accusando i magistrati di fare politica, come spesso hanno fatto con i giudici che si occupano di immigrazione e in generale contro i magistrati, brandendo una riforma che dovrebbe separare le carriere e metterli di più sotto il controllo politico.

  • Autore articolo
    Anna Bredice
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    San Siro, i dubbi sulla data del vincolo spostano la decisione del Tar a mercoledì. Intervista all’avvocata Dini

    Il Tar della Lombardia oggi si è riunito per discutere la richiesta di sospensiva dell’operazione di vendita dello stadio di San Siro arrivata da Comitato Sì Meazza. Si attendeva una decisione in giornata ma i giudici si pronunceranno domani. La decisione del Tar lombardo segnerà il destino dell’operazione San Siro. Se i giudici non accoglieranno il ricorso la procedura di vendita andrà avanti con la tabella di marcia comunicata ieri dal sindaco di Milano Beppe Sala alla sua maggioranza, e cioè la vendita dello stadio entro il 31 luglio a tappe forzate. Se i giudici accoglieranno il ricorso scatterà invece la sospensiva del procedimento: tutto fermo nell’attesa di chiarire i dubbi sulla data del vincolo o sulla conformità del bando. Sulla data del vincolo il Comune dice che i 70 anni del secondo anello scatteranno il 10 novembre 2025, secondo il Comitato Sì Meazza i 70 anni sono già scattati, e hanno portato a supporto di questa tesi diverso materiale fotografico e documentale. Roberto Maggioni e Massimo Bacchetta ne hanno parlato a Popsera con l’avvocata del comitato Sì Meazza Veronica Dini che ha partecipato all’udienza al Tar.

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