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Al Cairo chiuso centro per le vittime di tortura

Il mese scorso il Centro Nadeem, fondato nel 1993 per la riabilitazione psicologica delle vittime di violenze e torture (ma nel frattempo il lavoro del centro si è esteso anche alle donne vittime di molestia sessuale aprendo una propria clinica legale) ha ricevuto un “ordine di chiusura amministrativa” da parte delle autorità del governatorato del Cairo per violazione dei “termini della licenza” sulla base della legge n° 453 del 1954 (che però si riferisce esplicitamente a ristoranti e negozi commerciali, non alle cliniche) senza alcun altro dettaglio.

Ma già nel luglio 2014 il Ministero della Solidarietà Sociale aveva ordinato a tutte le ONG egiziane e internazionali di registrarsi ed il Governo si è arrogato l’autorizzazione a chiuderle praticamente a sua volontà, congelandone il patrimonio e negando le richieste di affiliazione con altre organizzazioni. Il centro Nadeem ha dovuto così chiudere la sua clinica legale, anche se ha continuato a fornire assistenza medica e consulenza e pubblicare rapporti su violazioni dei diritti umani, casi segnalati di torture e negligenze mediche durante le detenzioni nelle mani della polizia come è successo lo scorso novembre a Talat Sabeeb morto per un violento pestaggio che ha provocato scontri e proteste a Luxor,

E giusto pochi giorni prima della chiusura il Centro Nadeem ha pubblicato e diffuso il rapporto annuale riferito al 2015: 700 casi di tortura documentati in detenzione di cui 267 nelle stazioni di polizia e 241 nelle carceri; 137 casi di morte in detenzione e 81 per negligenza sanitaria. Un capitolo è dedicato anche alle sparizioni “misteriose” come quella di Mustafa Massouny.

di Monica Macchi

Tratto da Per i diritti umani

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