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Air Italy, cosa succederà? La parola al sindacato UIL Trasporti

Air Italy

È previsto per la prossima settimana un incontro tra i liquidatori di Air Italy, i sindacati e i rappresentanti delle due regioni interessate, Sardegna e Lombardia, per evitare il fallimento di Air Italy a due giorni dall’annuncio della messa in liquidazione della compagnia aerea italiana con sede ad Olbia.

Ieri, invece, c’è stato un incontro coi liquidatori, la ministra delle infrastrutture e dei trasporti Paola De Micheli e il presidente dell’ENAC Vito Riggio. Abbiamo provato a fare il punto della situazione col segretario generale di UIL Trasporti Claudio Tarlazzi. L’intervista di Serena Tarabini a Fino alle Otto.

La messa in liquidazione di Air Italy è stata una sorpresa dal vostro punto di vista o ve lo aspettavate?

Noi da tempo chiedevamo che intervenisse il governo perché l’impegno previsto nell’accordo del 2016, con l’ingresso di Qatar Airways, era quello che ci fosse un monitoraggio continuo da parte di tre ministeri competenti: lo Sviluppo Economico, Trasporti e Lavoro.
Quel monitoraggio non c’è stato. Era anche previsto che ci fossero degli incontri trimestrali, ma nulla di tutto questo è stato fatto nonostante il nostro grido d’allarme sia stato più volte ripetuto. Sapevamo che la compagnia andava male, ma non ci aspettavamo una cosa così repentina. Si sarebbe potuto fare in modo diverso, prendendo più tempo e ragionando con il governo su eventuali soluzioni alternative. Questo ci ha lasciati sgomenti e molto preoccupati per la sorte dei 1.500 lavoratori per i quali chiediamo un intervento del governo affinché si riattivi l’attività dell’azienda. Abbiamo anche il problema del fondo degli ammortizzatori sociali che non è stato finanziato per il 2020.

Che tipo di problemi sta creando questa situazione così improvvisa?

I voli per la Sardegna saranno protetti fino al 25 febbraio, ma poi il rischio che la regione rimanga isolata c’è. Bisogna fare la nuova procedura per la continuità territoriale che scade il 16 aprile, quindi c’è una situazione molto complicata. E questo dimostra che sta fallendo l’intero sistema del trasporto aereo civile nel nostro Paese. La crisi di Alitalia, ora quella di Air Italy e qualche settimana fa la chiusura di Ernest dimostrano che il sistema sta fallendo. Stiamo buttando via un intero settore industriale per mancanza di regole. In un mercato molto contendibile servono regole chiare e un allineamento con la concorrenza.
Le crisi aziendali sono in controtendenza con l’aumento dei passeggeri in Italia, passati lo scorso anno a 193 milioni rispetto ai 185 milioni dell’anno precedente.
Però ci sono maggiori crisi aziendali e quindi un sistema che non funziona più. Noi lo stiamo dicendo da molto tempo: servono regole chiare e punti di riferimento per allinearsi con la concorrenza, ma non siamo stati ascoltati dai governi che si sono susseguiti. Per il 25 febbraio abbiamo proclamato un altro sciopero generale del mondo dei trasporti per mettere all’attenzione del governo queste difficoltà con la speranza che si muova qualcosa.

Come vedete la possibilità di un intervento da parte di RyanAir?

È tutto ancora da verificare. RyanAir si era fatta avanti anche per Alitalia. RyanAir è una di quelle compagnie che ha tratto vantaggio dalla distorsione della concorrenza del mercato italiano. Non dimentichiamo che Regioni e aeroporti sussidiano molti vettori, tra i quali RyanAir, per 226 milioni di euro ogni anno. Ci sono compagnie che pagano per atterrare e decollare dagli aeroporti e altre compagnie che vengono invece sussidiate per fare la stessa cosa. E questo è uno dei punti che distorce la concorrenza e sul quale abbiamo più volte richiamato l’attenzione delle istituzioni pubbliche.

Dal governo cosa vi aspettate?

A me piacerebbe che si uscisse dalle emergenze, che il governo ragionasse di strategie per il settore del trasporto aereo e faccia le cose che deve fare. Gli impegni presi nel 2016 sono rimasti disattesi. Se si fosse fatto un monitoraggio più preciso sull’andamento della compagnia dopo l’ingresso di Qatar Airways forse questo si sarebbe evitato. Ora siamo in emergenza come tante altre volte.
Ora dal governo ci aspettiamo una presa di posizione molto forte. Certo, se parla con i liquidatori, questi non possono che ribadire che il mandato che hanno è quello di liquidare l’azienda. Il governo dovrebbe parlare con i soci e i titolari dell’azienda per capire se ci sono ancora possibilità di riattivare il gestione dell’azienda stessa.

Foto di GabryPlanes – Opera propria, CC BY-SA 4.0

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    1) “La gente non lascia Gaza City perché non sa dove andare o perché non può permetterselo”. Migliaia di persone restano nella città della striscia, mentre l’esercito continua a bombardarla. (Jacob Granger - MSF) 2) “Israele sta commettendo un genocidio, ma gli altri paesi hanno l’obbligo giuridico di fare tutto ciò che possono per impedirglielo”. In esteri la seconda puntata dell’intervista a Chris Sidoti, giudice della commissione Onu. (Valeria Schroter, Chris Sidoti - Commissione Onu d'inchiesta per i territori palestinesi) 3) La Francia ancora in piazza. Un milione di persone mobilitate dai sindacati per protestare contro la legge di bilancio di Bayrou. (Veronica Gennari) 4) La tragedia umanitaria della guerra in Sudan, e i sudanesi che resistono. Premiata in Norvegia una rete di associazioni comunitarie che lavorano per favorire l’ingresso di aiuti. (Irene Panozzo, analista politica) 5) Donald Trump alla corte britannica. La luna di miele tra Keir Starmer e il presidente Usa è soprattutto una questione di business. (Marco Colombo, giornalista) 6) World Music. Together for Palestine, il concerto organizzato da Brian Eno a Londra contro il genocidio. (Marcello Lorrai)

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