Approfondimenti

Ai confini tra Sardegna e Jazz

David Murray

Tradizionalmente “Ai confini tra Sardegna e Jazz”, la cui 33esima edizione prende il via sabato primo settembre per prolungarsi fino a domenica 9, si svolge nella piazza del Nuraghe di Sant’Anna Arresi: ma quest’anno alcuni appuntamenti del festival si terranno a Masainas e a San Giovanni Suergiu, anch’essi comuni del Sulcis-Iglesiente nella provincia del Sud Sardegna.

Non si tratta di una banale diversificazione di location, ma di una scelta di significato molto più profondo: Masainas, San Giovanni Suergiu, così come la spiaggia di Porto Pino a Sant’Anna Arresi, tanto rinomata turisticamente per le sue alte dune e la laguna con i fenicotteri rosa che ha alle spalle, sono teatro di frequenti sbarchi di migranti. Così le amministrazioni di Masainas e San Giovanni Suergiu hanno deciso di condividere con la rassegna l’idea, a cui è dedicata l’edizione di quest’anno, di una riflessione sul tema dell’integrazione, dell’incontro tra culture e tra popoli, o forse sarebbe meglio dire semplicemente tra esseri umani provenienti da luoghi diversi.

Non è la prima volta che “Ai confini tra Sardegna e jazz” interviene su questo tema di dolorosa attualità e al centro del dibattito politico: due anni fa “Ai confini tra Sardegna e jazz” aveva invitato e ospitato al festival dei giovani dell’Africa subsahariana arrivati dalla Libia e ospiti del Centro di accoglienza straordinario di Narcao.

David Murray
Foto dalla pagina FB di David Murray https://www.facebook.com/davidmurraymusic/

Prendere posizione sulla questione dei migranti dovrebbe essere naturale e anche doveroso per festival intitolati ad una musica che affonda le sue radici in una tragica migrazione forzata dall’Africa, che si è sviluppata in un paese, gli Stati Uniti, popolato di migranti, e a cui hanno dato un grande contributo, accanto agli afroamericani, comunità di immigrati come quelle ebraica e italiana; una musica che nella sua fusione di elementi provenienti dall’Africa e di altri provenienti dalla cultura europea è una straordinaria metafora dell’incontro e dell’integrazione. Ma ovviamente, con questi chiari di luna, una esplicita presa di posizione di questo genere da parte dei festival di jazz non è affatto scontata, e “Ai confini tra Sardegna e jazz” è una delle eccezioni: fedele alla sua idea non evasiva, non decorativa del jazz, al quale il festival di Sant’Anna Arresi ha sempre guardato con una particolare attenzione alla decisiva presenza afroamericana, e alle sue espressioni musicalmente e politicamente più impegnate.

Gli artisti in cartellone sono stati invitati a intervenire sul tema che “Ai confini tra Sardegna e jazz” ha messo al centro della sua edizione 2018. Il programma è, ça va sans dire, di alto profilo: “Ai confini tra Sardegna e jazz” è non da oggi il festival del jazz italiano di maggiore sostanza e audacia, e non stiamo parlando solo dei festival della stagione estiva.

Tra i protagonisti un maestro del sax tenore come David Murray, sia con il proprio quartetto che in un quartetto – un progetto speciale del festival – con un notevole sax tenore della giovane generazione, James Brandon Lewis, e alla batteria una delle figure di punta del jazz di oggi, Tyshawn Sorey; un beniamino del festival, il trombettista Rob Mazurek, col quale, oltre che con un proprio gruppo e in solo, si esibirà il pianista britannico Alexander Hawkins, uno dei maggiori talenti delle giovani generazioni del jazz europeo; un gruppo a cavallo tra i generi come Young Mothers; e il quartetto italiano Roots Magic, una delle migliori formazioni espresse dal jazz italiano in questi anni. Tra i momenti maggiormente attesi, la conduction nella quale Tyshawn Sorey, che ha brillato già nell’edizione dello scorso anno, dirigerà un’orchestra di giovani musicisti del Conservatorio di Cagliari.

Qui una parte dell’esibizione del trio di Tyshawn Sorey dello scorso anno.

Tyshawn Sorey
Foto dalla pagina FB di Tyshawn Sorey https://www.facebook.com/tyshawnsorey
  • Autore articolo
    Marcello Lorrai
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    1) Al via la Cop30. A Belem, il presidente Lula ha aperto i negoziati sul clima. Parallelamente, è iniziato anche il controvertice dei popoli, che porta al centro le voci dei movimenti e delle comunità indigene. (Francesco Martone, presidente dell’assemblea dei giudici del Tribunale Internazionale dei Diritti della natura) 2) Trent’anni fa veniva ucciso Ken Saro Wiwa, l’attivista e poeta nigeriano ucciso per aver protestato contro le multinazionali dell’industria petrolifera e i loro danni ambientali. Il ricordo di esteri. 3) Un presidente siriano alla casa bianca. Per la prima volta nella storia del paese, il presidente Al Sharaa visita il presidente degli stati uniti in un incontro cruciale per il futuro della Siria. (Marco Magnano) 4) La BBC nell’occhio del ciclone. I vertici dell’emittente pubblica britannica si dimettono per uno scandalo sulla manipolazione delle notizie. (Elena Siniscalco) 5) India, esplosione a New Delhi all’esterno dello storico Red Fort. Almeno 8 persone uccise. La polizia indaga sull’accaduto. (Emanuele Valenti) 6) Francia, dopo 21 giorni di carcere Nicolas Sarkozy da oggi è in libertà vigilata. Si conclude così l’epopea che l’ex presidente aveva descritto come un martirio. (Francesco Giorgini) 7) Serie Tv. Pluribus, su AppleTv la nuova creazione dell’autore di Breaking Bad (Alice Cucchetti)

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    È uscito “Vivere Le Vite degli Altri”, secondo album della band toscana Oodal che oggi è passata a trovarci a Volume. Scritto in gran parte in un casolare di montagna, l’album si muove tra elettronica e dream pop, esplorando il tema dell’identità: “Parla di perderla, ritrovarla e non capirla”, racconta la band ai microfoni di Radio Popolare, e di vivere esperienze così in simbiosi che a volte ti sembra di aver vissuto anche la vita di qualcun altro. Ascolta il MiniLive degli Oodal.

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