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Adesione molto alta allo sciopero dei magistrati contro la riforma della giustizia

Flash mob magistrati

Oggi c’è stato un flash mob sulla scalinata della Cassazione, tutti i magistrati indossavano la toga e tra le mani avevano la Costituzione. Subito dopo è bastato attraversare la piazza ed entrare in una sala per iniziare l’assemblea dell’Anm, hanno dovuto aprirne anche un’altra perché in quella prevista non entravano tutti i magistrati che protestano oggi a Roma, molti di Cassazione, molti altri in servizio ai Tribunali. Uno sciopero che nelle loro intenzioni serve soprattutto a fare capire ai cittadini che la riforma della separazione delle carriere lede i diritti di tutti di avere una magistratura indipendente. Nell’assemblea in corso l’appello che viene fatto è soprattutto questo: non è una protesta di casta, di mantenimento di privilegi, è la difesa della separazione dei poteri e della Costituzione che oggi in molti hanno portato qui. Nel giorno dello sciopero si è tenuto a Palazzo Chigi un vertice per discutere della riforma, quasi già una risposta alla protesta, il governo va avanti, il ministro Nordio va avanti, lui ex magistrato che contro i suoi ex colleghi ha usato parole dure, quasi di disprezzo. Il 5 marzo ci sarà l’incontro a Palazzo Chigi tra l’Anm e Giorgia Meloni, i magistrati porteranno le ragioni che oggi discutono qui in una mobilitazione nazionale che appare riuscita.
Anna Bredice ha intervistato il presidente dell’Anm Cesare Parodi.

Oggi, proprio mentre voi scioperate, a Palazzo Chigi c’è un vertice sulla giustizia. È quasi già una risposta al vostro sciopero, cioè noi andiamo avanti con la riforma. Ecco, voi siete stati convocati per il 5 marzo a Palazzo Chigi. Vi aspettate qualcosa di nuovo e di diverso?

Io non conosco i contenuti dell’incontro di oggi, il governo ovviamente fa le sue scelte e non credo proprio che possiamo modificare così in maniera netta le sue posizioni. Sentiremo volentieri, anzi prima di tutto ci faremo ascoltare. Il 5 cercherò di esprimere la nostra posizione. Valuteremo se e in che termini sia possibile una forma di dialogo perché il termine trattativa non mi piace, noi non abbiamo nulla da offrire purtroppo. La trattativa si fa se qualcuno può mettere sul piatto qualcosa. Noi abbiamo le nostre coscienze da mettere sul piatto e la nostra buona fede nel ritenere che l’attuale sistema sia quello ottimale. Il governo fa tutto quello che ritiene opportuno e lo rispetteremo assolutamente. A me spiace molto, ho sentito ancora di recente usare il termine dei magistrati come eversori, come qualcuno che vuole costringere a delle scelte, ma noi non ci pensiamo nemmeno, siamo persone ragionevoli. Vogliamo solo manifestare le nostre idee, né più e né meno, senza nessuna pretesa.

In questo confronto/scontro, è abbastanza inedito che il primo ad accusarvi sia il ministro della Giustizia.

Io ho il rispetto di tutti gli organi istituzionali. Possono fare le dichiarazioni che ritengono opportune in quanto sono portatori evidentemente anche di una linea governativa che fa parte, se non ricordo male, del programma di governo che gli italiani hanno votato. Quindi non mi stupisco di questo. mi stupisco forse nel momento in cui si dice che noi non avremmo titolo per manifestare il nostro pensiero perché qua  tocchiamo un principio costituzionale importante che è quello della libertà di espressione del pensiero che mi pare che non sia stato ancora limitato. Quindi il Ministro ha tutte le buone ragioni per sostenere la linea di governo. Noi abbiamo le nostre ragioni per manifestare delle opinioni dissenzienti ma non per questo non rispettose dell’opinione degli altri. Ci terrei molto a dire questo, noi abbiamo assoluto rispetto delle opinioni degli altri. Forse alle volte, e non mi riferisco necessariamente alla politica, qualcun altro ne ha meno delle nostre, ma fa parte delle regole del gioco.

Questo sciopero è anche per far capire ai cittadini quanto è importante l’indipendenza della magistratura e quanto la riforma in questione la possa minare.

Lei sta toccando il tema nettamente più difficile. Noi sappiamo che fra cittadini si è affermata progressivamente negli anni un’idea della magistratura che purtroppo non corrisponde alla realtà delle cose. Noi non siamo degli eroi, non siamo nulla di speciale, siamo degli onesti professionisti che cercano in tutti i modi di applicare correttamente la legge e di costruire la realtà. So che affermare in maniera così astratta che noi agiamo nell’interesse della garanzia dei cittadini può sembrare una forma di retorica vuota. Molti lo penseranno, molti rideranno anche di queste mie parole, ne sono convinto, ma noi dobbiamo essere prima di tutto credibili per poter essere in seguito creduti. Se non siamo prima credibili, nessuno ci crederà. Noi ci battiamo adesso per guadagnare una credibilità che purtroppo nel tempo si è in parte smarrita, e forse non solo per colpa nostra.

Ultima domanda, se questa riforma andrà in porto, voi che cosa farete?

Applicheremo la riforma con il rigore, la serietà e la puntualità con cui applichiamo tutte le leggi. Nessuno deve dubitare di questo, nessuno deve permettersi di pensare che i magistrati italiani non siano leali e fedeli a qualunque legge che verrà prolungata. Noi siamo questo, non siamo altro.

  • Autore articolo
    Anna Bredice
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    Le proteste arrivano anche nei fast food: lo sciopero nei McDonald's di Orio Center

    La mobilitazione di lavoratrici e lavoratori di McDonald’s proseguirà anche nei punti vendita gestiti da affiliati, se l’azienda continuerà a rifiutare di aprire un tavolo di trattativa per il contratto integrativo aziendale. Lo dicono i sindacati, che lo scorso fine settimana hanno indetto uno sciopero di otto ore per i dipendenti diretti di Mc Donald's Italia. L’azienda sostiene che – con il 92% dei ristoranti gestito da affiliati – non sarebbe dovuto un integrativo per i pochi punti vendita diretti, che in Italia sono solo 60 su 740. A Bergamo, dove McDonald’s ne gestisce direttamente due all’interno del centro commerciale Orio Center, con più di 70 dipendenti, hanno aderito in tante e tanti. Daria Locatelli di Filcams CGIL Bergamo ha seguito la vicenda.

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