Approfondimenti

Ci ha lasciati il nostro collega e amico Raffaele Masto

Raffaele Masto

Raffaele Masto era un conoscitore straordinario di cose di Africa.
Un giornalista e un viaggiatore vero, di quelli che vanno a vedere direttamente e poi riferiscono, senza farla troppo grossa ma con la capacità di avvolgerti nella storia che raccontano.

Per noi della radio lui era “Raffa”, da sempre, e per sempre il suo nome sarà associato ad alcuni ricordi.

Il primo è senza dubbio quello dell’umanità e della simpatia.
Raffa le aveva entrambe. Forti, dolci e calde. Sapeva alleggerire, sapeva ascoltare, era uno di quelli con cui è bello parlare e anche confidarsi. Era una sua dote.
Per quasi ognuno di noi aveva coniato negli anni un nomignolo, storpiando nome o cognome e lo usava ogni volta come saluto. A ognuno di noi almeno una volta ha dedicato il suo mantra “Tu sì che vai bene”, o il suo motto “Sono l’unico regolare qui dentro”.

Poi ci sono i suoi viaggi, l’Africa.
Raffa ogni tanto ci andava e poi la raccontava. A partire da storie grandi o da storie piccole, poco cambiava, come gli ascoltatori sanno. Lui è uno di quelli che l’Africa la raccontava già quando ancora in Italia nessuno o quasi ne parlava. Sull’Africa lui era il nostro vocabolario e la nostra bussola, di quasi ogni notizia poteva parlare perché in ”quel posto” lui c’era anche stato.
Era una miniera di aneddoti.

Poi ci sono i molti libri sull’Africa, quelli che lui ha scritto, e i moltissimi incontri in giro per l’Italia a cui lui veniva costantemente e continuamente invitato, per parlare di Africa. Lui appena aveva tempo accettava. Un’agenda fittissima, sulla cui base la segreteria cercava poi di costruire i suoi turni in redazione. Finchè non riusciva a partire per qualche nuovo viaggio.

In questo modo, fino a qualche mese fa, Raffa è stato con noi per anni ogni giorno in radio.
A lavorare, scrivere, raccontare, fare battute e alleggerirci la vita.

Poi di punto in bianco ha avuto un problema di salute importante, di punto in bianco ci ha tenuto con il fiato sospeso. Per settimane, finché è arrivato il trapianto di cuore, finché dopo un po’ anche il miracolo è sembrato possibile, finché passo dopo passo le cose si sono rimesse nella direzione giusta, sulla strada della speranza, e Raffa, anche se in ospedale, si è rimesso a sorridere, che era una delle sue caratteristiche principali e più belle.

Poi è arrivato il 21 febbraio, il virus. E in Italia da quel giorno tutto è cambiato per migliaia di persone. E da oggi purtroppo anche per noi.

Raffaele Masto era una persona allegra, umana, un grandissimo conoscitore dell’Africa, un narratore formidabile.

Per noi era Raffa, gli volevamo bene.

Tutta Radio Popolare abbraccia sua moglie Gisele e i suoi moltissimi amici.

 

  • Autore articolo
    Massimo Bacchetta
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    Un percorso attraverso la stratificazione sociale italiana, un viaggio nell’ascensore sociale del Belpaese, spesso rotto da anni e in attesa di manutenzione, che parte dal sottoscala con l’ambizione di arrivare al roof top con l’obiettivo dichiarato di trovare scorciatoie per entrare nelle stanze del lusso più sfrenato e dell’abbienza. Ma anche uno spazio per arricchirsi culturalmente e sfondare le porte dei salotti buoni, per sdraiarci sui loro divani e mettere i piedi sul tavolo. A cura di Alessandro Diegoli e Disma Pestalozza

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    Teatro. La rivoluzione delle "piscinine" milanesi vista da due piccioni in crisi esistenziale

    Teatro. La rivoluzione delle "piscinine" milanesi vista da due piccioni in crisi esistenziale Al Teatro della Cooperativa, a Milano ha debuttato in prima nazionale "Lo sciopero delle bambine", in scena Rita Pelusio e Rossana Mola di PEM Habitat Teatrali, compagnia che porta avanti una ricerca artista che declina contenuti civili e ironia. Lo spettacolo, con la regia di Enrico Messina, racconta una storia avvenuta a Milano nel 1902, quando le “piscinine”, che in dialetto meneghino significa “piccoline”, bambine, tra i sei e i tredici anni, che lavoravano senza diritti, sfruttate e sottopagate, ebbero la forza di scioperare e, per cinque giorni, fermare l’industria della moda della città. A raccontare la vicenda delle piscinine in scena sono due piccioni, due creature che abitano le piazze, le cui parole rispecchiano lo sguardo dei contemporanei, spesso stanchi e disillusi davanti alle sfide della storia. Nella trasmissione Cult Ira Rubini ha intervistato l’attrice Rita Pelusio.

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