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Addio a Mohammad Bakri, voce resistente per la Palestina libera

Mohammad Bakri

Attore, regista e sceneggiatore simbolo della resistenza palestinese, se n’è andato Mohammad Bakri, 72 anni. Nato nel 1953 in Israele in un centro arabo, iniziò a lavorare in teatro in Cisgiordania. Il primo film a cui ha partecipato è del 1983, “Hanna K” con la regia di Costa Gavras. Ha lavorato tra gli altri con Amos Gitai in “Esther” (1986), con Eran Riklis in “Finale di coppa” nel 1991. Nel 2007 fu chiamato dai Fratelli Taviani per recitare in “Masseria delle allodole”, dedicato al genocidio del popolo armeno. Bakri è diventato famoso in Italia qualche anno prima, grazie al film “Private” di Saverio Costanzo, che raccontava di un assedio israeliano nella casa di una famiglia palestinese. Una storia reale, che lo stesso Bakri conosceva bene. Nel 2002 girò di nascosto il documentario “Jenin Jenin”, film denuncia sui crimini commessi dall’esercito israeliano ai danni dei profughi nel campo di Jenin. Finì sotto processo per molti anni e il film fu censurato in Israele. Tra gli altri titoli importanti, legati al mondo arabo e contro le ingiustizie e le violenze c’è “La cospirazione del Cairo” (2022); “I fiori di Kirkuk” di Fariborz Kamkari (2010) e lo struggente “Il compleanno di Laila” di Rashid Masharawi, girato a Ramallah nel 2008.L’ultimo corto “Khaled and Nema” in cui l’attore interpreta un anziano saggio depositario della memoria, ormai perduta, della Palestina è stato premiato al Nazra Palestine Film Festival e proiettato nell’Auditorium di Radio Popolare. L’ultimo lungometraggio passato al cinema “Tutto quello che resta di te”, è ambientato durante la prima intifada e parte da ancora prima, nella Nakba del 1948, cioè da quando il popolo palestinese è stato scacciato e defraudato per la prima volta delle proprie terre. Nel film di Cherien Dabis ci sono anche due dei sei figli di Mohammad: Saleh e Adam. Saleh in questo momento è anche nel film “The Teacher” girato in Cisgiordania che pur essendo di finzione, i soprusi e l’aggressività  degli israeliani nei confronti degli abitanti dei territori, sono molto realistiche. Con Mohammad Bakri se ne va una voce coraggiosa, un artista che ha utilizzato il proprio talento per dare voce e dignità a un popolo falcidiato.

  • Autore articolo
    Barbara Sorrentini
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