In apertura sul Times of Israel, questo pomeriggio, c’era un articolo che avvisava che, per l’arrivo della tempesta Byron su Israele, i soldati di stanza nel sud del Paese sono stati mandati a casa per il fine settimana in anticipo per garantire viaggi sicuri. I servizi meteorologici israeliani hanno detto che il momento peggiore sarà questa notte, con venti fino a 90 km all’ora e piogge intense, “come non ne abbiamo mai viste”, hanno detto.
Immaginate ora l’effetto che tutto questo ha e avrà sulla Striscia di Gaza, dove già da ieri sera sta piovendo e il vento sferza le tende e i precari rifugi già piegati da oltre due anni di bombe e dolore. Le immagini che arrivano dalla Striscia oggi sono già drammatiche: le strette viuzze tra una tenda e l’altra sono fiumi di pioggia, fango e acque reflue. Vestiti, coperte e materassi sono zuppi di pioggia e non c’è modo di asciugarsi né di trovare rifugio.
“Sento le persone che gridano nel vento per cercare di non far entrare l’acqua in tenda”, ci scrive da Khan Younis Fatima. “La pioggia che un tempo qui era una benedizione ora è una maledizione”.
E mentre il vento distrugge i rifugi, e tutto ciò che la guerra aveva risparmiato, fuori dalla Striscia ci sono migliaia di tende nuove di zecca pronte a entrare, ma bloccate da mesi al confine.
“Le disgrazie a Gaza non arrivano mai da sole”, commenta Sami via WhatsApp, ricordandoci che nulla è cambiato con il cessate il fuoco: la gente continua a morire e gli aiuti continuano a non entrare, mentre loro lottano quotidianamente contro la paura, il dolore e – ora – la pioggia.


