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“A Casa” di Sandrine Martin incarna la storia delle donne migranti

casa

Quando Mona e Monika si incontrano ad Atene, nell’aprile del 2016, la prima ha appena scoperto di essere incinta e la seconda lavora da un mese come ostetrica nella clinica dell’ONG Medici del Mondo, che segue i rifugiati autorizzati a fare domanda per il Programma di Rilocalizzazione d’Urgenza dell’Unione Europea. Mona è siriana e spera di riuscire a partire il prima possibile per la Germania con il marito, per raggiungere dei parenti e iniziare una nuova vita. In realtà, si ritroverà bloccata in un limbo burocratico e in un paese in profonda crisi economica di cui non parla neanche la lingua. Monika, invece, è greca e la crisi e la precarietà le vive sulla sua pelle. Lei che riesce a tirare avanti solo grazie all’aiuto dei suoceri, visto che il suo stipendio non basta per mantenere sua figlia e suo marito, in cerca disperata di un lavoro retribuito nel mondo delle costruzioni che finirà per trovare solo fuori dal paese.

È con un ritmo dilatato, quasi intorpidito, come a riflettere lo stato di attesa interminabile in cui vivono i migranti in transito, che il graphic novel “A Casa” racconta le storie parallele di queste due donne. Che si incrociano e si annodano e nei nove mesi che mancano al parto di Mona. Tracciando contemporaneamente anche un affresco della storia recente. Riportandoci ad esempio in un’Atene sull’orlo del baratro, da cui chi può cerca di scappare diventando un migrante economico, e rievocando il percorso infernale dei rifugiati siriani in fuga dalla guerra, che lasciano dietro di sé anche le loro radici, la loro famiglia e la loro casa.

Sono storie di sradicamento tristi e malinconiche, una sensazione amplificata dalla scelta dell’autrice Sandrine Martin di usare come colori principali il blu e il rosso, ma che ricordano l’importanza di saper tessere e coltivare i rapporti tra le persone e che non chiudono mai completamente la porta alla speranza di un futuro migliore.
Il libro, che si ispira a uno studio sul campo dedicato alle relazioni tra donne incinte migranti e personale sanitario, è nato come un romanzo a fumetti proprio per poter entrare nell’intimità dei personaggi, tracciandone dei ritratti delicati e concreti allo stesso tempo.
La scelta del fumetto ha anche permesso di combinare i racconti di cinque donne siriane raccolti dall’antropologa Cynthia Malakasis, dando vita alla storia di Mona. Che non è un personaggio reale, quindi, ma che incarna le realtà vissute da migliaia di donne nel loro viaggio sulle strade dei migranti.

A Casa, di Sandrine Martin, 208 pagine a colori, Tunué editori, 17 euro e 50.

  • Autore articolo
    Luisa Nannipieri
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