Approfondimenti

A cosa serve la logica del nemico esterno

Matteo Salvini

Non si era mai visto, dalla caduta del fascismo, un governo così aggressivo a livello internazionale.

Il governo è in carica da meno di due settimane e ha già causato tre incidenti diplomatici. Tutti intestabili al ministro dell’Interno, Matteo Salvini.

Il primo è stato con la Tunisia. Salvini ha detto che la Tunisia ‘esporta galeotti’. Il governo di Tunisi ha convocato l’ambasciatore italiano per protestare. Il secondo è stato con Malta. “Fa soldi con le Ong” ha attaccato Salvini. La Valletta ha invitato il nostro governo a evitare le provocazioni.

L’ultima e più grave tensione è quella con la Francia. Dopo le esternazioni di Macron contro la condotta di Roma nel caso Aquarius, filtrate da un consiglio dei ministri di Parigi, il governo italiano ha alimentato il caso, attaccando a sua volta la Francia. Uno scambio di battute concluso, per ora, da Macron: “Chi cerca la provocazione – si è chiesto alludendo a Salvini – chi è che dice ‘io sono più forte dei democratici e una nave che vedo arrivare davanti alle mie coste la caccio via’?

Il presidente del Consiglio Conte si dichiara orientato a non andare al bilaterale Francia Italia previsto venerdi a Parigi se non arriveranno le scuse di Macron. “Spero che la Francia si scusi” ha incalzato Salvini su Twitter.

Dall’Eliseo, sede della presidenza francese, fanno però sapere che nessuna richiesta di scuse è arrivata dal governo italiano, né è stata comunicata alcuna volontà di annullare il bilaterale. Siamo insomma di fronte all’ennesima battaglia condotta a colpi di propaganda e di tecniche di comunicazione spregiudicate. Lo stesso Salvini, nelle vesti ufficiali di ministro dell’Interno, rispondendo a una interrogazione parlamentare sul caso Aquarius al Senato, ha messo nel mirino anche il nuovo governo della Spagna, usando l’arma del sarcasmo: “Sanchez avrà ampio margine per esercitare la sua generosità nelle settimane a venire”.

Salvini adotta una modalità di fare politica molto simile a quella di Donald Trump, con l’avallo e la partecipazione del presidente del Consiglio Conte e degli alleati del Movimento 5 Stelle.
Una rivoluzione permanente, una campagna elettorale permanente. Slogan semplici, percepiti e capiti da tutti. Mentre chi si oppone è costretto ad articolare e sviluppare concetti complessi, lui usa una drammatica semplificazione.

Soprattutto, l’arma potente di Salvini e di questo governo è quella della logica del nemico esterno. Una logica tipica dei regimi autoritari. “Siamo sotto attacco da sud” ha detto Salvini, per descrivere il fenomeno dell’immigrazione. Sotto attacco. Come se ci fosse una guerra. E quando c’è la guerra ci si difende e non sono ammesse opinioni dissonanti. L’obiettivo finale, infatti, è di politica interna. L’obiettivo finale è mettere a tacere gli avversari politici.

Se qualcuno preferisce il business dell’immigrazione si accomodi in una coopertiva e non al Senato”. Sono le parole con cui Salvini ha cercato di zittire, durante il question time a Palazzo Madama, i senatori che lo contestavano. Pronunciate dal ministro dell’Interno nonché vero uomo forte del governo sono parole che dovrebbero preoccupare.

Qualcosa di simile si vede nell’Ungheria di Orban, che in effetti è uno dei punti di riferimento politici di Salvini.

Yascha Mounk, autore di ‘Popolo vs Democrazia’ spiega che leader come Orban “si ritengono i soli ad essere autorizzati a parlare a nome del vero popolo e chi non è d’accordo è delegittimato e potrebbe perdere i propri diritti“.

Matteo Salvini
Foto dal profilo FB di Matteo Salvini https://www.facebook.com/salviniofficial/
  • Autore articolo
    Luigi Ambrosio
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    Una terza via sui manicomi, dopo la loro chiusura stabilita dalla legge Basaglia. È quella che ha invocato il ministro dell’Interno Piantedosi, commentando l’accoltellamento della donna a Milano per mano di un uomo con problemi psichiatrici. Il capo del Viminale ha detto che il caso richiama l’attenzione sul tema, evocando di fatto la riapertura di strutture simili ai manicomi. “Credo vada riconsiderata una terza via con trattamenti delle persone che garantiscano la sicurezza dei cittadini”, ha spiegato Piantedosi in tv. La maggioranza nei mesi scorsi aveva già provato a mettere mano con una riforma alla legge Basaglia. Ma non è la legge 180 ad aver creato insicurezza e abbandono, bensì il definanziamento della sanità pubblica. Come spiega Massimo Cirri, psicologo e conduttore radiofonico.

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    È morto Giorgio Forattini. Il vignettista aveva 94 anni. Fondatore della rivista satirica Il male, nella sua lunga carriera ha lavorato per molti tra i maggiori quotidiani nazionali, da Repubblica, alla Stampa, a Paese Sera al Giornale. Per decenni ha commentato le vicende politiche italiane, con un bianco e nero inconfondibile e una scorrettezza esibita e divertita, la sua vera cifra stilistica. Il ricordo del disegnatore e fumettista Stefano Disegni.

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    Un lombardo su dieci è straniero. Lavora, paga le tasse ma non riesce a emergere socialmente

    Sono più di un abitante su dieci della Lombardia, lavorano, pagano le tasse, hanno figli che vanno a scuola ma restano ai piani bassi dell’ascensore sociale. È il ritratto degli stranieri nella nostra regione, fotografato dal dossier immigrazione che è stato presentato oggi. Rispetto a un anno fa sono aumentati del 2,3%, la meta preferita Milano e il suo hinterland. Del milione e 200mila stranieri, poco meno di un milione ha il permesso di soggiorno, circa la metà di lungo periodo. “Questo nonostante le difficoltà nell’ottenerlo”, dice Maurizio Bove, presidente di Anolf Lombardia, una delle realtà che ha elaborato il rapporto, che chiede una netta revisione delle norme per la regolarizzazione dei migranti.

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    Esteri di martedì 04/11/2025

    1) Israele, la diffusione del video delle torture nel carcere di Sde Teiman non è il problema. Gli abusi e l’impunità lo sono. (Daniel Solomon - physicians for human rights) 2) New York al voto. Trump minaccia gli elettori che devono scegliere il prossimo sindaco della città, in un’elezione che potrebbe rimodellare il partito democratico. (Roberto Festa) 3) E’ morto Dick Cheney. Il potente vice presidente americano artefice della guerra al terrore che plasmò gli stati uniti contemporanei. (Martino Mazzonis) 4) Francia, la battaglia contro il fast fashion è persa prima ancora di iniziare. A Parigi apre il primo negozio fisico di Shein, il colosso cinese noto per il pesante impatto ambientale e le vergognose condizioni dei lavoratori. (Francesco Girgini) 5) Spagna, la riconciliazione con il Messico passa dall’arte e dalla cultura. Madrid non ha ancora chiesto scusa per il periodo coloniale ma con una mostra e l’assegnazione del premio Cervantes prova a ricucire lo strappo. (Giulio Maria Piantedosi) 6) Belem 2025, ultima chiamata. Diario dalla Cop30: la flotilla dei popoli indigeni partita dal messico in viaggio verso il Brasile. (Alice Franchi) 7) Rubrica Sportiva. Il ritiro di Bopanna, il grande veterano del tennis mondiale. (Luca Parena)

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    L'Orizzonte è l’appuntamento serale con la redazione di Radio Popolare. Dalle 18 alle 19 i fatti dall’Italia e dal mondo, mentre accadono. Una cronaca in movimento, tra studio, corrispondenze e territorio. Senza copioni e in presa diretta. Un orizzonte che cambia, come le notizie e chi le racconta. Conducono Luigi Ambrosio e Mattia Guastafierro.

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    Un percorso attraverso la stratificazione sociale italiana, un viaggio nell’ascensore sociale del Belpaese, spesso rotto da anni e in attesa di manutenzione, che parte dal sottoscala con l’ambizione di arrivare al roof top con l’obiettivo dichiarato di trovare scorciatoie per entrare nelle stanze del lusso più sfrenato e dell’abbienza. Ma anche uno spazio per arricchirsi culturalmente e sfondare le porte dei salotti buoni, per sdraiarci sui loro divani e mettere i piedi sul tavolo. A cura di Alessandro Diegoli e Disma Pestalozza

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