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Nasce un nuovo paese, si chiama Refugiandia

Giornata Mondiale del Rifugiato. Ormai la si celebra con una certa ritualità. I temi con cui la si ricorda sono sempre gli stessi. Quest’anno torneremo a dire che i rifugiati non sono mai stati così tanti, circa sessanta milioni in tutto il mondo, cioè un intero paese di medie proporzioni, per esempio l’Italia.

Se tutti insieme avessero una terra farebbero una nazione: certamente una nazione accogliente, perché sanno cosa vuol dire lasciare il proprio paese, le proprie case, gli affetti magari di corsa perché arriva la guerra, con poche cose, quelle che possono stare “appese” al proprio corpo, nelle tasche consunte di abiti che vanno in pezzi.

Sicuramente farebbero una nazione che “ripudia la guerra”, ma che la ripudia veramente. Si, perché sanno bene che si diventa rifugiati soprattutto a causa della guerra. Non solo: oggi le guerre moderne non uccidono in maggioranza combattenti, soldati, militari. No, uccidono civili, spesso i più indifesi, i più fragili come gli anziani, i bambini, le donne gravide. E poi sanno bene che in queste maledette guerre moderne loro sono praticamente usati, diventano un arma in più in mano a una delle parti in guerra, magari la stessa che li ha fatti fuggire. Si, perché ad avere rifugiati e profughi sulla propria terra significa ottenere aiuti umanitari, cibo, acqua, abiti che le autorità (cioè una delle parti belligeranti) devono distribuire. Risultato: i combattenti non avranno mai fame, i rifugiati quasi certamente sì.

E poi avere rifugiati sul proprio territorio dà la possibilità di usarli come un ricatto, oppure come ostaggi, magari chiedendo riscatti (concessioni politiche, territoriali o altro). Insomma, i rifugiati sono un business, producono ricchezza, in termini di denaro o in politica.

E infine i rifugiati, i loro campi organizzati o improvvisati sono immensi serbatoi di migranti potenziali. Quei migranti che fanno tanta preoccupazioni ai politici europei che progettano muri, che inventano regole, leggi e centri. Magari gli stessi che dalle guerre traggono vantaggi, o che attraverso le guerre ipotizzano equilibri a loro più favorevoli.

In mezzo i migranti, ignari, inconsapevoli, finiti negli ingranaggi infernali di una macchina spietata che oggi celebra la loro condizione.

Questo articolo è stato pubblicato originariamente sul blog Buongiorno Africa

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    Raffaele Masto
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