Approfondimenti

Minacce, annullato il concerto di Bello FiGo

Fino a due settimane fa Bello FiGo Gu lo conoscevano quasi esclusivamente i teenager divertiti dal suo LOL Rap: canzoni in bassissima fedeltà, ironiche, demenziali o geniali a seconda dei gusti di chi le ascolta. Le sue canzoni più cliccate si intitolano “Pasta con tonno”, “Mi faccio una SeGha”, “Kebab”, “Referendum Costituzionale”, e rendono abbastanza bene il mondo di gag, più o meno ironiche, dentro cui si muove il personaggio. Quello che fa, il suo stile,  lui lo chiama Swag, parola per indicare qualcosa di figo. Se volete capirne qualcosa di più, in questo pezzo di dicembre 2013 Mattia Costioli scandaglia alcuni dei testi di Bello FiGo Gu.

Poi, come dicevamo, succede qualcosa. Il primo dicembre scorso Bello FiGo appare nel tempio del populismo televisivo italiano, la trasmissione “Dalla vostra parte” di Rete 4. Ospite in studio Alessandra Mussolini, collegato in diretta un comitato di cittadini di quelli del tipo “prima gli italiani”. Tema della puntata, l’ultima canzone di Bello FiGo, che si intitola “Non pago affitto”. In quel brano Bello FiGo dice di essere arrivato in Italia con la barca, che nel suo paese non c’è la guerra, che non vuole lavorare, non vuole pagare l’affitto, dice di vivere in albergo, di votare Renzi, e -probabilmente la colpa più grave- di volere il Wifi. O meglio, il WiFFi.

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Un corto circuito pazzesco: il peggiore incubo dei razzisti, il profugo che vive sulle spalle degli italiani e vuole addirittura il Wifi, gli si era materializzato davanti, nella persona di Bello FiGo.

“Allora esiste davvero!”, devono aver pensato.

“Sei da prendere a calci in culo”, gli ha urlato contro subito una inferocita Alessandra Mussolini. Pensate come avrebbe reagito se Bello FiGo gli avesse detto che tempo fa aveva fatto una canzone anche su suo nonno.

“Tagliati quel ciuffo biondo e tornatene al tuo paese”, gli ha urlato gesticolante un paio di volte.

Peccato che il suo paese sia l’Italia, arrivato qui dodici anni fa dal Ghana. Bello FiGo prova a dirlo, coperto dalle urla degli ospiti in studio. E dice anche un’altra cosa: “È la vita stessa dei profughi una provocazione”. Ma nessuno sembra sentire queste parole.

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“La sua stessa presenza in studio ha distrutto vent’anni di narrazione politica sui migranti, di destra e di sinistra” ha scritto Alessio Banini.

Che il personaggio possa piacere o meno è lecito, le minacce fasciste ai gestori di un locale che hanno deciso di farlo suonare fanno emergere tutta la violenza dei razzisti italiani, e sono inaccettabili.

Non si tratta solo di insulti da social, i gestori del locale -che preferiscono non rilasciare interviste- fanno capire che il clima attorno alla data era diventato pesante, “vere e proprie minacce”. Anche la Questura di Brescia è stata avvisata di quanto successo.

Questo è il comunicato del locale Latteria Molloy di Brescia che annuncia l’annullamento del concerto:

“Siamo spiacenti di comunicare che lo spettacolo di Bello Figo previsto per venerdì 23 dicembre alla Latteria Molloy è stato annullato. Al di là delle possibili polemiche, che erano state messe in conto, abbiamo ricevuto vere e proprie minacce che non ci permettono di far svolgere il concerto serenamente e garantire la sicurezza per il pubblico. Il clima di svago e divertimento che quell’evento avrebbe dovuto creare è stato irrimediabilmente compromesso. In questi primi 10 anni di attività la Latteria è sempre stata un luogo di aggregazione, e non di divisione e di conflitto. Da qui la scelta di cancellare il concerto, o quantomeno di rimandarlo a tempi più sereni. Grazie a chi comprende e ci supporta. Vi lasciamo con un disegno che Davide Toffolo aveva realizzato per l’occasione”.

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  • Autore articolo
    Roberto Maggioni
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    Aree interne, non piace il riferimento del governo al declino demografico: per Legambiente nell’Oltrepo pavese c’è un’inversione di tendenza

    Nuova strategia e organismi di gestione per i fondi per le aree interne fino al 2027. Lo ha deciso il governo, con poca convinzione nella possibilità di invertire lo spopolamento e il declino economico di ampie zone d’Italia, più al sud che nel centro nord. In tutto ci vivono oltre 13 milioni di persone. In Lombardia le aree interne sono Valcamonica e Valcamonica in provincia di Brescia, Val d’Intelvi in quella di Como, e l’Oltrepo pavese. Per supportare questi territori ci saranno strutture dalla presidenza del consiglio alle regioni, passando per gli enti territoriali comprensoriali che dovranno attivarsi per coordinare il lavoro in rete. Come nella precedente strategia rimangono centrali i servizi per chi vive in questi territori, dalla sanità alla scuola, passando per le connessioni digitali e i trasporti. L’invecchiamento della popolazione, secondo il documento del governo, appare maggiore in questi territori, i migranti possono aiutare a diminuire questa prospettiva, così come ci sono segnali di ripresa del commercio in alcuni territori. Fabio Fimiani ha sentito Patrizio Dolcini di Legambiente Oltrepo pavese, una delle aree interne della Lombardia.

    Clip - 01-07-2025

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    “Jazz in un giorno d’estate”: il titolo ricalca quello di un famoso film sul jazz girato al Newport Jazz Festival nel luglio del ’58. “Jazz in un giorno d’estate” propone grandi momenti e grandi protagonisti delle estati del jazz, in particolare facendo ascoltare jazz immortalato nel corso di festival che hanno fatto la storia di questa musica. Dopo avere negli anni scorsi ripercorso le prime edizioni dei pionieristici festival americani di Newport, nato nel '54, e di Monterey, nato nel '58, "Jazz in un giorno d'estate" rende omaggio al Montreux Jazz Festival, la manifestazione europea dedicata al jazz che più di ogni altra è riuscita a rivaleggiare, anche come fucina di grandi album dal vivo, con i maggiori festival d'oltre Atlantico. Decollato nel giugno del '67 nella rinomata località di villeggiatura sulle rive del lago di Ginevra, e da allora tornato ogni anno con puntualità svizzera, il Montreux Jazz Festival è arrivato nel 2017 alla sua cinquantunesima edizione.

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    Poveri ma belli - 01-07-2025

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    E’ morto l’architetto Francesco Borella, per tanti il papà del Parco Nord Milano. Lo ha diretto per venti anni dagli inizi degli anni ‘80, quando lo ha progettato insieme al paesaggista Adreas Kipar. Cava dopo cava, orto spontaneo dopo orto spontaneo, aziende agricole in dismissione dopo aziende agricole a fine ciclo, ha rigenerato e riconesso con percorsi ciclopedonali l’ampia area che tra Sesto San Giovanni e Cinisello Balsamo si estende a Cusano Milanino, Cormano e ai quartieri milanesi di Affori, Bruzzano, Niguarda e Bicocca. Un parco che negli anni ‘70, quando è stato voluto con le mobilitazioni popolari, sembrava impensabile che potesse avere le presenze che ha il più noto e storico Parco di Monza. Fabio Fimiani ha chiesto un ricordo dell’attuale presidente del Parco Nord di Milano, Marzio Marzorati. Radio Popolare si stringe affettuosamente con un abbraccio ai figli Joanna, Cristiana, Giacomo e Sebastiano Borella.

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    Il podcast di Francesco Tragni e Giuseppe Fiori registrato dal vivo a Germi. Enrico Gabrielli è stato il secondo ospite che ha raccontato quali sono i suoi vinili di riferimento: polistrumentista, compositore e arrangiatore, ha collaborato con artisti come Muse e PJ Harvey, e fa parte dei gruppi Calibro 35, Winstons e Mariposa (in passato anche negli Afterhours). Complessivamente compare in oltre 200 dischi. Ha anche suonato il flauto traverso nella sigla di Dodici Pollici.

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