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Rischio colera, la malattia dei poveri

Continua a salire il numero dei morti ad Haiti. L’ultimo bilancio ha superato abbondantemente la cifra di 900 vittime per le quali sono stati dichiarati tre giorni di lutto nazionale.  Aumenta anche il numero delle persone che hanno perso tutto ed hanno bisogno di assistenza totale. Almeno 350 mila sono raccolte in campi di fortuna dove non c’è ancora nulla di organizzato.

Questa promiscuità e la mancanza di igiene, di latrine, di acqua potabile rischia di far esplodere le epidemie, in particolare quella di colera. Ad Haiti il colera c’è da quando fu devastata dal terremoto del 2010. Da allora avrebbe fatto almeno diecimila morti.

Ora c’è il rischio che i danni provocati dall’uragano facciano registrare un nuovo picco di questa malattia che, allora come adesso, è provocata da un batterio che si annida nell’acqua inquinata. Un paradosso perché per curare il colera basterebbe dell’acqua potabile ma ad Haiti l’acqua manca anche in condizioni di normalità, figuriamoci col terremoto o con l’uragano.

I morti per il colera, che non è altro che una grave disidratazione provocata da violente scariche di diarrea o di vomito, sono, dunque, più che il prodotto di un batterio il frutto di una estrema povertà.

Per curare un malato di colera molto spesso basta solo idratarlo per via orale, cioè farlo bere acqua pulita. Ma anche questo bene essenziale, semplice, banale, ad Haiti manca.  Le grandi agenzie umanitarie hanno già lanciato l‘allarme perché è quasi certo che l’epidemia esploderà nelle disperate condizioni igieniche nelle quali la gente è costretta a vivere.

Per curare la malattia basta aggiungere ad un litro d’acqua mezzo cucchiaino di sale, sei di zucchero e mezza banana schiacciata. Un rimedio semplice, alla portata di tutti. Peccato che manchi quel maledetto litro di acqua potabile.

  • Autore articolo
    Raffaele Masto
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    “Abbiamo sempre preferito la take imperfetta ma magica”: i Satantango raccontano il nuovo album

    Un debutto interessante quello dei Satantango, nuovo progetto shoegaze proveniente dalla provincia cremonese. Il duo, composto da Valentina e Gianmarco, è oggi passato a Volume per raccontare e suonare in acustico alcuni brani del nuovo album “Satantango”. Il titolo è lo stesso di un film ungherese del 1994 della durata di oltre sette ore: “l’ambientazione e le atmosfere sono molto simili a quelle che ci sono nei nostri posti”, spiega il duo. Tra shoegaze, dream pop e slowcore, l’album dipinge un immaginario bianco e nero tra malinconie di provincia e nebbia, cinema chiusi e un senso di innocenza perduta, ed è ricco di riferimenti a pellicole vintage come “Gioventù Amore e Rabbia”. L'intervista di Elisa Graci e Dario Grande e il MiniLive dei Satantango.

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