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La strada in salita di Arexpo

Manca ancora un ultimo passo, la nomina dei due membri del governo, poi il nuovo Consiglio di amministrazione di Arexpo sarà operativo.

Mercoledì sera una veloce riunione dei soci ha formalizzato la nomina a presidente della società di Giovanni Azzone, rettore del Politecnico di Milano e indicato dall’amministrazione comunale milanese; di Giuseppe Bonomi ad amministratore delegato in quota Regione Lombardia e di Chiara della Penna in quota Fondazione Fiera. La prossima assemblea dovrà sancire l’ingresso del governo in Arexpo con la nomina di due membri nominati dal ministero dell’Economia. Si attende il via libera dalla Corte dei Conti del decreto della presidenza del Consiglio dei ministri che ha messo nero su bianco l’ingresso dell’esecutivo nella società proprietaria dei terreni su cui si è svolta l’esposizione universale.

Come cambia l’assetto societario di Arexpo
Il Governo avrà il 40 per cento delle quote di Arexpo, Regione Lombardia e Comune di Milano passeranno dal 34 al 25 per cento a testa, a Fondazione Fiera andrà il restante 10 per cento. Quest’ultima avrebbe voluto togliersi dalla partita cedendo le sue quote al governo. Fiera è uno degli attori che più ha guadagnato da Expo, contemporaneamente vecchia proprietaria di 2/3 dei terreni e nuova proprietaria attraverso Arexpo.

Il governo dovrebbe entrare nel cda con 50 milioni di euro, un “intervento finanziario di Stato attuato attraverso la sottoscrizione di un aumento di capitale di Arexpo”, e sarà la vera guida della società. Il decreto del Consiglio dei ministri stabilisce infatti che il cda avrà bisogno del voto favorevole della maggioranza con “almeno uno dei due amministratori designati dal Ministero dell’Economia”.

Non ci saranno commissari straordinari sul modello di Giuseppe Sala per Expo, l’ipotesi era circolata nelle scorse settimane per la gestione del fast Expo, la fase transitoria che vedrà protagonista la Triennale di Milano, ipotesi poi accantonata anche per il parere negativo del Comune di Milano e della Regione.

I nodi da sciogliere
Il fast Expo sarà uno dei nodi che il nuovo cda di Arexpo dovrà affrontare e sciogliere. Si tratta del progetto voluto dal presidente della giunta lombarda Roberto Maroni e dal presidente della Triennale Claudio de Albertis che prevede da fine maggio 2016 l’inaugurazione in due ex padiglioni di Expo, il supermercato del futuro della Coop e l’auditorium, della ventunesima Esposizione internazionale “design after design”.

La Regione ha detto di aver stanziato 16 milioni di euro per questo progetto, soldi al momento bloccati perché pende il rischio che l’Unione europea li consideri “aiuti di Stato”, e quindi vietati dalla Ue. Per Maroni tocca al governo chiarire che non si tratta di aiuti di Stato, ma nel decreto Arexpo questo chiarimento non c’è. Senza fondi e con i tempi sempre più stretti, il progetto rischia di saltare.

Altro nodo da sciogliere quello dei contenziosi aperti tra Arexpo ed Expo Spa. Quest’ultima ha messo a bilancio 86,8 milioni come crediti nei confronti di Arexpo. Soldi usati da Expo Spa per l’infrastrutturazione del sito espositivo, per l’acquisto di aree minori e per le bonifiche riconosciute, 6 milioni. A questi si aggiungono altri 66 milioni di euro finiti sempre dentro al capitolo bonifiche, che però Arexpo non riconosce come tali. Sono quei crediti che hanno permesso a Giuseppe Sala di presentare un bilancio consuntivo con il segno più per 14 milioni alla voce patrimonio netto.

Ma chi li pagherà questi 153 milioni totali?

Se li pagherà Expo Spa, si aprirà una voragine nel suo bilancio, con tutto quello che significherà per la campagna elettorale del fu commissario, oggi candidato sindaco di Pd e Sel, Giuseppe Sala. Se li pagherà Arexpo si apriranno voragini nei bilanci degli enti soci, Comune di Milano e Regione Lombardia, che dovranno concorrere per il loro 25 per cento. Terza ipotesi, un intervento straordinario del governo.

In ogni caso si tratterà di soldi pubblici, ancora una volta usati per alimentare la macchina di Expo, oggi in versione post. E c’è da scommetterci, i debiti di Expo diventeranno il futuro investimento di Arexpo, come per magia.

Matteo Renzi sogna sull’area una cittadella della ricerca, lo Human Technopol coordinato dall’Istituto italiano tecnologico di Genova, ma occuperà solo 30mila metri quadrati su un milione. Il progetto di campus universitario presentato dal rettore della Statale Gianluca Vago ne occuperebbe 200mila, un’altra parte finirà ad Assolombarda. La nuova Arexpo dovrà diventare la regista dell’operazione mettendo al tavolo tutti gli attori interessati, quel soggetto unico chiesto anche ai nostri microfoni dal rettore Vago.

Un affollamento di responsabilità per una società che in questo momento non ha neanche personale e competenze dedicate all’operazione.

  • Autore articolo
    Roberto Maggioni
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    “Potevano entrare tutti quelli che non facevano entrare negli altri locali” racconta la cantante e musicista Patrizia Di Malta ricordando il celebre Plastic. Nel locale “ci si sentiva quasi in una piccola New York”: era un catalizzatore di musica, mode e culture alternative internazionali, nonchè punto di riferimento della comunità queer. “Anche solo fare la fila fuori era parte dell’esperienza” continua Piergiorgio Pardo, “c’era una selezione all’ingresso, pensata per far stare bene persone eccentriche che lì non si sentivano giudicate”. Ascolta l’intervista di Elisa Graci e Dario Grande.

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    Un percorso attraverso la stratificazione sociale italiana, un viaggio nell’ascensore sociale del Belpaese, spesso rotto da anni e in attesa di manutenzione, che parte dal sottoscala con l’ambizione di arrivare al roof top con l’obiettivo dichiarato di trovare scorciatoie per entrare nelle stanze del lusso più sfrenato e dell’abbienza. Ma anche uno spazio per arricchirsi culturalmente e sfondare le porte dei salotti buoni, per sdraiarci sui loro divani e mettere i piedi sul tavolo. A cura di Alessandro Diegoli e Disma Pestalozza

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