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Francesco chiude una ferita storica

La tappa in Chiapas di Papa Francesco sarà meno spettacolare di quella all’Avana con l’abbraccio al Patriarca di Mosca Kirill, ma con significati ben più importanti per la storia del continente americano. Bergoglio prima della Messa a San Cristobal de las Casas consegnerà nelle mani del Vescovo del Chiapas Enrique Diaz un decreto pontificio con il quale si autorizza l’uso delle lingue indigene locali nella liturgia cattolica. Ed è un altro muro che cade, quello della discriminazione culturale subita dagli indios durante la conquista europea delle Americhe. La lingua dei Maya era tra i pochissimi idiomi precolombiani che avevano sviluppato una forma scritta prima dell’arrivo degli spagnoli. Una scrittura simile, dal punto di vista strutturale, a quella giapponese, ma che gli europei chiamarono geroglifica considerandola, erroneamente, simile a quella degli antichi egizi. Per i sacerdoti che accompagnavano i conquistadores, la scrittura maya così come quella azteca, erano segni della presenza del “Maligno” tra quei popoli e andava “estirpata” e dimenticata. I primi roghi in America non furono, infatti, eretti per bruciare persone, ma la storia scritta dei vinti. Per questo motivo rimase ben poco dei codici aztechi, mentre qualcosa di più si è recuperato della scrittura maya perché i glifi di quest’’ultima diventavano stucchi che decoravano templi e palazzi del potere. L’opera di sradicamento della lingua e della cultura indigena fu parte centrale dell’opera di evangelizzazione forzata e violenta dei popoli amerindiani. Popoli che venivano privati dalla loro lingua, e che per apposito decreto reale, non potevano essere alfabetizzati in castigliano. Analfabeti a vita quindi che dovevano fidarsi di ciò che raccontava il sacerdote o il funzionario pubblico. A partire dagli anni ’60, quando venne autorizzato da Paolo VI l’uso delle lingue “locali” nella liturgia, per i paesi americani questa rivoluzione valse solo per le lingue “nazionali”, e cioè per lo spagnolo o il portoghese. Ma i teologi della liberazione cominciarono lo stesso a introdurre preghiere e parti della liturgia nelle diverse lingue indigene americane, soprattutto in centro America e nel mondo andino, anche se non autorizzati. Il luogo dove avverrà lo storico evento non è stato scelto a caso, perché la città di San Cristobal de las Casas, capitale culturale del Chiapas, fu sede vescovile di Bartolomé de la Casas, il primo sacerdote ordinato in America e diventato, grazie alle sue documentate denunce sulle condizioni di vita e delle violenze subite dagli indios, “protector universal de todos los indios de las Indias”. Il sacerdote dominicano è passato alla Storia come colui che ebbe il coraggio di contrapporsi agli interessi dei proprietari terrieri spagnoli conducendo una battaglia che portò alle cosiddette “nuovi leggi”, che vietavano l’uso degli indios come schiavi e imponevano il rispetto delle loro proprietà. Un grande successo politico, ma che nella pratica rimase lettera morta. Francesco sbarca in quella terra all’estremo sud del Messico che è anche la terra della rivolta zapatista iniziata il 1° gennaio 1994, lo stesso giorno in cui entrava in vigore l’accordo di libero scambio del Nord America, il famigerato NAFTA. Visiterà nella Cattedrale di San Cristobal la tomba di Samuel Ruiz, il vescovo del Chiapas che fu mediatore ufficiale tra zapatisti e Governo messicano e che non godeva certo di simpatie nel Vaticano di Papa Wojtyla. Il Chiapas è soprattutto terra di contraddizioni sociali e la porta d’ingresso in Messico per le migliaia di disperati che dal Centro America tentano di raggiungere gli Stati Uniti percorrendo l’intero paese da sud a nord. Ci saranno parole forti senz’altro sui temi della terra e dei migranti, ma quando consegnerà il decreto che autorizza l’uso delle lingue maya Tzotzil, Tzeltal e Ch’ol si chiuderà simbolicamente una pagina tra le più buie nella storia americana e della quale la Chiesa fu diretta responsabile e protagonista. A distanza di 500 anni, la Chiesa di Francesco non teme più le differenze culturali, ovviamente all’interno dell’ambito dottrinale della fede cattolica. E questa è la più forte impronta lasciata dalla formazione gesuitica sul primo Papa uscito dall’ordine di Sant’Ignazio. Una visione che ci rimanda indietro di 400 anni fino a quella che fu la più originale esperienza di evangelizzazione dell’intero continente americano, le Missioni gesuitiche del Paraguay nelle quali si pregava e si leggeva la bibbia in guarany senza costrizioni e senza eserciti a supporto della presenza cristiana. Un approccio alla fede in controtendenza che era stato stigmatizzato e combattuto dalle potenze dell’epoca e che oggi, inaspettatamente, si ripropone in tutta la sua forza e suggestione.

  • Autore articolo
    Alfredo Somoza
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    La Lega al Senato ha deciso di fare marcia indietro sull’educazione sessuale e affettiva nelle scuole. Dopo avere condiviso con Valditara la linea dura che prevede il no all’educazione nelle scuole medie e il sì alle superiori condizionato dal consenso dei genitori, ora la Lega dà il via libera alle lezioni anche alle medie, ma sempre subordinate al consenso dei genitori. Una giravolta dettata probabilmente dalla freddezza degli alleati ma ancor di più dall’opposizione che stava montando tra gli insegnanti. La proposta leghista in ogni caso non è la vera soluzione che sarebbe necessaria, perché in ogni caso tutto dipenderà dal sì dei genitori. Valeria Valente, ex presidente della commissione femminicidi, senatrice del Pd. L'intervista a Valeria Valente, ex presidente della commissione femminicidi e senatrice del Pd.

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    1) Al via la Cop30. A Belem, il presidente Lula ha aperto i negoziati sul clima. Parallelamente, è iniziato anche il controvertice dei popoli, che porta al centro le voci dei movimenti e delle comunità indigene. (Francesco Martone, presidente dell’assemblea dei giudici del Tribunale Internazionale dei Diritti della natura) 2) Trent’anni fa veniva ucciso Ken Saro Wiwa, l’attivista e poeta nigeriano ucciso per aver protestato contro le multinazionali dell’industria petrolifera e i loro danni ambientali. Il ricordo di esteri. 3) Un presidente siriano alla casa bianca. Per la prima volta nella storia del paese, il presidente Al Sharaa visita il presidente degli stati uniti in un incontro cruciale per il futuro della Siria. (Marco Magnano) 4) La BBC nell’occhio del ciclone. I vertici dell’emittente pubblica britannica si dimettono per uno scandalo sulla manipolazione delle notizie. (Elena Siniscalco) 5) India, esplosione a New Delhi all’esterno dello storico Red Fort. Almeno 8 persone uccise. La polizia indaga sull’accaduto. (Emanuele Valenti) 6) Francia, dopo 21 giorni di carcere Nicolas Sarkozy da oggi è in libertà vigilata. Si conclude così l’epopea che l’ex presidente aveva descritto come un martirio. (Francesco Giorgini) 7) Serie Tv. Pluribus, su AppleTv la nuova creazione dell’autore di Breaking Bad (Alice Cucchetti)

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    È uscito “Vivere Le Vite degli Altri”, secondo album della band toscana Oodal che oggi è passata a trovarci a Volume. Scritto in gran parte in un casolare di montagna, l’album si muove tra elettronica e dream pop, esplorando il tema dell’identità: “Parla di perderla, ritrovarla e non capirla”, racconta la band ai microfoni di Radio Popolare, e di vivere esperienze così in simbiosi che a volte ti sembra di aver vissuto anche la vita di qualcun altro. Ascolta il MiniLive degli Oodal.

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