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La sfida sul clima, parla il presidente di Kyoto Club

La conferenza sul clima Cop21 di Parigi che comincerà a dicembre potrebbe essere un momento di svolta per la lotta ai cambiamenti climatici. In campo ci saranno Europa, Stati Uniti e Cina. Ma anche l’influenza dell’Enciclica di Papa Francesco sull’ambiente. Ormai manca poco più di un mese e i posizionamenti politici e diplomatici si susseguono. Oggi è stato il Segretario di Stato Usa John Kerry a puntualizzare in un’intervista al Financial Times: “A Parigi non ci sarà alcun accordo legalmente vincolante”. Cosa significa? E perché ha voluto ribadirlo? E ancora, e soprattutto, questo significa che si va incontro a un compromesso al ribasso?
“Non è detto”, ci ha spiegato Gianni Silvestrini, autore di “2 gradi” (edizioni Ambiente), che parteciperà ai lavori della Cop 21 come presidente della Ong Kyoto Club.

“Tutta la architettura di Parigi – dice Silvestrini – è stata costruita con il pensiero che il Congresso americano a maggioranza Repubblicana non avrebbe approvato impegni legalmente vincolanti. E quindi con la definizione da parte degli stati membri della Conferenza di propri obiettivi, lasciando che si definissero delle modalità di verifica quinquennali nel corso della Conferenza stessa.

Ma il fatto che non sarà un accordo legalmente vincolante, lo renderà più debole?“Non è detto. Anzi io sono convinto che rispetto agli impegni finora indicati si andrà anche oltre. E’ la prima volta che la Cina accetta di prendere impegni verificabili, con dei target sulle emissioni. E non è detto che nel corso dell’attuazione dell’accordo non si possa passare a impegni ancora più stringenti e rigorosi”

Chi dovrà controllare il rispetto dei target?“Questa è una delle cose che saranno discusse a Parigi ed è uno dei temi più delicati. Alcuni Stati ritengono che si tratti di ingerenze negli affari nazionali da parte di terzi. Ma d’altra parte è ben chiaro che su questi temi non si può scherzare. La Cina ad esempio sta compiendo un grosso lavoro statistico per definire con precisione le proprie emissioni. E proprio al settimana scorsa ha fatto una revisione che innalza le proprie emissioni. Ci aspettiamo sempre più trasparenza.

L’Europa come arriva a Parigi?L’Europa arriva essendo stata la prima della classe ai tempi di Kytoto. Avendo fatto molto bene negli anni successivi e lanciando programmi ambiziosi sull’efficienza e sulle rinnovabili. Ma in questo momento la leadership sul clima la darei agli Stati Uniti di Obama. E questo nonostante il limite che Obama non può usare il Congresso che è a maggioranza Repubblicana. Ha lavorato molto a livello internazionale e un anno fa esatto, era l’11 novembre 2014, l’accordo con la Cina in cui i due Paesi definirono i propri impegni per il contenimento per le emissioni.
Anche la Cina sta facendo passi da gigante. I dati del 2015 confermano che è in atto una diminuzione dei consumi di carbone.

Che peso ha papa Francesco con la sua Enciclica sull’Ambiente?

Un grande peso sia a livello istituzionale sia a livello di base. In questo momento in migliaia di parrocchie si discute della sua Enciclica sul clima. Invito tutti a leggerla perché è molto radicale sul versante climatico e riesce a unire i temi ambientali con quelli etici e quelli sociali. Sottolinea molto le disuguaglianza sociali come elemento che andrà ad accentuarsi con l’aggravarsi della sfida climatica. Sicuramente sta giocando un ruolo molto importante e tra l’altro ha coinvolto tutte le religioni, che hanno definito dei documenti di appoggio alla lotta ai cambiamenti climatici che ormai tutti ammettono essere la principale sfida dell’umanità in questo secolo.

silvestrini intervista

  • Autore articolo
    Alessandro Principe
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    L’undicesimo episodio del podcast dell’Alleanza Clima Lavoro, a cura di Massimo Alberti, è dedicato a un tema centrale del dibattito pubblico: la Legge di Bilancio, ovvero lo strumento chiave per orientare la nostra spesa pubblica. Da sempre l’Alleanza Clima Lavoro richiama la necessità di sostenere il percorso di transizione verso un’economia a zero emissioni, integrando politiche climatiche, industriali e del lavoro, e rafforzando al contempo il welfare e la qualità della vita delle persone. La manovra economico-finanziaria del Governo per il 2026 procede purtroppo in direzione opposta: è una “manovra pericolosa” che, oltre a non offrire una prospettiva di decarbonizzazione, prevede un aumento delle spese militari cui si accompagnano tagli o mancati investimenti in sanità, istruzione, ambiente e politiche industriali. Nel corso della puntata emergono tutte le criticità di una Legge di Bilancio che rinuncia a svolgere un ruolo di indirizzo strategico per il futuro del Paese. Il confronto tra l’analisi della manovra e le proposte alternative per migliorarla rilancia una domanda di fondo: quale modello di sviluppo intendiamo davvero perseguire?

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