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Un mare di plastica dall’Asia

Ogni anno vengono prodotte milioni di tonnellate di materie plastiche e una certa percentuale poi finisce in mare. Di questi rifiuti plastici che inquinano gli oceani, circa il 60 per cento arriva da soli cinque Paesi, tutti asiatici: Cina, Filippine, Thailandia, Indonesia e Vietnam.

Un recente studio della fondazione olandese Ocean Cleanup va ancora più nello specifico e si occupa dei rifiuti plastici che finiscono in mare passando dai fiumi. Ebbene, in questo caso, la percentuale cresce ancora: circa l’86 per cento della plastica trasportata dai fiumi proviene da un solo continente, l’Asia.

La ricerca pubblicata su Nature stima che ogni anno tra 1,15 e 2,41 milioni di tonnellate di rifiuti plastici passano dai fiumi, circa un quinto del totale che poi finisce nei mari. La maggior parte di questa plastica arriva da Cina, Indonesia e Myanmar. A questo si aggiunge il problema dei rifiuti plastici che finiscono nelle discariche e poi finiscono comunque negli oceani sotto forma di percolato (il liquido di scolo che si forma tra i rifiuti).

Sette fiumi che attraversano le principali città cinesi contribuiscono a circa due terzi della plastica che finisce in mare. Lo Yangtze è il fiume che trasporta più plastica al mondo, seguito dal Gange e dal fiume Xi, che poi diventa fiume delle Perle, quello che attraversa il Guangdong, cuore dell’industria nonché provincia più popolosa della Cina con oltre cento milioni di abitanti, se si considerano anche i migranti.

Anche se l’Asia genera relativamente pochi rifiuti per persona, soprattutto rispetto all’Occidente, il totale dei rifiuti plastici generato dalle sue industrie è in aumento esponenziale.

La Cina produce più prodotti plastici di Stati Uniti, Canada e Messico messi insieme, quasi il 30 per cento a livello globale. Nel 2008 ha cominciato a far pagare l’utilizzo di plastica  – per esempio i sacchetti della spesa – per combattere l’inquinamento, ma c’è un problema strutturale: il fatto che resta la “fabbrica del mondo” su cui però si è innestato il consumo del nuovo ceto medio e l’e-commerce. Così, per esempio, l’industria della consegna a domicilio sta vivendo un autentico boom e utilizza quasi sempre contenitori di plastica non riciclabile. Nel 2016, le società di delivery cinesi hanno utilizzato 12 miliardi di sacchetti di plastica.

  • Autore articolo
    Gabriele Battaglia
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    L'abbiamo scoperto con l'EP "Somewhere only we go" e oggi a Volume abbiamo avuto modo di conoscere meglio la storia di questo cantautore nigeriano, che si è poi formato musicalmente in Ghana: "Nel corso degli anni le nostre musiche si sono fuse: l'highlife ghanese, il palm-wine, il folk di Kumasi, il suono contemporaneo della chitarra. Ho potuto unire questi due mondi, mescolandoli con le radio occidentali che ascoltavo da ragazzo". Il risultato è un folk pop pieno di anima e di profondità: "Il mio obiettivo non è solo una carriera internazionale, ma costruire qualcosa in Africa. Voglio creare una struttura che funzioni per artisti come me, gente con una chitarra o un tamburo, artisti contemporanei che non hanno modo di raggiungere il loro pubblico". Ascolta l'intervista di Niccolò Vecchia a Tommy WA.

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