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“Stepchild adoption, i numeri ci sono”

Adozione piena, pre-adozione, affido rafforzato. Sono tante le ipotesi circolate negli ultimi giorni sulla legge sulle unioni civili attesa in aula al senato il 26 gennaio. Il punto critico è la stepchild adoption, l’adozione del figlio del partner, che non piace al Nuovo centrodestra di Alfano e potrebbe essere ostacolata anche da una parte del Pd. Tra chi invece la sostiene dentro il Partito democratico c’è il sottosegretario alle riforme Ivan Scalfarotto.

Cosa pensa delle ipotesi di modifica delle ultime ore?

Al momento il testo prevede la stepchild adoption. Ogni eventuale modifica deve passare attraverso emendamenti approvati dall’aula. Il termine per presentarli scade il 22 e saranno votati a scrutinio segreto, come prevede il regolamento del senato su materie come questa. Secondo me la stepchild adoption va bene così com’è contenuta nel testo, perché è già una mediazione rispetto all’adozione piena.

Su questo punto i vertici Pd dovrebbero lasciare libertà di coscienza. Cosa ne pensa?

Nel nostro partito c’è libertà di coscienza su tutto. Ci sono parlamentari democratici che hanno votato contro la riforma del lavoro e quella elettorale. Altri hanno votato contro la fiducia al governo prima di uscire dal Pd, che non è mai stato una caserma e non lo è nemmeno in questo caso.

Per lei la legge sarebbe accettabile anche senza la stepchild adoption? Qual è il punto oltre cui direbbe che il provvedimento non va bene?

Non andrebbe bene senza la stepchild adoption, ma penso che ci siano i numeri per farla passare. Guardiamo chi ha dichiarato che voterà il provvedimento: quasi tutto il Pd, quasi tutti i 5 Stelle, il gruppo di Verdini, una parte di Forza Italia, tutta Sel, il gruppo delle autonomie e quasi tutti i senatori a vita. Per andare sotto dovrebbe esserci la defezione di un intero gruppo.

Quando arriverà l’ok definitivo alla legge?

Lo scorso luglio Renzi si impegnò a portarla in aula entro fine anno. Ci arriva il 26 gennaio, con un ritardo di qualche settimana, tenuto conto che in mezzo ci sono state le vacanze di Natale. Lo stesso impegno conteneva anche quello a fare in modo che la camera votasse la legge così come uscirà dal senato. Se succederà si può andare all’approvazione in tempi molto rapidi, teoricamente anche poche settimane.

Ascolta il sottosegretario Ivan Scalfarotto

Scalfarotto su stepchild adop

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    Andrea Monti
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    Un consiglio per la pace a Gaza. Il "board" di Trump, un CdA che gestirà un business miliardario

    Si chiama “Board of Peace” e Donald Trump, il presidente degli Stati Uniti, l’ha pensato come il grande consiglio che guiderà – sulla carta - la ricostruzione di Gaza. Il disegno immaginato da Trump non prevede l'intervento degli organismi internazionali che hanno retto la sovranità del diritto per decenni. Nel futuro di Gaza – almeno per ora – non sono previste presenze come le Nazioni Unite, il Fondo Monetario Internazionale, la Banca Mondiale, l'Organizzazione Mondiale del Commercio. Il "Board of Peace" richiama molto l’idea di un consiglio di amministrazione (un “board”, appunto), che dovrà gestire un affare economico e finanziario colossale, un consiglio che avrà Trump come presidente. Il piano Trump in 20 punti, al paragrafo 9 recita: "Questo organismo (Board of Peace, ndr) definirà il quadro di riferimento e gestirà i finanziamenti per la ricostruzione di Gaza". Gestirà i soldi, proprio come un CdA che si rispetti. E le logiche finiranno per essere quelle del business e non della convivenza internazionale; dell’interesse privato e non dell’interesse pubblico; dell’autoritarismo che oscura la democrazia. Raffaele Liguori ha intervistato Fabio Armao, docente di relazioni internazionali all’università di Torino. È autore, insieme a Davide Pellegrino, di “Distopia americana. L’impatto della presidenza Trump sul sistema politico americano” (Mimesis, in uscita).

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