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Sempre aperti, con i voucher

Marcon è un paesone di 17mila abitanti a 15 chilometri da Venezia. Il Centro commerciale ValeCenter si trova lì, all’incrocio delle autostrade A27 e A4. Tanti negozi, tanti sabati pomeriggio consacrati agli acquisti o all’uscita senza troppa fantasia. Una realtà come tante altre. Il giorno di Santo Stefano e il Primo dell’anno i negozi del Centro restano chiusi. Tranne uno. L‘ipermercato Carrefour, che sarà aperto fino alle nove di sera. Con il lavoro dei “voucheristi”, i lavoratori chiamati con questa forma contrattuale, inventata per il lavoro agricolo occasionale, e diventata ormai la più diffusa fattispecie di contratto precario.

Una forma contrattuale che sta aumentando enormemente: quest’anno ne sono stati venduti quasi 115 milioni, contro i 69 dell’anno scorso. Ha il valore unitario di 10 euro lorde per ora di lavoro, comprensive di contributi Inail ed Inps; ciò che effettivamente va in tasca al lavoratore è sempre la stessa somma, indipendentemente dal fatto che presti servizio in un giorno infrasettimanale, nel festivo o di notte. E così succedono cose come quella che in questi giorni sta facendo discutere e ha fatto intervenire i sindacati. In Veneto, appunto, la multinazionale francese Carrefour terrà aperti i propri punti vendita a santo Stefano e il primo gennaio grazie a questo tipo di impiego. «Non era accaduto, a memoria, che un ipermercato fosse aperto il 1 gennaio –  ha dichiarato Massimo Zanon, presidente regionale di Confcommercio –  Credo sia ora di aprire una nuova riflessione.

Una strategia che Carrefour applica anche ad altre realtà commerciali. A Lucca, ad esempio, si sta ponendo lo stesso problema. L’azienda già da alcuni anni fa ricorso al lavoro interinale per determinati turni o mansioni. Ad esempio il turno domenicale o festivo viene coperto in parte dal personale interno che pur non avendo l’obbligo si rende disponibile, e per il resto da lavoratori in somministrazione. Adesso anche a Lucca viene introdotto anche il voucher. Come già accade a Torino, dove all’inizio di dicembre c’è stata una manifestazione dei lavoratori Carrefour incentrata proprio sull’uso sempre più spregiudicato del lavoro dei voucheristi. O, ancora in Veneto, a Portogruaro, all’interno del centro commerciale Adriatico.

I sindacati hanno proclamato una mobilitazione. “Faremo un presidio davanti ai punti vendita – spiega Emilio Viafora della Filcams Cgil – ci sembra sbagliata la sostituzione di personale utilizzando forme di precariato estremo. Ormai parte della grande distribuzione utilizza i voucher per sostituzione di manodopera. Questo conferma la necessità di abrogare questa forma contrattuale che sta soppiantando altre forme più stabili come i contratti stagionali o a tempo determinato”.

«Il governo è pronto a rideterminare dal punto di vista normativo il confine dell’uso dei voucher», ha detto il ministro del lavoro Giuliano Poletti, la settimana scorsa, nel giorno in cui  l’INPS ha comunicato i dati relativi alla vendita dei “buoni lavoro”: ad ottobre 2016 sono stati venduti 121.506.894 voucher da 10 euro (7,50 per il lavoratore e 2,50 viene versato a INPS e INAIL). Una situazione che non è nuova, anzi costituisce un aumento del 32,2% rispetto allo scorso anno. Già nel 2015 erano stati venduti 114,9 milioni di buoni (+68.9% sul 2014).

  • Autore articolo
    Alessandro Principe
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    Una casa editrice di estrema destra si iscrive alla Fiera nazionale della Piccola e Media Editoria “Più libri, Più liberi”, organizzata dall’Associazione editori italiani. Alcuni intellettuali si chiedono se sia opportuno ospitare pensieri razzisti o apologie del nazismo e come spiega la filosofa e scrittrice Donatella Di Cesare, esperta internazionale di "negazionismo" (l'ultimo suo libro per Einaudi si intitola “Tecnofascismo”): “Non discutiamo la libertà di pensiero e di pubblicazione per una casa editrice, ma l’idea della Fiera intitolata Più libri, Più Liberi a cui chiediamo se è giusto offrire questa vetrina ulteriore, così emblematica e significativa, dove verranno esposti autori e tematiche che in altri paesi europei come la Germania non sono tollerate”. “In Italia c’è una soglia molto bassa di attenzione, forse perché i temi storici non vengono approfonditi e siamo ancora nella vulgata del rigurgito del passato che ritorna o di temi folcloristici da non prendere seriamente e secondo me è un elemento critico e una mancanza di vigilanza culturale ed etica”. Ascolta l'intervista di Claudio Jampaglia e Cinzia Poli.

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    Pubblica di martedì 02/12/2025

    C’è un tesoro in Italia, ambito da sempre, ed è il tesoro delle Assicurazioni Generali. Chi comanda a Trieste, comanda su un pezzo importante del paese. Per 70 anni il tesoro delle Generali è stato controllato da Mediobanca, che una volta era il salotto del capitalismo familiare italiano e oggi è una solida banca milanese. Nell’ultimo anno, grosso modo, due capitalisti nostrani, non si sa se anche coraggiosi, Francesco Gaetano Caltagirone, insieme a Francesco Milleri, hanno portato a termine il colpo del secolo: con un’operazione di scambio di azioni – e con il concorso esterno del MPS, fino a qualche mese fa banca di stato - hanno cacciato i vecchi azionisti dagli uffici di piazzetta Cuccia a Milano (Mediobanca) e al loro posto ci hanno messo se stessi più alcuni amici. In questo modo l’immobiliarista e editore Caltagirone, insiene al socio un po’ litigioso degli eredi Luxottica, hanno preso il controllo di Mediobanca. E lo hanno fatto con l’aiuto del MPS, banca pubblica privatizzanda. Preso il controllo di Mediobanca, i “nostri” Caltagirone&Soci hanno cominciato a vedere terra, la costa triestina, la casa mitteleuropea di Generali. Ora, su tutta questa operazione – sommariamente sintetizzata – qualcosa non ha funzionato. La Procura di Milano sta indagando per il mancato rispetto di alcune importanti formalità da codice penale: il “concerto” non previsto, il rispetto del “mercato” e delle autorità di controllo. Aspettiamo fiduciosi che la giustizia faccia il suo corso, mentre la politica rivendica i suoi meriti, giusti o sbagliati che siano. Pubblica oggi ha ospitato il giornalista e saggista Vittorio Malagutti (Domani) e il senatore del Pd Antonio Misiani.

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    Mara Morini politologa dell’Università di Genova, coordinatrice dello Standing Group “Russia e spazio post-sovietico” della Società Italiana di Scienza Politica (SISP), lascia poche chance all'accettazione da parte di Putin del "piano" messo a punto in Florida e presentato oggi dall'inviato speciale Witkoff al Cremlino, mentre Gianpaolo Scarante, docente all'Università di Padova, già Ambasciatore e Capo di Gabinetto del ministero degli Esteri sottolinea come la tregua purtroppo si fissi sulla linea del fronte e poi le negoziazioni dovranno riuscire a ristabilire la sovranità dei territori, ma come anche l'aver affidato le trattative a uomini che non rispondo ai Parlamenti renda molto opaco tutto il processo. Donatella Di Cesare, filosofa e scrittrice, esperta internazionale di "negazionismo", l'ultimo suo libro per Einaudi si intitola Tecnofascismo, chiede conto alla fiera Più Libri Più Liberi promossa dall'Associazione italiana editori a Roma della presenza tra gli espositori della casa editrice di estrema dx Passaggio al Bosco. Infine Gianmarco Bachi annuncia "il corteo" di ascoltatrici, ascoltatori, lavoratori, collaboratrici e chi più ne ha più ne metta il prossimo 14 dicembre la mattina che dalla sede della radio in via Ollearo 5 si dirigerà alla Fabbrica del Vapore per la fine della maratona radiofonica di 50 ore e il via alle celebrazioni dei 50 anni di Radio Popolare.

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