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Salvini e Savona, barra ad est

Paolo Savona giura al Quirinale

Se l’Europa sarà a più velocità, l’Italia di Salvini e Di Maio dove si vuole collocare?
Questo è il nodo della politica europea del nuovo governo. Non l’uscita dall’Euro, ma qualcosa di comunque dirompente.

Il momento in Europa è cruciale: terminata la lunga serie di elezioni nazionali, si tratta di aprire la stagione di riforme avviata con la Dichiarazione di Roma del 25 marzo 2017. La vera novità di quel trattato è il via libera all’Europa a più velocità. Anche se le diverse forme di integrazione ci sono già, per la prima volta viene scritto che il futuro può essere questo. Germania Francia e Italia promotori. Andare avanti con l’integrazione su alcune materie per superare i blocchi della unanimità.

Salvini, in quei giorni disse: “L’Europa a due velocità è una truffa” e attaccò la Merkel. Ora che è al governo, cosa ha in mente? E cosa ha in mente Paolo Savona? Savona, secondo fonti a Bruxelles che abbiamo contattato, è il vero ispiratore della politica europea di Salvini. “Moavero non toccherà palla”, ci hanno detto. E in Europa il suo ministero è quello che conta di più. Sarà l’economista a partecipare, ogni mese, al Consiglio degli Affari generali. È lì che si prepara e determina la linea politica che viene poi suggellata dai capi di governo. Ma non solo.

Savona ha voluto per il suo ministero l’attribuzione di una sorta di portafoglio: le politiche di coesione, in pratica la programmazione e la gestione dei fondi europei. Altro che messo in un angolo. Altre fonti da noi contattate ci hanno riferito che, ai suoi collaboratori del ministero, Savona ha fatto riferimento, tra il serio e lo scherzoso, al famigerato “piano B” per l’uscita dall’Euro. Ma, in realtà, a Bruxelles sanno bene che non è quello l’obiettivo. Piuttosto, c’è in gioco un riposizionamento dell’Italia in Europa.

Dal tradizionale asse con Parigi e Berlino al neonato fronte sovranista che ha il suo nucleo nel “gruppo di Viesegrad”: Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia. Il primo effetto lo abbiamo visto sull’affossamento della riforma di Dublino sui rifugiati, in cui Salvini ha fatto asse con Orban. Il neo- sovranismo accomuna il blocco dei Paesi dell’Europa orientale, che guardano a Mosca, anche all’Austria.

Il governo “nero-blu” di Vienna è formato dal Partito Popolare, Övp, di Sebastian Kurz e dallo schieramento populista di estrema destra Fpö di Heinz-Christian Strache che detiene sei ministeri, tra cui Interni, Esteri e Difesa. Kurz è da sempre sostenitore della necessità di riavvicinarsi a Mosca, Strache è fautore di un accordo di cooperazione con Putin analogo a quello della Lega, che ha concluso un’intesa di collaborazione con Russia Unita, il partito di Putin.

Cosa accomuna tutti questi neo-sovranisti? Vogliono ridisegnare l’integrazione europea dall’interno, in chiave anti-federale. Vogliono formare un contro-potere che si contrapponga a Germania e Francia. E, se l’Europa sarà a più velocità, staccarsi dal nucleo che va avanti. Per l’Italia sarebbe un cambio strategico di prospettiva.

Paolo Savona giura al Quirinale
Foto | Quirinale
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    Alessandro Principe
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    L'abbiamo scoperto con l'EP "Somewhere only we go" e oggi a Volume abbiamo avuto modo di conoscere meglio la storia di questo cantautore nigeriano, che si è poi formato musicalmente in Ghana: "Nel corso degli anni le nostre musiche si sono fuse: l'highlife ghanese, il palm-wine, il folk di Kumasi, il suono contemporaneo della chitarra. Ho potuto unire questi due mondi, mescolandoli con le radio occidentali che ascoltavo da ragazzo". Il risultato è un folk pop pieno di anima e di profondità: "Il mio obiettivo non è solo una carriera internazionale, ma costruire qualcosa in Africa. Voglio creare una struttura che funzioni per artisti come me, gente con una chitarra o un tamburo, artisti contemporanei che non hanno modo di raggiungere il loro pubblico". Ascolta l'intervista di Niccolò Vecchia a Tommy WA.

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    Un percorso attraverso la stratificazione sociale italiana, un viaggio nell’ascensore sociale del Belpaese, spesso rotto da anni e in attesa di manutenzione, che parte dal sottoscala con l’ambizione di arrivare al roof top con l’obiettivo dichiarato di trovare scorciatoie per entrare nelle stanze del lusso più sfrenato e dell’abbienza. Ma anche uno spazio per arricchirsi culturalmente e sfondare le porte dei salotti buoni, per sdraiarci sui loro divani e mettere i piedi sul tavolo. A cura di Alessandro Diegoli e Disma Pestalozza

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    Teatro. La rivoluzione delle "piscinine" milanesi vista da due piccioni in crisi esistenziale

    Teatro. La rivoluzione delle "piscinine" milanesi vista da due piccioni in crisi esistenziale Al Teatro della Cooperativa, a Milano ha debuttato in prima nazionale "Lo sciopero delle bambine", in scena Rita Pelusio e Rossana Mola di PEM Habitat Teatrali, compagnia che porta avanti una ricerca artista che declina contenuti civili e ironia. Lo spettacolo, con la regia di Enrico Messina, racconta una storia avvenuta a Milano nel 1902, quando le “piscinine”, che in dialetto meneghino significa “piccoline”, bambine, tra i sei e i tredici anni, che lavoravano senza diritti, sfruttate e sottopagate, ebbero la forza di scioperare e, per cinque giorni, fermare l’industria della moda della città. A raccontare la vicenda delle piscinine in scena sono due piccioni, due creature che abitano le piazze, le cui parole rispecchiano lo sguardo dei contemporanei, spesso stanchi e disillusi davanti alle sfide della storia. Nella trasmissione Cult Ira Rubini ha intervistato l’attrice Rita Pelusio.

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    Il commento alla classifica di NME dei migliori album del 2025, l'intervista al musicista nigeriano Tommy Wà a cura di Niccolò Vecchia e la storia di Jesse Welles, da fenomeno social a uno dei cantautori americani più apprezzati del momento.

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