Approfondimenti

Il vertice NATO a Washington, i negoziati post-elettorali in Francia e le altre notizie della giornata

Il racconto della giornata di martedì 9 luglio 2024 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. Cosa prometterà la NATO all’Ucraina? Come si comporterà Biden, osservato dai democratici americani e dai leader europei? La strategia di logoramento di Mosca potrebbe non essere vincente. Al Cairo, è stata una giornata intensa di negoziati. Mentre il presidente Emmanuel Macron si prepara a partire per il vertice della NATO a Washington, a Parigi le trattative post-elettorali si fanno intense. Quando il Ddl sicurezza sarà legge, le donne incinte e le madri con i loro bambini piccoli potranno essere messe in cella. Gli ultimi dati OCSE confermano il calo degli stipendi reali, che pone l’Italia in coda all’Europa industrializzata.

Vertice Nato, le promesse a Kiev e l’Incognita Biden

(di Emanuele Valenti)

I piani sono due.
Cosa prometterà la NATO all’Ucraina. Come si comporterà Biden, osservato speciale dai democratici americani, ma anche dagli altri leader europei che temono un vuoto al centro dell’Alleanza Atlantica.
Oltretutto una performance di Biden in linea con le sua ultime uscite potrebbe voler dire l’ennesimo punto a favore di Trump. E i leader europei temono molto la vittoria di ques’ultimo il prossimo novembre, perché potrebbe voler dire un cambiamento radicale della politica estera degli Stati Uniti. Già abbiamo visto qualche anno fa.

Per questo alla presenza di Zelensky, già arrivato a Washington, i capi di stato e di governo della NATO proveranno a rassicurare Kiev sul loro supporto e sul loro impegno nella guerra contro la Russia.
Non ci sarà l’invito ufficiale per avviare i negoziati di adesione, ma nel documento finale dovrebbe esserci un riferimento al processo ormai irreversibile che un giorno porterà Kiev nella NATO.
Questo dovrebbe anche essere il senso di altre misure, come la creazione di un centro di comando in Germania per coordinare gli aiuti militari all’Ucraina e addestrare i militari di Kiev.
Un modo per istituzionalizzare gli aiuti anche per i prossimi anni, a prova quindi di una nuova presidenza Trump.
Stoltenberg avrebbe voluto un pacchetto di aiuti pluriennali ma per alcuni paesi sarebbe stato troppo.

La strategia di logoramento russa funzionerà?

(di Michele Migone)
Nei prossimi mesi i russi non riusciranno a fare significative conquiste di territorio in Ucraina. Gli esperti militari occidentali concordano. Avanzeranno in qualche punto del fronte, per qualche chilometro, ma non ci saranno sfondamenti delle difese ucraine. Le previsioni sono basate su ciò che è accaduto sul terreno negli ultimi mesi. Nel momento peggiore per l’esercito di Kiev, quando mancavano le riserve di munizioni perché gli aiuti americani erano bloccati, i russi non sono riusciti ad assestare colpi decisivi. Non lo hanno fatto a Kharkiv, dove l’avanzata è stata bloccata. Non l’hanno fatto nel Donetz, dove gli obiettivi principali non sono stati raggiunti. I generali russi hanno lanciato contro le trincee ucraine migliaia di uomini, l’esercito di Mosca ha perso decine di soldati al giorno per conquistare poche centinaia di metri di terreno. Gli ucraini hanno retto. E ora, seppur a corto di uomini, con il progressivo arrivo delle armi Usa, si sono assestati. Vladimir Putin ha teorizzato che questa strategia di logoramento possa indurre gli ucraini ad arrendersi, ma Mosca, tra morti e feriti, ogni mese deve reclutare tra i 20 e i 30mila soldati. Che, male addestrati, vengono mandati subito in prima linea. A morire. Alla lunga, nonostante la quantità di uomini che il Cremlino è in grado di arruolare, questa tattica rischia di diventare troppo pesante da sopportare anche per un paese come la Russia. I bombardamenti aerei e missilistici sono le altri armi della strategia di logoramento. Gli obiettivi sono – da una parte – le infrastrutture – e – dall’altra – terrorizzare la popolazione civile, come è successo ieri con il raid contro l’ospedale pediatrico di Kiev. Gli Ucraini sono ancora in difficoltà a bloccare questi attacchi. La loro contraerea è insufficiente. Per questo chiedono altre batterie di Patriots. Allo stato attuale, gli ucraini hanno le armi e gli uomini a sufficienza per non perdere la guerra. I russi non hanno più le armi per vincerla.

I negoziati per un cessate il fuoco in Medio Oriente

Al Cairo è stata una giornata intensa di negoziati nel tentativo di trovare un’intesa tra Israele e Hamas per un cessate il fuoco e lo scambio di ostaggi e prigionieri; i mediatori affermano che le posizioni tra le parti non sembrano essersi avvicinate di molto. Domani la delegazione egiziana sarà a Doha, in Qatar, per proseguire i colloqui.

Sulla Striscia intanto continuano i bombardamenti, che da questa mattina si sono concentrati soprattutto sulla parte centrale della Striscia: si contano almeno 29 morti tra Nuseirat e il campo profughi di Burej, tra le vittime anche 5 bambini; altri 10 morti a Khan Yunis, dove un raid ha colpito una scuola dell’Onu, che secondo Israele era utilizzata dai miliziani.

Dopo la morte, nei giorni scorsi, di altri bambini per fame, oggi all’Onu un gruppo indipendente di esperti di diritti umani ha accusato Israele di aver portato avanti una campagna mirata alla carestia, ormai presente in tutta l’enclave.
A pesare sulla grave situazione umanitaria è anche il caldo, come spiega
il funzionario dell’Unrwa Sam Rose in questo intervento diffuso sui canali social dell’agenzia Onu

Ancora nessuna intesa per il nome del futuro premier francese

Mentre il presidente Emmanuel Macron è in partenza per il vertice della Nato a Washington, a Parigi le trattative del post elezioni entrano nel vivo.
I partiti del Nuovo Fronte Popolare, coalizione che ha insieme il maggior numero di seggi in parlamento, sembrano lontani da un’intesa su un candidato premier che metta tutti d’accordo.

Oggi anche il segretario del Partito socialista francese, Olivier Faure, si è proposto come primo ministro, mentre, secondo la tv Bfm, un gruppo di dissidenti de La France Insoumise di Jean-Luc Mélenchon avrebbe proposto agli ecologisti e ai comunisti di formare un nuovo gruppo parlamentare.

E mentre a sinistra si tratta, a destra nuova tegola per il Rassemblement National: la leader del partito Marine le Pen è indagata per finanziamento illecito nella sua campagna elettorale per le presidenziali del 2022.
L’inchiesta è stata aperta il 2 luglio, ma la notizia si è diffusa solo oggi, dopo i ballottaggi di domenica scorsa. Fra le ipotesi di reato, appropriazione indebita nell’esercizio di funzioni pubbliche, truffa e falso.

Ddl sicurezza, le donne incinta o con figli piccoli potranno andare in carcere

Nessun emendamento al Ddl sicurezza è passato: e tra quelli bocciati c’era anche il tentativo di re-inserire l’obbligo di rinviare la pena per le donne incinte e con figli piccoli. Ci hanno provato le opposizioni: ma Lega e Fratelli d’Italia hanno fatto muro. Forza Italia, invece si è astenuta.
Dunque quando il provvedimento sarà legge, le donne incinte e le madri con i loro bambini piccoli potranno essere messe in cella. La norma è stata pensata e utilizzata, in particolare dalla Lega, nella campagna contro le donne rom che farebbero molti figli per evitare il carcere.

Lia Sacerdote, presidente dell’associazione Bambini senza Sbarre, che da molti anni si occupa del tema

 

L’Italia ha un problema e sono i salari bassi

(di Massimo Alberti)
Gli ultimi dati Ocse confermano il calo degli stipendi reali, che ci mettono in coda all’Europa industrializzata. I rinnovi contrattuali non bastano a recuperare la perdita del potere d’acquisto.
Non è la prima volta che l’Ocse mette in evidenza il problema dei salari italiani troppo bassi. L’ultimo dato evidenzia che siamo il Paese in cui i salari reali, cioè al netto del caro vita, hanno avuto il calo più marcato nei paesi dell’Europa industriale, terzultimi in Europa davanti solo a Repubblica Ceca e Svezia. Nel primo trimestre del 2024 i salari reali erano ancora inferiori del 6,9% rispetto a prima della pandemia, rileva l’Ocse. Ma la questione è strutturale, visto che se andiamo indietro nel tempo, agli ultimi 30 anni, l’italia resta l’unico paese con gli stipendi in calo, dalla fine della scala mobile. Questo è accaduto nonostante alcuni importanti rinnovi contrattuali. E le previsioni sono che la curva di crescita non basterà a recuperare la perdita di potere d’acquisto. Ribadire le ragioni è ormai esercizio ripetitivo: va sempre ricordato che le imprese italiane sono invece quelle con la quota profitto più alta in Europa, a ridosso del 45%, e la quota salari più bassa. La costanza del problema richiama alla struttura del mercato del lavoro creata dai governi degli ultimi 30 anni,tra deindustralizzazione a vantaggio di lavori a basso valore aggiunto, discontinuità lavorativa, part time involontario, imprese che campano di sussidi e stipendi bassi e possono permettersi produttività bassissime e innovazione nulla senza intaccare, anzi incrementando, i margini di profitto. Ma è un elemento di riflessione anche per il sindacato: non basta la concertazione, non è mai bastata. Ed è segnale evidente di perdita di potere di un sindacato confederale che ha ormai dimenticato il conflitto. Non per nulla la povertà assoluta aumenta anche tra chi lavora. Ocse critica infatti anche i sostituti del reddito di cittadinanza: troppo limitati, non proteggono i vulnerabili. I dati Inps diffusi oggi lo confermano: viene raggiunto la metà di chi era coperto dal reddito di cittadinanza, già troppo restrittivo per arrivare a tutti coloro che ne avrebbero avuto bisogno.

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    Di palo in frasca - 04-12-2025

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    Questa settimana Elijah Wald è in Italia per portare sul palco, tra Milano, Torino e Piacenza, le sue storie su Bob Dylan e il Greenwich Village di New York. Chitarrista folk blues ma anche narratore e giornalista musicale, attraverso canzoni e racconti Wald ripercorre nel suo spettacolo il cammino di Dylan e dei tanti personaggi di quel periodo irripetibile. Da Woody Guthrie a Pete Seeger, da Eric Von Schmidt a Dave Van Ronk - quest’ultimo anche protagonista del film dei fratelli Coen “A proposito di Davis” e realizzato partendo proprio dal memoir scritto da Wald. Oggi Elijah è venuto a trovarci a Radio Popolare per raccontarci la sua storia e suonarci alcuni brani tra Mississippi John Hurt, Paul Clayton e Victor Jara. Ascolta l’intervista e il MiniLive di Elijah Wald.

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    Una mostra fotografica ripercorre i 50 anni di Radio Popolare. Dal 14 dicembre a Milano

    Domenica 14 dicembre alle ore 10, presso la Sala Cisterne della Fabbrica del Vapore, a Milano, inaugura la mostra "50 e 50. La mostra. Radio Popolare 1975 - 2025", una delle prime iniziative organizzate per celebrare il 50esimo anniversario dalla fondazione di Radio Popolare. La mostra racconta i cinque decenni "di onda" attraverso venti storie realizzate dai fotografi che in questi anni sono stati vicini alla radio. Inoltre, la mostra ospiterà un’interpretazione creativa realizzata da Studio Azzurro dei video che ricostruiscono la storia di Radio Popolare. La mostra sarà allestita fino al 25 gennaio. Tiziana Ricci ce la racconta insieme a Giovanna Calvenzi, che ne è la curatrice.

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