Approfondimenti

Il raid dell’esercito israeliano a Jenin, la fine dell’idillio tra governo e industriali e le altre notizie della giornata

Il racconto della giornata di lunedì 3 luglio 2023 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. Israele ha attaccato il campo profughi di Jenin con una brigata composta da circa 2.000 soldati. È la più grande offensiva militare nell’area dai tempi della seconda intifada. Ad Assolombarda Giorgia Meloni ha giurato che i fondi del PNRR non andranno persi. Bianca Berlinguer si è dimessa dalla Rai dopo più di trent’anni di servizio. Kiev ha ammesso che la controffensiva sta procedendo molto lentamente.

Il raid dell’esercito israeliano nel campo profughi di Jenin

Israele ha lanciato una grande offensiva militare nella città di Jenin, in Cisgiordania. A partire dalla scorsa notte, l’esercito ha condotto un massiccio attacco con droni, per poi entrare via terra nella città e nel suo campo profughi con una brigata composta da circa 2.000 soldati, sostenuta da bulldozer blindati e cecchini sui tetti. Si tratta della più imponente operazione militare in quest’area da oltre 20 anni, dalla seconda intifada.
A Gerusalemme abbiamo raggiunto Ugo Tramballi, editorialista del sole24ore.


L’offensiva è ancora in corso e l’esercito israeliano si è finora rifiutato di dire quanto durerà, ma ha specificato che si protrarrà fino a quando sarà necessario.
Hamas ha già detto di essere pronto a intervenire se l’operazione militare a Jenin si protraesse e oltrepassasse i limiti.
Ad ora almeno 8 palestinesi sono stati uccisi e i feriti sono più di 50, ma secondo il ministero della salute palestinese il bilancio è destinato a crescere.
Poco fa dal team di medici senza frontiere a Jenin abbiamo ricevuto questo audio:

 

La comunità internazionale è stata silente per buona parte della giornata. Poco fa il ministero degli esteri turco ha condannato il raid israeliano, mentre la Casa Bianca ha diffuso un comunicato spiegando che sta monitorando da vicino la situazione, ma che “supporta il diritto di Israele di difendersi”.
Il ministro della difesa israeliano, infatti, ha definito l’offensiva come una grande operazione di anti terrorismo, arrivata giorni dopo l’uccisione di 4 coloni israeliani da parte di due palestinesi.
Sentiamo ancora Ugo Tramballi

 

Giorgia Meloni non convince gli industriali

(di Massimo Alberti)
Incassata la cancellazione del reddito di cittadinanza, e l’abbassamento del costo del lavoro col nuovo decreto, da qualche settimana l’idillio tra governo ed industriali sembra essersi raffreddato. Prima i giovani industriali, poi i capi di Confindustria di Puglia e Veneto, poi il monito dal centro studi di viale Astronomia, di fronte alla nuova crisi imminente, tra tassi alti e assenza di politiche industriali, hanno fatto dure le critiche soprattutto sui progetti di tagli fiscali e mancata lotta all’evasione. La platea tiepida e divisa di Assolombarda ne è stata ennesima conferma. Poco conta che Meloni si rivendichi dati di crescita occupazionale, l’Italia ha a malapena recuperato i livelli pre-covid, e le sue politiche non c’entrano nulla. La presidente del consiglio non a caso ha dovuto giurare in ogni modo di mettere a terra il PNRR, principale cruccio del mondo produttivo insieme allo scenario economico che sta per cambiare. Sullo sfondo una Confindustria divisa verso la successione di Bonomi di novembre, che proprio in Lombardia vede enormi divisioni. Da qui, ad esempio, le parole differenti sul salario minimo, da una parte la non ostilità di Bonomi e la chiusura di Spada, e appunto la diversa accoglienza di Meloni. Con un elettorato che vota a metà, e dove la parte che vota è proporzionalmente quella di reddito più alto, l’appoggio del mondo produttivo a nord pesa non poco. Tradizionalmente filo governativo, Meloni se lo è coccolata in questi mesi, dandogli tutto forse persino troppo in fretta. Meloni lo sa, non a caso nonostante gli impegni oggi è voluta correre a Milano. Ma ora, con le difficoltà presenti e previste per i prossimi mesi, la musica potrebbe cambiare.

L’addio alla Rai di Bianca Berlinguer

(di Anna Bredice)
Da un lato c’è la terra bruciata che le era stata fatta intorno e che l’ha quasi accompagnata alla porta, dall’altro la concorrenza con Piersilvio Berlusconi che non vede l’ora di far entrare a Mediaset, nelle tv che il padre ha utilizzato per anni per scagliarsi contro i comunisti, il volto simbolo della televisione di sinistra, con un cognome pesante, Bianca Berlinguer. L’amministratore delegato della Rai non ha dovuto attendere molto, dopo il comunicato di questa mattina, mellifluo nei toni ma chiaro nella sostanza nel quale diceva che Bianca Berlinguer non era nei palinsesti. L’ex direttrice del Tg3 lascia la Rai dopo oltre 30 anni e passa alle tv di Mediaset, è una questione solo di ore l’ufficialità del passaggio, avrà la stessa trasmissione e forse la stessa serata, però da un’altra parte. La trasformazione della Rai in servizio pubblico appaltato alla destra è quasi fatta, con Bianca Berlinguer sono 4 i giornalisti di primo piano che hanno lasciato la Rai, il primo è stato Fabio Fazio, poi Lucia Annunziata, poi ancora Massimo Gramellini, oltre poi ai conduttori come Flavio Insinna, malvisto dalla destra, che lascia il posto a Pino Insegno. L’amministratore delegato non si è dovuto scomodare a licenziare i giornalisti, è bastato capire che l’aria era proprio cambiata e che non sarebbe stato possibile fare le stesse cose, le pressioni forse sarebbero state troppo forti. Con Bianca Berlinguer il passaggio è concluso, ex direttrice del Tg3, espressione di un’area progressista alla Rai, e cognome simbolo della sinistra. Tra epurazioni e abbandoni volontari la virata a destra è fatta, ora c’è la battaglia di ascolti e di pubblicità, con i nuovi volti espressione di quell’egemonia culturale di destra che si è vista in un altro settore pochi giorni fa, al Maxxi di Roma diretto dal giornalista voluto dalla destra Giuli, con quel confronto volgare e triviale con il sottosegretario Sgarbi.

La lenta controffensiva dell’esercito ucraino

(di Emanuele Valenti)
Questa fase della guerra – caratterizzata dalla contro-offensiva ucraina – sarà probabilmente molto lunga. A Kiev lo avevano detto anche prima, ma nell’immaginario collettivo, soprattutto europeo, la tanto attesa e tanto anticipata contro-offensiva veniva vista come qualcosa di rapido e risolutivo. Non sarà così.
La vice-ministra della difesa, Hanna Maliar, ha fatto sapere che nell’ultima settimana sono stati riconquistati 37 chilometri quadrati di territorio.
In questo momento la pressione maggiore è intorno a Bakhmut e nel sud.
Intorno alla città di Donetsk, invece, gli stessi vertici militari ucraini ammettono una forte pressione russa.
I motivi sono diversi: per mesi i russi hanno costruito protezioni, si sono preparati a questo momento; le forze addestrate nei paesi NATO non sono ancora state utilizzate tutte, anzi una buona parte è ancora in attesa di essere impiegata; le forze armate ucraine non hanno ancora la necessaria superiorità in termini di armamenti. Lo ha detto molto chiaramente, nei giorni scorsi, il comandante delle forze armate, Valery Zaluzhny: ci manca la superiorità aerea e abbiamo bisogno costantemente di nuove munizioni di artiglieria.
Dopo mesi di tira e molla i paesi NATO hanno acconsentito al rifornimento di aerei da guerra, ma non sarà nell’immediato. Gli ucraini stanno avanzando molto lentamente, ma appunto lo stanno facendo senza la necessaria superiorità. Per questo lo stesso Zaluzhny ha detto che gli analisti militari dovrebbero valutare con attenzione e non pronunciare nemmeno la parola “lentamente”.
La guerra sarà lunga, ma proprio per la continua necessità di armi e armamenti, per Kiev e per l’Occidente sarebbe meglio che i tempi non si dilatassero troppo.

  • Autore articolo
    Redazione
ARTICOLI CORRELATITutti gli articoli
POTREBBE PIACERTI ANCHETutte le trasmissioni

Adesso in diretta

  • Ascolta la diretta

Ultimo giornale Radio

  • PlayStop

    Giornale Radio giovedì 18/09 19:30

    Le notizie. I protagonisti. Le opinioni. Le analisi. Tutto questo nelle tre edizioni principali del notiziario di Radio Popolare, al mattino, a metà giornata e alla sera.

    Giornale Radio - 18-09-2025

Ultimo giornale Radio in breve

  • PlayStop

    Gr in breve giovedì 18/09 18:31

    Edizione breve del notiziario di Radio Popolare. Le notizie. I protagonisti. Le opinioni. Le analisi.

    Giornale Radio in breve - 18-09-2025

Ultima Rassegna stampa

  • PlayStop

    Rassegna stampa di giovedì 18/09/2025

    La rassegna stampa di Popolare Network non si limita ad una carrellata sulle prime pagine dei principali quotidiani italiani: entra in profondità, scova notizie curiose, evidenzia punti di vista differenti e scopre strane analogie tra giornali che dovrebbero pensarla diversamente.

    Rassegna stampa - 18-09-2025

Ultimo Metroregione

  • PlayStop

    Metroregione di giovedì 18/09/2025 delle 07:15

    Metroregione è il notiziario regionale di Radio Popolare. Racconta le notizie che arrivano dal territorio della Lombardia, con particolare attenzione ai fatti che riguardano la politica locale, le lotte sindacali e le questioni che riguardano i nuovi cittadini. Da Milano agli altri capoluoghi di provincia lombardi, senza dimenticare i comuni più piccoli, da dove possono arrivare storie esemplificative dei cambiamenti della nostra società.

    Metroregione - 18-09-2025

Ultimi Podcasts

  • PlayStop

    Esteri di giovedì 18/09/2025

    1) “La gente non lascia Gaza City perché non sa dove andare o perché non può permetterselo”. Migliaia di persone restano nella città della striscia, mentre l’esercito continua a bombardarla. (Jacob Granger - MSF) 2) “Israele sta commettendo un genocidio, ma gli altri paesi hanno l’obbligo giuridico di fare tutto ciò che possono per impedirglielo”. In esteri la seconda puntata dell’intervista a Chris Sidoti, giudice della commissione Onu. (Valeria Schroter, Chris Sidoti - Commissione Onu d'inchiesta per i territori palestinesi) 3) La Francia ancora in piazza. Un milione di persone mobilitate dai sindacati per protestare contro la legge di bilancio di Bayrou. (Veronica Gennari) 4) La tragedia umanitaria della guerra in Sudan, e i sudanesi che resistono. Premiata in Norvegia una rete di associazioni comunitarie che lavorano per favorire l’ingresso di aiuti. (Irene Panozzo, analista politica) 5) Donald Trump alla corte britannica. La luna di miele tra Keir Starmer e il presidente Usa è soprattutto una questione di business. (Marco Colombo, giornalista) 6) World Music. Together for Palestine, il concerto organizzato da Brian Eno a Londra contro il genocidio. (Marcello Lorrai)

    Esteri - 18-09-2025

  • PlayStop

    L'Orizzonte di giovedì 18/09 18:34

    L'Orizzonte è l’appuntamento serale con la redazione di Radio Popolare. Dalle 18 alle 19 i fatti dall’Italia e dal mondo, mentre accadono. Una cronaca in movimento, tra studio, corrispondenze e territorio. Senza copioni e in presa diretta. Un orizzonte che cambia, come le notizie e chi le racconta. Conducono Luigi Ambrosio e Mattia Guastafierro.

    L’Orizzonte - 18-09-2025

  • PlayStop

    Alessio Lega ricorda Fausto Amodei: "Sublime la sua scrittura, una persona tenera e ironica"

    È morto a 91 anni Fausto Amodei, figura cruciale per la canzone popolare italiana che alla fine degli anni cinquanta aveva contribuito a fondare il Cantacronache, il primo esperimento di canzone politica “d’autore” in Italia. Tra i suoi capolavori 'Per i morti di Reggio Emilia', una delle canzoni popolari e politiche più suonate nelle piazze d’Italia. Ma "le sue canzoni sono riuscite ad andare ben oltre il suo nome” diventando parte dell’immaginario collettivo, ricorda il cantautore Alessio Lega ai microfoni di Radio Popolare. Ascolta l'intervista di Niccolò Vecchia.

    Clip - 18-09-2025

  • PlayStop

    Poveri ma belli di giovedì 18/09/2025

    Un percorso attraverso la stratificazione sociale italiana, un viaggio nell’ascensore sociale del Belpaese, spesso rotto da anni e in attesa di manutenzione, che parte dal sottoscala con l’ambizione di arrivare al roof top con l’obiettivo dichiarato di trovare scorciatoie per entrare nelle stanze del lusso più sfrenato e dell’abbienza. Ma anche uno spazio per arricchirsi culturalmente e sfondare le porte dei salotti buoni, per sdraiarci sui loro divani e mettere i piedi sul tavolo. A cura di Alessandro Diegoli e Disma Pestalozza

    Poveri ma belli - 18-09-2025

  • PlayStop

    Vieni con me di giovedì 18/09/2025

    Inizia la Milano Green Week! gli eventi e iniziative le presenta l'assessora al verde, Elena Grandi. Rachele di Magiafiori, la nostra chef vegetale ci sugegrisce poi un menù tutto...green. Marcello ed Elisa, infine, ascoltatori/educatori ci han scritto per raccontarci La Rosa dei Venti, l'associazione che da anni nel comasco, lavora per l'inclusione di persone con disturbi di personalità. Vuoi segnalare un evento, un’iniziativa o raccontare una storia? Scrivi a vieniconme@radiopopolare.it o chiama in diretta allo 02 33 001 001 Dal lunedi al venerdì, dalle 16.00 alle 17.00 Conduzione, Giulia Strippoli Redazione, Giulia Strippoli e Claudio Agostoni La sigla di Vieni con Me è "Caosmosi" di Addict Ameba

    Vieni con me - 18-09-2025

  • PlayStop

    Volume di giovedì 18/09/2025

    In compagnia di Niccolò Vecchia telefoniamo ad Alessio Lega per ricordare, nel giorno della sua scomparsa, Fausto Amodei, un vero simbolo della canzone politica d’autore italiana. Segue mini live in studio con il giovane jazzista Francesco Cavestri in vista del suo concerto al Blue Note di martedì prossimo. Nella seconda parte siamo in compagnia di Piergiorgio Pardo, nostro ospite fisso per la rubrica LGBT, con cui parliamo del film “I segreti di Brokeback Mountain” e alcuni eventi del weekend. Concludiamo con una telefonata a Marina Catucci da New York, per commentare l’improvvisa sospensione dello show di Jimmy Kimmel dalla rete Abc, a seguito di una frase “scomoda” su Charlie Kirk detta dal conduttore in trasmissione.

    Volume - 18-09-2025

  • PlayStop

    Il drammaturgo Christopher Adams vince il Premio Annoni sfidando gli stereotipi della mascolinità

    Venison è il testo teatrale che si è aggiudicato il Premio Annoni per la Drammaturgia LGBTQ+ 2025 nella sezione in lingua inglese. Il suo autore, il drammaturgo angloamericano Christopher Adams, porta sulla scena una storia d'amore queer fra due giovani uomini, le cui vicissitudini professionali finiscono per scatenare dinamiche di competizione e predominio, tipiche di una mascolinità stereotipata. Il testo li consegna a una specie di resa dei conti nel cuore di una foresta, vicino a un capanno da caccia. Lo abbiamo intervistato mentre, a Londra, era appena uscito da un corso di tip tap. L'intervista di Ira Rubini.

    Clip - 18-09-2025

  • PlayStop

    Musica leggerissima di giovedì 18/09/2025

    a cura di Davide Facchini. Per le playlist: https://www.facebook.com/groups/406723886036915

    Musica leggerissima - 18-09-2025

  • PlayStop

    Considera l’armadillo di giovedì 18/09/2025

    Ritorna la rubrica mensile con Stefania Ferroni e Riccardo Vittorietti di @Officina del Planetario di Milano sul cielo e gli animali. A cura di Cecilia Di Lieto.

    Considera l’armadillo - 18-09-2025

  • PlayStop

    Cult di giovedì 18/09/2025

    Oggi a Cult, il quotidiano culturale di Radio Popolare: Saul Beretta sui prossimi appuntamenti di La città che sale; Fondazione Feltrinelli organizza in tre quartieri di Milano e a Pavia la due giorni "L'isola che non c'è" dedicata ai giovanissimi; il drammaturgo angloamericano Christopher Adams ha vinto il Premio Annoni per la DRammaturgia LGBTQ+ 2025 per la sezione in inglese con il testo "Venison"; la rubrica di classica e lirica di Giovanni Chiodi...

    Cult - 18-09-2025

Adesso in diretta