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    Unioni civili, perchè manca il coraggio delle riforme? Intervista a Vittoria Franco e Adriano Prosperi.

    A cura di:

    Raffaele Liguori

    La discussione di questi giorni sul progetto di legge sulle Unioni civili fa capire quanto coraggio manchi al ceto politico maggioritario in Italia. Coraggio che servirebbe ad affermare e allargare la sfera dei diritti. Il progetto sulle Unioni civili rischia, infatti, di arenarsi a pochi giorni dall'inizio delle votazioni, previste per il 26 gennaio in Senato. La causa: l'opposizione dei settori più conservatori della maggioranza: Ncd e cattolici del Pd. E' un progetto, come è noto, che non prevede i matrimoni tra persone dello stesso sesso, ma dà solo la possibilità alle coppie omosessuali di dichiarare la loro unione all'ufficiale dello stato civile. Ne conseguono alcuni diritti: l'assistenza ospedaliera, la reversibilità delle pensione. Lo scontro di questi giorni è invece sulla possibilità di adottare il figlio del partner. Ora, se si guarda a questa discussione con un po' di distacco, l'Italia di oggi (il ceto politico dell'Italia di oggi) sembra più vecchio – più conservatore – di quanto non fosse quarant'anni fa. Siamo lontani dall'Italia degli anni '70, quando si approvavano leggi fondamentali per l'affermazione dei diritti civili come la legge sul divorzio, sull'interruzione volontaria di gravidanza, la riforma del diritto di famiglia, la legge Basaglia. Allora si misero le mani su questioni laceranti: l'indissolubilità del matrimonio, gli aborti clandenstini, i rapporti familiari tra coniugi, la logica della costrizione nell'affrontare la malattia e il disagio mentale. Perchè negli anni '70 si “cambiava verso” sui diritti civili e oggi, invece, sembra che si faccia un po' di fatica, per usare un eufemismo? Inizia da questo interrogativo la puntata di oggi di Memos con Vittoria Franco, studiosa di filosofia, senatrice nelle passate legislature prima dei Ds e poi del Pd; e con Adriano Prosperi, storico, professore emerito di storia moderna alla Scuola Normale Superiore di Pisa.

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