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    Memos di mar 08/06/21

    A cura di:

    Raffaele Liguori

    Il PNRR non se ne occupa, l’opinione pubblica appare distratta da altro. Perché sembrano non interessare più le concentrazioni nel settore della comunicazione e dell’informazione? Da qui parte la conversazione di oggi a Memos con Flavia Barca, consulente ufficio studi Rai, e Vincenzo Vita, giornalista, già parlamentare e sottosegretario in governi di centrosinistra, esperto di media e informazione. “Le concentrazioni editoriali di oggi – racconta Vita - sono difensive. Gli editori del mondo analogico sono terrorizzati dai nuovi oligarchi delle piattaforme digitali (Facebook, Google, Amazon, Microsoft). I vecchi editori decidono le concentrazioni al solo scopo difensivo e nella speranza che aggregandosi possano difendersi meglio. Le concentrazioni di oggi – conclude Vita - hanno un sapore un po’ diverso da quelle che abbiamo conosciute in altre epoche degli anni ruggenti”. Per Flavia Barca ci sono due temi chiave. “Il primo tema – sostiene - è il significato delle concentrazioni. Si tratta di processi figli degli sconvolgimenti economici degli ultimi anni e che rappresentano un cambiamento radicale dei paradigmi di competizione. Oggi per competere e sopravvivere sui grandi mercati della comunicazione – racconta Flavia Barca - è necessario essere grandi, BIG, e ciò significa espandersi a livello internazionale e concentrarsi a livello nazionale. C’è un secondo tema fondamentale, riguarda l’esigenza di una spazio pubblico di discussione. Governo e cittadinanza-attiva dovrebbero contrapporre a queste concentrazioni un dibattito pubblico. La mancanza di uno spazio di discussione limita i ragionamenti sugli assetti proprietari, su ciò che queste concentrazioni producono in termini di pluralismo, di trasparenza dell’informazione”.

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