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    Marchionne Beat: “confessioni di un drogato da capitale”. Intervista con Sandro Trento.

    A cura di:

    Raffaele Liguori

    Sergio Marchionne, amministratore delegato del gruppo Fiat Chrysler (FCA), ha presentato ieri un documento “visionario” sul futuro mondiale del settore dell'auto e a cui ha voluto dare un titolo cult della beat generation (ispirandosi a William Burroghs) : “Confessions of a Capital Junkie”. Cosa sostiene Marchionne, qual è la dipendenza da capitale annunciata nel titolo? E' la dipendenza, la necessità e anche lo spreco di capitale fisso che – spiega Marchionne – hanno tutte le grandi aziende automobilistiche nel mondo: uniamoci – dice nella sostanza l'ad di FCA – perchè divisi consumiamo troppo capitale fisso e bruciamo valore per gli azionisti. Unendo le piattaforme di base “avremo benefici impossibili da ignorare”. Memos ha chiesto oggi a Sandro Trento, economista dell'Università di Trento, di commentare le parole del capo azienda della Fiat Chrysler: «Marchionne con questo documento dice agli altri leader mondiali dell'auto “possiamo risparmiare corposi investimenti in ricerca e sviluppo, 5 miliardi l'anno, se noi condividiamo alcuni componenti del prodotto”. Si tratta di componenti come i sistemi di trasmissione, i freni che non sono visibili al consumatore, che non rientrano nei criteri di scelta». Quanto è rappresentativa questa visione di Marchionne nel capitalismo italiano, a quali attori sta parlando, cosa ispira questa proposta? Le parole dell'amministratore delegato Fiat sono l'occasione per raccontare nella puntata di oggi di Memos le caratteristiche del capitalismo italiano, la permanenza dei suoi vizi (i pochi investimenti, il sistema delle relazioni), il peso della crisi e le possibilità di recupero dopo i danni provocati dalla recessione di questi anni. Sandro Trento è autore di: “Il capitalismo italiano”, 2012, Il Mulino.

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