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    Austerità addio? La finanziaria 2016 di Renzi rinvia la svolta. Intervista con Guglielmo Epifani.

    A cura di:

    Raffaele Liguori

    La legge di stabilità del governo Renzi, a quasi una settimana dall'approvazione del Consiglio dei ministri, non è ancora arrivata in Parlamento. Non esiste quindi ancora un testo ufficiale a disposizione delle Camere. Lo conferma a Memos Guglielmo Epifani, deputato del Pd, presidente della Commissione attività produttive. La svolta dell'uscita dall'austerità, più volte promessa da Renzi, neanche quest'anno è arrivata con la legge di stabilità. Epifani, però, vede ugualmente dei segnali “espansivi”: «C'è un carattere espansivo – dice Epifani - perchè la legge di stabilità evita che scattino le cosiddette clausole di salvaguardia, cioè l'aumento dell'Iva e delle accise, e lo fa non attraverso tagli di spesa, ma grazie ad un aumento della flessibilità sul debito concessa dall'Europa». Cosa manca a questa manovra? «La vera critica da fare alla finanziaria – racconta Epifani - riguarda il Mezzogiorno. In questi anni la distanza tra il Sud e il resto del paese è aumentata. Il Sud si sta lentamente desertificando. Occorre dotarsi di strumenti – legati ai fondi europei – che garantiscano chi vuole fare impresa nel Mezzogiorno». Renzi aveva annunciato lo stop all'austerità, ma non è così. Perchè? «Secondo me è successo questo: attorno all'austerità si sono costruiti strumenti di controllo, una cultura, una politica, e poi ci si è resi conto che paesi che hanno particolari difficoltà (evidente è il caso della Grecia) muoiono. Quindi si sta superando nei fatti una logica di pura e rigida applicazione di quei trattati, ma senza dirlo. C'è una specie di doppia coscienza: da una parte si dice che c'è un rispetto delle regole e dall'altra non si fa così».

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    Divani&Divani licenzia 500 lavoratori e chiude due stabilimenti alla vigilia di Natale

    Natuzzi, azienda specializzata in arredamenti e proprietaria del marchio Divani&Divani, ha annunciato 497 licenziamenti e l’intenzione di chiudere due stabilimenti nel barese a poche ore dal Natale. È l’ultimo sviluppo di una crisi che però va avanti ormai da più di 15 anni. Parte della produzione è stata spostata all’estero, decine di milioni di finanziamenti pubblici ricevuti non sono bastati a salvaguardare i posti di lavoro. Il mese scorso 1800 impiegati dei cinque stabilimenti italiani di Natuzzi erano stati messi in cassa integrazione. Ascolta l'intervista a Ignazio Savino, segretario generale della Fillea Cgil Puglia.

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