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Madiba è il nuovo album di Blick Bassy

In lingua douala, la lingua dell’omonima etnia in Camerun, “madiba” significa “acqua”, e Madiba è il titolo del nuovo album di Blick Bassy, con dodici canzoni in forma di favole: l’album uscirà alla fine di maggio, pubblicato dall’etichetta franco-tedesca InFiné, ma in occasione della Giornata mondiale dell’acqua, che si è celebrata il 22 marzo scorso, è stato anticipato uno dei brani – Hola Mè – di questo disto tuto dedicato al prezioso elemento.

Non nuovo a realizzare album con un senso unitario e su temi impegnati, Blick Bassy ha pubblicato il suo primo disco nel 2009: il secondo, Hongo Calling, del 2011, esplorava i rapporti fra Africa e Brasile attraverso la geografia della schiavitù; dopo un altro album nel 2015 in cui rivisitava la vita e l’arte del bluesman Skip James, Bassy quattro anni fa ha pubblicato 1958, rievocando la figura, in Camerun occultata per decenni, di Ruben Um Nyobé, leader carismatico dell’indipendenza del Camerun, che appunto nel 1958 fu ucciso mentre stava combattendo, armi in pugno, nella guerriglia contro l’esercito francese: album molto apprezzato e che ha ricevuto diversi riconoscimenti, fra cui il Gran Premio per la World Music della Sacem, la società francese degli autori, compositori ed editori, e la proclamazione come Miglior album africano da parte della rivista specializzata in world music Songlines. Nato nel 1974 in un villaggio del Camerun sud-occidentale, Blick Bassy è cresciuto a Yaoundé, la capitale del paese; tornato a dieci anni nel villaggio di origine Bassy ha assorbito costumi e cultura tradizionali, e si è dedicato alla musica da autodidatta; negli anni novanta ha fondato un gruppo all’incrocio fra jazz, soul e cultura bantu, che ha ottenuto molto successo il Camerun, e una quindicina di anni fa ha poi inizato una carriera personale.

In questi ultimi anni Bassy, che vive in Francia, ha fra l’altro collaborato col duo elettronico britannico Disclosure; nel 2016 ha pubblicato con un importante editore francese come Gallimard il suo primo libro, Le Moabi Cinema, che ha vinto il Grand Prix Littéraire d’Afrique Noire: nel romanzo, in buona parte autobiografico, il protagonista immagina di inventare una nuova applicazione per i telefonini, che aiuti i più giovani a ritrovare le loro tradizioni. Nelle dodici favole del suo nuovo album Bassy mette in scena una serie di animali e personaggi, toccando diversi temi relativi all’acqua – la sua necessità come fonte di vita, la sua energia e la sua scarsità – nella prospettiva di immaginare un mondo nel quale si possa vivere in coerenza con il nostro ambiente. Se Madiba è intitolato con una parole in lingua douala, il lavoro però è cantato in un’altra lingua del Camerun, il bassà, che Blick Bassy aveva già impiegato nel precedente 1958. Musicalmente, con Madiba Bassy ha puntato – con un utilizzo molto misurato di altra strumentazione – a collocare la sua voce in un tessuto elettronico, cercando una dimensione di modernità “futuristica”: “ho sempre rivendicato – dice Bassy – il mio status di musicista africano, ma anche l’aspetto contemporaneo del mio approccio: voglio posizionarmi come un artista africano di avanguardia che, in ogni progetto, propone nuove idee di trattamento del suono e della melodia”.

  • Autore articolo
    Marcello Lorrai
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    A oltre un mese dall’annuncio del cessate il fuoco nella striscia di Gaza, le autorità israeliane stanno ancora commettendo il crimine di genocidio nei confronti della popolazione palestinese. Un nuovo rapporto di Amnesty International, che contiene un’analisi giuridica del genocidio in atto e testimonianze di abitanti della Striscia di Gaza e di personale medico e umanitario, evidenzia come Israele stia continuando a sottoporre deliberatamente la popolazione della Striscia a condizioni di vita volte a provocare la sua distruzione fisica, senza alcun segnale di un cambiamento nelle loro intenzioni. Martina Stefanoni ne ha parlato con Riccardo Noury, portavoce di Amnesty Italia.

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    Un percorso attraverso la stratificazione sociale italiana, un viaggio nell’ascensore sociale del Belpaese, spesso rotto da anni e in attesa di manutenzione, che parte dal sottoscala con l’ambizione di arrivare al roof top con l’obiettivo dichiarato di trovare scorciatoie per entrare nelle stanze del lusso più sfrenato e dell’abbienza. Ma anche uno spazio per arricchirsi culturalmente e sfondare le porte dei salotti buoni, per sdraiarci sui loro divani e mettere i piedi sul tavolo. A cura di Alessandro Diegoli e Disma Pestalozza

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    Stuart Murdoch: "Il mio primo romanzo non è una biografia, ma racconta la mia storia e la storia della mia malattia"

    Il leader dei Belle & Sebastian racconta "L'impero di nessuno", il suo libro d'esordio, ai microfoni di Volume. Un libro che lui stesso definisce di autofiction: "La maggior parte delle cose che accadono a Stephen, il protagonista, sono successe anche a me". 10 anni fa, Murdoch aveva scritto una canzone con il medesimo titolo: "Il romanzo tocca gli stessi temi: Stephen ha un'amica del cuore, Carrie, entrambi hanno la stessa malattia e si sostengono e ispirano a vicenda". La malattia è l'encefalomielite mialgica: "Mentre scrivevo immaginavo il mio pubblico, e il mio pubblico era il gruppo di supporto per l’encefalomielite che frequentavo negli anni Novanta. Immaginavo di scrivere per loro, e questo mi ha aiutato a trovare il tono giusto". Ascolta l'intervista di Niccolò Vecchia a Stuart Murdoch.

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