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Luca Mercalli: troppo scomodo per la Rai

La mannaia si è abbattuta anche su Scala Mercalli. La trasmissione che era in palinsesto su Rai 3 è stata cancellata. La dirigenza della rete l’ha comunicato a Luca Mercalli, uno tra i più famosi divulgatori scientifici televisivi. Come ci racconta lo stesso climatologo, non sono state date tante spiegazioni.

Ma è evidente che dietro alla decisione ci sono motivi politici. Il nuovo corso della Rai deve essere all’insegna del “nessuno disturbi il manovratore“. Lo dice lo stesso Mercalli a Radio Popolare.

“Chiedetelo a Daria Bignardi perché ci hanno chiuso. Io ho solo parlato con la dirigente che mi seguiva. Lei stessa non ha avuto troppe spiegazioni dalla direttrice della terza rete Rai”.

E quindi a cosa dobbiamo pensare?

“Ci sono tanti motivi. Io penso che i problemi ambientali oggi diano fastidio. Perché parlare di problemi ambientali in un momento di crisi economica, secondo una lettura vecchia e interessata, danneggia l’economia. Ovviamente sappiamo tutti che non è così; è una tesi destituita da ogni fondamenta, ma c’è a chi l’ambientalismo non piace. Il problema ambientale è un problema invece grave e quindi chi parla profondamente d’ambiente tocca degli interessi consolidati. E’ scomodo parlare di ambientalismo”.

E’ intervenuta qualche lobby?

“Ma non lo so… non credo. Io non ho mai parlato con Daria Bignardi. Il programma è nato l’anno scorso quando alla guida della rete c’era Andrea Vianello. Io so soltanto, perché lo vedo, lo sento, che parlare di ambientalismo procura fastidio a tanti, troppi interessi”.

Ci sono state puntate importanti: sulle trivelle, sulla No Tav…

“Tutte le puntate hanno trattato temi scomodi. Quando parli di clima, parli di emissioni e quindi di petrolio; quando parli di energia parli di petrolio; quando lo fai di cementificazione, tocchi gli interessi dell’edilizia… Insomma non c’è stata una puntata che non abbia toccato qualche aspetto scomodo”.

Quella sulle trivelle in piena stagione referendaria…siete andati direttamente contro il governo.

“Beh… sì, ma anche quando abbiamo parlato della cementificazione non siamo stati teneri. Se pensate che la legge sulla difesa del suolo stenta a passare come dovrebbe, io ho fatto vedere che più tempo passa e più i danni rischiano di essere irreversibili. Ho messo in luce l’urgenza di agire e le contraddizioni di un governo che tenta di accontentare tutti, ma che in realtà deve decidere da che parte andare tra petrolio ed energie rinnovabili”.

Ma tu pensi che ci sia stato un ordine diretto del governo per chiudere il programma oppure…?

“Ma non lo so, non mi interessa. La questione vera è che l’ambiente non interessa a nessuno. Non interessa al governo, che poi sente fastidio se qualcuno la tira fuori, non interessa ai cittadini. In fondo il programma non aveva milioni di ascoltatori, un milione sì, ma non milioni”.

Beh comunque non è poco avere un milione di telespettatori.

“Si, non è poco, ma rispetto ad altri temi che hanno più seguito, quello dell’ambiente può essere sacrificato (in quell’ottica)”.

Non ti aspettavi la chiusura?

“Direi di no, anche se sono sempre stato sul chi va là. I dirigenti che hanno voluto Scala Mercalli l’anno scorso sono stati lungimiranti, ma quando tratti questo tema sai bene che puoi dare fastidio”.

  • Autore articolo
    Michele Migone
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    14mila licenziamenti annunciati da Amazon per i colletti bianchi nelle sedi amministrative e gestionali e altrettanti in previsione a breve. Le piattaforme spremono da sempre il lavoro con la tecnologia. Ma secondo Dario Guarascio, docente di politica economica alla Università la Sapienza di Roma, nella corsa agli investimenti di intelligenza artificiale, dimostrano la loro fondamentale natura antidemocratica: “Quando una impresa acquisisce un potere economico come quello di Amazon è ovviamente un vettore diretto di diseguaglianze”. L'intervista di Cinzia Poli e Claudio Jampaglia.

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