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“L’Italia non è un Paese dove abortire”

L’Italia discrimina i medici non obiettori che praticano l’aborto. Ci sono ospedali in cui questi vengono boicottati, rendendo sostanzialmente impossibile applicare la legge 194. È quanto si legge nella sentenza del Consiglio d’Europa, a seguito di un esposto della Cgil. “La sentenza si riferisce ad un reclamo del sindacato al Comitato europeo per i diritti sociali – spiega il portavoce del Consiglio d’Europa Giuseppe Zaffuto – ha constatato all’unanimità una violazione dell’articolo 11 della carta sociale per quanto concerne i rischi considerevoli per la salute che le donne possono incontrare nell’accesso ai servizi ospedalieri a causa della mancanza di medici e di misure di compensazione non sempre garantite in maniera soddisfacente”.

Stupita il ministro della Sanità Beatrice Lorenzin, che ha risposto così alla sentenza dell’organizzazione di Strasburgo: “Mi riservo di approfondire con i miei uffici – dice – ma dalle prime cose che ho letto mi sembra si rifacciano a dati vecchi che risalgono al 2013. Il dato di oggi è diverso”. Secondo la ministra “non c’è alcuna violazione del diritto alla salute”. I dati poi sarebbero poco aggiornati: risalirebbero al 2013.

Giuseppe Zaffuto

Fatto sta che per il Consiglio d’Europa ci sono “diversi tipi di svantaggi lavorativi diretti e indiretti” per chi pratica l’aborto: “Gli svantaggi subiti dal personale che non ha fatto obiezione emergono semplicemente dal fatto che certi medici forniscono servizi di aborto nel rispetto della legge”. Sono infatti una sparuta minoranza, stando ai numeri forniti dalla deputata Pd Roberta De Agostini, secondo cui le percentuali di obiezione tra i ginecologi sono superiori all’80 per cento.

Silvana Agatone, presidente della Laiga (Libera Associazione Italiana Ginecologi per l’applicazione della Legge 194) denuncia situazioni in corsia drammatiche: “Ci sono reparti in cui c’è solo un medico non obiettore e gli altri lo boicottano e fanno mobbing. Spesso interrompono anche il mini travaglio che induce per gli aborti dopo i novanta giorni”. Il ministero della Salute risponde che gli aborti sono in diminuzione. “Solo quelli ufficiali – replica Agatone – forse crescono quelli clandestini”.

Silvia Agatone

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    L'abbiamo scoperto con l'EP "Somewhere only we go" e oggi a Volume abbiamo avuto modo di conoscere meglio la storia di questo cantautore nigeriano, che si è poi formato musicalmente in Ghana: "Nel corso degli anni le nostre musiche si sono fuse: l'highlife ghanese, il palm-wine, il folk di Kumasi, il suono contemporaneo della chitarra. Ho potuto unire questi due mondi, mescolandoli con le radio occidentali che ascoltavo da ragazzo". Il risultato è un folk pop pieno di anima e di profondità: "Il mio obiettivo non è solo una carriera internazionale, ma costruire qualcosa in Africa. Voglio creare una struttura che funzioni per artisti come me, gente con una chitarra o un tamburo, artisti contemporanei che non hanno modo di raggiungere il loro pubblico". Ascolta l'intervista di Niccolò Vecchia a Tommy WA.

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    Un percorso attraverso la stratificazione sociale italiana, un viaggio nell’ascensore sociale del Belpaese, spesso rotto da anni e in attesa di manutenzione, che parte dal sottoscala con l’ambizione di arrivare al roof top con l’obiettivo dichiarato di trovare scorciatoie per entrare nelle stanze del lusso più sfrenato e dell’abbienza. Ma anche uno spazio per arricchirsi culturalmente e sfondare le porte dei salotti buoni, per sdraiarci sui loro divani e mettere i piedi sul tavolo. A cura di Alessandro Diegoli e Disma Pestalozza

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    Teatro. La rivoluzione delle "piscinine" milanesi vista da due piccioni in crisi esistenziale Al Teatro della Cooperativa, a Milano ha debuttato in prima nazionale "Lo sciopero delle bambine", in scena Rita Pelusio e Rossana Mola di PEM Habitat Teatrali, compagnia che porta avanti una ricerca artista che declina contenuti civili e ironia. Lo spettacolo, con la regia di Enrico Messina, racconta una storia avvenuta a Milano nel 1902, quando le “piscinine”, che in dialetto meneghino significa “piccoline”, bambine, tra i sei e i tredici anni, che lavoravano senza diritti, sfruttate e sottopagate, ebbero la forza di scioperare e, per cinque giorni, fermare l’industria della moda della città. A raccontare la vicenda delle piscinine in scena sono due piccioni, due creature che abitano le piazze, le cui parole rispecchiano lo sguardo dei contemporanei, spesso stanchi e disillusi davanti alle sfide della storia. Nella trasmissione Cult Ira Rubini ha intervistato l’attrice Rita Pelusio.

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