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Libia, uccisi due ostaggi italiani

Sono morti due dei quattro italiani rapiti lo scorso luglio in Libia nella zona di Sabrata, mentre erano in viaggio verso l’impianto petrolifero di Mellitah. I quattro sono dipendenti della ditta di costruzioni Bonatti di Parma. Il ministero degli Esteri ha diffuso questo comunicato che mostra prudenza, in assenza di prove definitive per il riconoscimento dei corpi, ma anche una ragionevole certezza sull’identità delle due vittime:

“Relativamente alla diffusione di alcune immagini di vittime di sparatoria nella regione di Sabrata in Libia, apparentemente riconducibili a occidentali, la Farnesina informa che da tali immagini e tuttora in assenza della disponibilità dei corpi, potrebbe trattarsi di due dei quattro italiani dipendenti della società di costruzioni ‘Bonatti’. Precisamente di Fausto Piano e Salvatore Failla. Al riguardo la Farnesina ha già informato i familiari. Sono in corso verifiche rese difficili, come detto, dalla non disponibilità dei corpi”.

Piano e Failla, con Gino Pollicardo e Filippo Calcagno, erano stati sequestrati nella stessa zona in cui sono stati trovati i corpi delle vittime della sparatoria. Ancora non è noto chi li avesse prelevati, ma sembra che – forse in un secondo momento – fossero finiti in mano a formazioni dell’Isis. Da capire anche chi siano stati i protagonisti degli scontri in cui nelle scorse ore i due dipendenti della Bonatti sarebbero rimasti uccisi. Con ogni probabilità i miliziani dell’ Isis che li avevano in custodia hanno dovuto affrontare le milizie di Sabrata, che nelle ultime settimane ha cercato di riprendere il controllo della città.

È dunque presumibile che, in un tentativo di fuga dalla città, gli uomini del Califfo siano stati intercettati dai miliziani locali (forse nei pressi di Surman) e ne sia nata la sparatoria costata la vita ai due ostaggi.

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    A oltre un mese dall’annuncio del cessate il fuoco nella striscia di Gaza, le autorità israeliane stanno ancora commettendo il crimine di genocidio nei confronti della popolazione palestinese. Un nuovo rapporto di Amnesty International, che contiene un’analisi giuridica del genocidio in atto e testimonianze di abitanti della Striscia di Gaza e di personale medico e umanitario, evidenzia come Israele stia continuando a sottoporre deliberatamente la popolazione della Striscia a condizioni di vita volte a provocare la sua distruzione fisica, senza alcun segnale di un cambiamento nelle loro intenzioni. Martina Stefanoni ne ha parlato con Riccardo Noury, portavoce di Amnesty Italia.

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    Poveri ma belli di giovedì 27/11/2025

    Un percorso attraverso la stratificazione sociale italiana, un viaggio nell’ascensore sociale del Belpaese, spesso rotto da anni e in attesa di manutenzione, che parte dal sottoscala con l’ambizione di arrivare al roof top con l’obiettivo dichiarato di trovare scorciatoie per entrare nelle stanze del lusso più sfrenato e dell’abbienza. Ma anche uno spazio per arricchirsi culturalmente e sfondare le porte dei salotti buoni, per sdraiarci sui loro divani e mettere i piedi sul tavolo. A cura di Alessandro Diegoli e Disma Pestalozza

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    Stuart Murdoch: "Il mio primo romanzo non è una biografia, ma racconta la mia storia e la storia della mia malattia"

    Il leader dei Belle & Sebastian racconta "L'impero di nessuno", il suo libro d'esordio, ai microfoni di Volume. Un libro che lui stesso definisce di autofiction: "La maggior parte delle cose che accadono a Stephen, il protagonista, sono successe anche a me". 10 anni fa, Murdoch aveva scritto una canzone con il medesimo titolo: "Il romanzo tocca gli stessi temi: Stephen ha un'amica del cuore, Carrie, entrambi hanno la stessa malattia e si sostengono e ispirano a vicenda". La malattia è l'encefalomielite mialgica: "Mentre scrivevo immaginavo il mio pubblico, e il mio pubblico era il gruppo di supporto per l’encefalomielite che frequentavo negli anni Novanta. Immaginavo di scrivere per loro, e questo mi ha aiutato a trovare il tono giusto". Ascolta l'intervista di Niccolò Vecchia a Stuart Murdoch.

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