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“Rilanciare la soluzione dei due Stati”

“L’Europa si metta alla guida del processo di pace tra israeliani e palestinesi”.

La richiesta, l’appello ai Paesi del Vecchio Continente arriva dal grande scrittore israeliano Abraham Yehoshua: la leadership non può essere lasciata solo agli Stati Uniti. I quali, dice Yehoshua, non hanno fatto nulla per promuovere la pace, sono troppo faziosi nei confronti di Israele.

Incontriamo Abraham Yehoshua a margine della lectio magistralis che ha tenuto al Festival dei diritti umani di Milano: “Dalle donne ebree alle donne d’Israele”.

Un’occasione, anche, per parlare del presente e del futuro del Medio Oriente. A partire dalla questione demografica in Israele.

“Il tasso di natalità della popolazione araba in Israele è in leggero calo. E’ un fenomeno positivo: fanno meno figli perché si stanno lentamente modernizzando. Oggi rappresentano circa il 20% della popolazione e noi speriamo – se ci sarà la soluzione dei due Stati – che si integreranno nella nostra società. Certo, resteranno una minoranza nazionale all’interno del nostro Paese.In generale, dobbiamo dire che se si esaminano i 70 anni di esistenza di Israele – con tutti i problemi che ci sono stati con il mondo arabo, con le guerre, le occupazioni ecc… – le relazioni tra gli arabi d’Israele e la maggioranza ebraica sono state piuttosto tranquille, senza particolari violenze, nonostante tutto. Altra questione è quella dei Territori Occupati e della loro popolazione: ovviamente io non voglio che siano parte dello Stato ebraico e neanche loro lo vogliono. Il problema sono le colonie: creano una situazione in cui le due nazioni si uniscono, quindi dobbiamo trovare il prima possibile un modo per realizzare la “soluzione dei due Stati”, con una minoranza ebraica all’interno dello Stato palestinese – questo diventeranno i coloni – così come noi abbiamo una minoranza araba all’interno di Israele. Questa è la soluzione e dobbiamo realizzarla. E l’Europa deve muoversi velocemente, per imporla sia ai palestinesi sia agli israeliani” .

Perché l’Europa deve giocare questo ruolo e come lo farà?

“C’è una proposta della Francia per organizzare una sorta di conferenza internazionale riguardo alla questione palestinese. E’ molto importante, perché l’Europa deve prendere la guida. Finora è stata lasciata nelle mani degli Stati Uniti e gli Stati Uniti non hanno fatto nulla per promuovere la pace” .

L’Europa potrà fare di meglio?

“Se ci saranno altri Paesi europei che si uniranno alla Francia, che entreranno in una conferenza, in una convention internazionale, che diranno agli israeliani e ai palestinesi: questa è la soluzione, la soluzione che vogliamo e che dovete realizzare. Usando tutto il proprio potere nei confronti di Netanyahu, ma anche dei palestinesi – perché anche loro hanno delle riserve e non vogliono negoziare – per arrivarci. E non lasciando che a tenere le fila siano gli Stati Uniti, che sono completamente dalla parte di Israele” .

Lei è piuttosto critico nei confronti della politica di Israele…

“Certamente. Noi siamo a sinistra e lottiamo per la soluzione dei due Stati. Ma, vedete, quando ne parlavamo 40 anni fa nessuno voleva ascoltare. Oggi, invece, ne parla anche Netanyahu! Non so se poi ci creda davvero o no, ma quantomeno ufficialmente questa è la linea di Israele. Quindi dobbiamo fare pressione. Di questo si tratta” .

  • Autore articolo
    Flavia Mosca Goretta
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    Il 2 marzo il governo israeliano ordinava il blocco totale dell’ingresso di aiuti umanitari nella Striscia di Gaza. Oggi, esattamente due mesi dopo, il blocco è ancora in essere e da due mesi nella Striscia non entra niente: né cibo, né acqua, né medicinali, né carburante. La situazione peggiora giorno dopo giorno, le scorte sono ormai esaurite e la fame sta dilagando. In questo contesto di blocco totale, il più lungo che Gaza abbia mai sperimentato, dove morire di fame non è più solo un modo di dire, le ong e le organizzazioni umanitarie cercano di sopperire alle colpevoli mancanze dei governi. È in quest’ottica che la nave della Freedom Flotilla Coalition, si stava preparando a partire per Gaza carica di aiuti umanitari, con l’obiettivo di rompere l’assedio. Questa notte, però, la nave è stata colpita da due droni, che hanno fatto scoppiare un incendio e ne hanno ovviamente impedito la partenza. Abbiamo raggiunto a Malta Simone Zambrin, attivista di Freedom Flotilla, che si sarebbe dovuto imbarcare oggi per andare verso Gaza.

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    Il Comitato Sì Meazza presenta un esposto alla Corte dei conti contro il nuovo stadio

    Non è arrivata nessuna proposta alternativa. Quella presentata da Inter e Milan è rimasta l’unica offerta per l’acquisto dello stadio di San Siro e delle aree vicine al “Meazza”. Il Comune di Milano lo ha comunicato, alla mezzanotte del 30 aprile, alla scadenza dell’avviso pubblico per la raccolta di manifestazioni d’interesse. Un esito prevedibile, dal momento che la finestra è rimasta aperta per poche settimane. Ora proseguiranno i lavori della Conferenza dei servizi, già iniziati quando potevano arrivare anche altre proposte. Il fronte di chi si oppone ai piani dei due club e a come la giunta comunale sta gestendo la vicenda tenta ancora di interrompere il percorso avviato. Oggi il comitato Sì Meazza, dopo aver già fatto un esposto alla Procura, ha inviato alla Corte dei conti una segnalazione perché indaghi per danno erariale, chiamando in causa il Comune. Luigi Corbani del comitato Sì Meazza spiega perché ha depositato questa segnalazione.

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    1) Gaza senza cibo da due mesi. Il blocco israeliano agli aiuti continua indisturbato mentre la fame dilaga tra la popolazione. Nella notte colpita con droni la nave della Freedom Flotilla, che voleva portare aiuti nella striscia. (Sami Abu Omar, Simone Zambrin - Freedom Flotilla) 2) Guerra in Ucraina. Secondo le Nazioni Unite la situazione lungo il fronte è peggiorata da quando sono iniziati i negoziati per il cessate il fuoco. In esteri la testimonianza da Sumy. 3) Germania, i servizi segreti classificano Afd come partito estremista. I leader del partito rispondono: azione politica, ci difenderemo. (Alessandro Ricci) 4) L’effetto Trump sulle elezioni nel pacifico. Domani Australia e Singapore al voto. In entrambi i casi i dazi americani hanno ribaltato i sondaggi. (Lorenzo Lamperti) 5) Mondialità. La partita sul clima si gioca tra Usa e Cina. (Alfredo Somoza)

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