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Incendio, la cronaca del nostro inviato

Pernille ha 23 anni e vive al decimo piano del palazzo di via Cogne 20: l’incendio scoppia proprio nell’appartamento accanto al suo. Quando sente le urla e apre la porta di casa, l’atrio è già saturo e denso di fumo: prende la sorella, due asciugamani da mettersi sul volto per respirare, e scappa nel buio. Mezzogiorno è passato da poco: in pochi minuti gli abitanti del palazzo stanno già correndo nel cortile per salvarsi dalle fiamme, mentre la polizia locale blocca la strada, e arrivano almeno una decina di ambulanze e i vigli del fuoco evacuano l’intero edificio. Molti dell’incendio non si sono nemmeno accorti, soprattutto ai piani più bassi. Sono stati i soccorritori ad avvertirli ed a farli uscire di casa. Chi abita ai piani più alti, invece, è corso fuori non appena visto il fumo. I primi feriti escono sulle loro gambe, saranno una decina in tutto gli intossicati, mentre i vigli del fuoco ancora usano le scale per salvare una persona da un balcone.

E’ passata un’ora dall’inizio dell’incendio, ma quando tutto sembra calmarsi, all’improvviso torna la concitazione: i paramedici corrono con una barella, caricano un corpo, fanno il massaggio cardiaco. Accanto una donna sconvolta: “E’ il figlio di una mia amica marocchina, si chiama Haitam, ha 13 anni, non respira più”, mi dice tra le lacrime mentre l’ambulanza corre verso l’ospedale. Altri ragazzini accanto urlano e piangono: “Sì sì, è il nostro amico, dicono”. Haitam era un ragazzo disabile, non è riuscito ad uscire e quando è stato portato fuori era già in arresto cardiaco. E’ ricoverato al vicino ospedale Sacco in condizioni disperate.

Spente le fiamme, per tutto il pomeriggio sono continuati i sopralluoghi alla ricerca di eventuali dispersi e per verificare l’agibilità.

Il palazzo risale agli anni ’90, è una casa popolare di 13 piani, di proprietà comunale e gestita da MM. Vi abitano circa 60 famiglie, fotografia della Milano multietnica: italiani, eritrei, nordafricani, filippini, come Pernille, ragazze e  ragazzi della generazione “ius soli”, nati e cresciuti in Italia da genitori stranieri. E’ un palazzo in buono stato, e l’attivazione immediata dell’allarme antincendio forse ha evitato il peggio.

Per ora si possono solo fare ipotesi sull’origine dell’incendio. I testimoni raccontano che le fiamme sono state precedute da una piccola esplosione, forse originata da una caldaia privata. “Ma non è ancora possibile parlare delle cause, gli accertamenti sono in corso e dureranno giorni”, spiega l’assessore alla Casa del Comune di Milano Gabriele Rabaiotti. Delle 60 famiglie residenti, la trentina che abita fino al quinto piano potrà rientrare già in serata. Per le altre, il comune provvederà a una sistemazione in alberghi e appartamenti. A tanti di loro, la sistemazione alternativa toccherà per lungo tempo.

Ascolta la testimonianza di Pernille raccolta da Massimo Alberti

testimonianza milano 15.30 incendio Maggioni

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    Massimo Alberti
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